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Poche emozioni nell'Apocalisse degli X-Men

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CINEMA

Poche emozioni nell'Apocalisse degli X-Men

I supereroi sono ancora protagonisti sui nostri schermi: dopo il successo di «Captain America: Civil War», nelle sale italiane arriva «X-Men: Apocalisse» di Bryan Singer, nuovo capitolo della saga sui celebri mutanti con superpoteri.
Il nemico da sconfiggere, questa volta, è il temibile Apocalisse, il primo mutante della storia risvegliatosi dopo un sonno durato diversi secoli. Deciso a distruggere il mondo intero per poterlo purificare, Apocalisse recluta Magneto e altri tre cavalieri. Gli X-Men, guidati dal professor Xavier, dovranno scongiurare la catastrofe.

Regista dei primi due episodi della saga, oltre che del precedente «X-Men: Giorni di un futuro passato», Singer si muove a suo agio nell'universo dei mutanti, regala alcune sequenze degne di nota (il salvataggio di Quicksilver, in primis, nonostante si fosse già visto in precedenza) e sa come dirigere gli attori (Fassbender nei panni Magneto, la nuova Jean Grey interpretata da Sophie Turner).
Se lo spettacolo è sufficiente e i fan potranno accontentarsi, i limiti stanno in un soggetto piuttosto scontato (l'incipit ambientato nell'antico Egitto è quanto di più abusato nel cinema d'azione) e in una seconda parte ben poco emozionante.
Si poteva rischiare di più, anche perché giocando sul sicuro si finisce per non intrattenere come si dovrebbe.
Più interessante è certamente «La pazza gioia» di Paolo Virzì.
Protagoniste sono Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti, rispettivamente nei panni di una distinta signora dell'alta società e di una giovane che custodisce dentro di sé un doloroso segreto. I loro personaggi sono entrambi ospiti di Villa Biondi, una comunità terapeutica per donne con disturbi mentali, dalla quale cercheranno di scappare insieme.

“Scritto da Paolo Virzì insieme a Francesca Archibugi, «La pazza gioia» tratta con sensibilità tematiche complesse ”

 

Scritto dal regista insieme a Francesca Archibugi, «La pazza gioia» è un film che tratta con buona sensibilità una serie di tematiche tutt'altro che semplici: dalla pazzia alla solitudine, attraversando i traumi del passato.
Il film parte in quarta e funzionano tutte le sequenze ambientate nella casa di cura, ma col passare dei minuti si segnalano diverse scene di troppo: spesso poco riusciti, i personaggi di contorno tolgono spessore a un film che alterna momenti ispirati ad altri del tutto ridondanti.
Da vedere, ma con più di una riserva, nonostante l'ottima performance delle due attrici protagoniste.

Infine, una menzione anche per «Whiskey Tango Foxtrot» di Glenn Ficarra e John Requa, basato sul libro «The Taliban Shuffle: Strange Days In Afghanistan And Pakistan», scritto dalla giornalista americana Kim Barker, inviata di guerra in Afghanistan e Pakistan nel 2011. Tina Fey interpreta la protagonista e ne rappresenta una versione tragicomica: la donna, frustrata dalla proprie vicende personali e arrivata a Kabul come reporter di guerra, si troverà a comprendere “sul campo” quanto ogni giorno della vita sia prezioso, e incredibilmente incerto.

Curioso mix tra una commedia, un dramma e un film di guerra, «Whiskey Tango Foxtrot» è un film che si muove piuttosto bene tra i diversi registri, ma che fatica a far quadrare il tutto nel modo giusto.
Indubbiamente originale, è però un lungometraggio che gira spesso a vuoto e alcuni passaggi narrativi sono troppo superficiali e scritti con scarsa attenzione.

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