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Jarmusch emoziona la Croisette con il magnifico «Paterson»

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Festival di Cannes

Jarmusch emoziona la Croisette con il magnifico «Paterson»

Il regista di “Paterson”, Jim Jarmusch (da sinistra), con i protagonisti, Golshifteh Farahani e Adam Driver (AP Photo)
Il regista di “Paterson”, Jim Jarmusch (da sinistra), con i protagonisti, Golshifteh Farahani e Adam Driver (AP Photo)

Il Festival di Cannes ai piedi di Jim Jarmusch: sulla Croisette, tanti applausi e grandi emozioni con «Paterson», il nuovo film del grande regista americano, uno dei nomi di punta del cinema contemporaneo a stelle e strisce.
Il protagonista Adam Driver interpreta un guidatore d'autobus appassionato di poesia, che vive insieme alla moglie Laura e a un bulldog di nome Marvin: ogni giornata sembra uguale alla precedente, ma sono le sottili differenze che le contraddistinguono a rendere unica la sua vita.

Dopo lo splendido «Solo gli amanti sopravvivono», presentato nel 2013, Jarmusch torna a Cannes con un'impressionante riflessione esistenziale, che tratta tematiche alte e profondamente filosofiche con una semplicità disarmante.
«Paterson» è un film poetico, in cui il montaggio segue i ritmi di un sonetto e in cui le musiche accompagnano magnificamente le immagini: la messinscena colpisce, ma altrettanto fanno una serie di dialoghi di grande spessore, mai banali e ben interpretati da un gruppo di attori in ottima forma.
Se i toni della pellicola sono spesso malinconici, da segnalare sono anche diverse sequenze divertenti e leggere, spesso con protagonista il simpatico bulldog Marvin. Anche per questa capacità straordinaria di muoversi tra i registri più svariati, a oggi quello di Jarmusch è il film più bello e importante tra quelli visti in concorso.

Sotto i riflettori della competizione principale è passato anche Jeff Nichols con «Loving».
Ambientato nella Virginia del 1958, racconta la vera storia di una coppia interrazziale, composta da Richard e Mildred Loving: i due vengono arrestati e condannati a un anno di detenzione per il semplice motivo di essersi sposati. Esiliati in un altro stato, iniziano una lotta politica per ottenere il diritto di poter stare insieme nei luoghi in cui sono cresciuti.
Dopo aver portato il fantascientifico «Midnight Special» all'ultimo Festival di Berlino, Nichols arriva a Cannes con una pellicola totalmente diversa, ispirata a un fatto di cronaca e dai contenuti più impegnati.
La confezione è discreta, ma sono troppi i momenti eccessivamente retorici e alla ricerca della lacrima facile, soprattutto con l'approssimarsi della conclusione.
Anche il ritmo funziona a fasi alterne, così come gli attori in scena. Più che per il Festival di Cannes, per soggetto e messa in scena sembra un film pensato per gli Oscar, e chissà che non possa rientrare tra i candidati del prossimo anno.
Infine, da segnalare in concorso anche «American Honey» di Andrea Arnold.
Protagonista è Star, un'adolescente americana che conduce una vita poco regolare. Un giorno si imbatte in un gruppo di ragazzi che vivono insieme e girano per gli Stati Uniti vendendo abbonamenti di riviste porta a porta: convinta da un membro del gruppo, si unirà a loro.
Ha uno stile personale e riconoscibile Andrea Arnold, tramite l'utilizzo frequente della camera a mano, di un montaggio frenetico e di una colonna sonora quasi onnipresente nelle azioni dei personaggi.
Se l'apparato visivo convince, i limiti stanno in un copione ridondante e in una durata del tutto ingiustificata (quasi tre ore).
Indubbiamente fresco e sincero, ma anche troppo debole nella sua costruzione narrativa e vittima di una parte conclusiva eccessivamente banale.

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