Cultura

La sorpresa del giorno è «Fiore» di Claudio Giovannesi

  • Abbonati
  • Accedi
Festival di cannes

La sorpresa del giorno è «Fiore» di Claudio Giovannesi

Da sinistra il regista Claudio Giovannesi con gli attori Daphne Bonori, Josciua Algeri e Valerio Mastandrea . Foto Ap
Da sinistra il regista Claudio Giovannesi con gli attori Daphne Bonori, Josciua Algeri e Valerio Mastandrea . Foto Ap


Il cinema italiano è ancora protagonista sulla Croisette: dopo «Fai bei sogni» di Marco Bellocchio e «La pazza gioia» di Paolo Virzì, all'interno della Quinzaine des Réalisateurs è stato presentato «Fiore» di Claudio Giovannesi, ultimo dei film italiani inseriti in cartellone.
Ambientato in un carcere minorile, ha per protagonista Daphne, una giovane detenuta che s'innamora di un coetaneo: in prigione, però, l'amore è vietato e la loro relazione vive solo di sguardi da una cella all'altra, brevi conversazioni attraverso le sbarre e lettere clandestine.

Come in «Alì ha gli occhi azzurri», Giovannesi si concentra sul delicato mondo degli adolescenti, focalizzando la propria attenzione sulla necessità dei contatti umani e del dare un senso alla propria esistenza anche all'interno di uno spazio claustrofobico come quello del carcere.
Senza furbizia o bassi mezzucci retorici, il regista italiano riesce a coinvolgere e firmare un lungometraggio spontaneo, credibile e capace di far riflettere.
Non manca qualche passaggio a vuoto nella costruzione drammaturgica, ma complessivamente è un'operazione riuscita, dotata di una messinscena coraggiosa e di un gruppo di attori perfettamente in parte.

In concorso, invece, è stato presentato «Personal Shopper» di Olivier Assayas con Kristen Stewart.
L'attrice interpreta Maureen, una ragazza che per lavoro cura il guardaroba di una celebrità. Detesta la sua occupazione e attende un segno dallo spirito del fratello, morto qualche mese prima.
Frettolosamente fischiato al termine della prima proiezione stampa, «Personal Shopper» è un film complesso e stratificato, che si muove a metà tra il thriller e l'horror, riflettendo sull'immateriale e sulla necessità per ogni essere umano di trovare qualcosa al di là di ciò che è tangibile.
Teso e ricco di suspense e suggestioni importanti nella prima parte, si sgonfia un po' in prossimità della conclusione, a causa di alcuni momenti eccessivamente grossolani e di un finale non troppo centrato.
Attenzione però: etichettarlo come un filmetto superficiale e povero di idee sarebbe un grave errore di valutazione.

In competizione, da segnalare anche il ritorno di Pedro Almodóvar con «Julieta».
Al centro, una madre che, nelle prime battute, scrive una lettera alla figlia che non vede da diversi anni. Sulla pagina scritta confesserà tutti i segreti che si è portata dentro dal momento in cui si è innamorata ed è rimasta incinta di lei.
Tre anni dopo il leggero «Gli amanti passeggeri», Almodóvar torna al dramma, con un racconto al femminile dai toni nostalgici.
Inizialmente il film fatica a carburare, ma una volta ingranata la marcia giusta si entra bene in una storia che si fa sempre più emozionante col passare dei minuti.
Qualche lieve passaggio a vuoto non intacca il più che discreto risultato complessivo, a cui concorre anche la notevole performance di Adriana Ugarte (nei panni di Julieta da giovane).

© Riproduzione riservata