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Meglio Mungiu di Dolan: «Bacalaureat» scuote il Festival di Cannes

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Meglio Mungiu di Dolan: «Bacalaureat» scuote il Festival di Cannes

Il cinema rumeno è ancora protagonista sulla Croisette: dopo la buona accoglienza riservata a «Sieranevada» di Cristi Puiu, oggi in concorso è stato presentato l'ottimo «Bacalaureat» di Cristian Mungiu, tra i titoli migliori in cartellone.

Al centro c'è un medico di mezz'età, Romeo, che vive in un piccolo paese della Transilvania e ha cresciuto la figlia Eliza con l'idea che, una volta diplomata con buoni voti, si sarebbe trasferita a vivere e studiare all'estero. Il gran giorno dell'esame è arrivato ma, prima di entrare a scuola, Eliza viene aggredita da un malintenzionato: nonostante riesca a uscirne indenne, l'aggressione rischia di compromettere irrimediabilmente il suo futuro e, allo stesso tempo, i piani di suo padre.

Già vincitore della Palma d'oro nel 2007 con «4 mesi, 3 settimane, 2 giorni» e del premio per la miglior sceneggiatura nel 2012 con «Oltre le colline», Mungiu torna sulla Croisette con un potente dramma morale, che mette al centro una serie di scelte non facili e capaci di far riflettere (anche) lo spettatore: per risolvere la situazione, Romeo dovrà necessariamente andare contro a quei principi che ha insegnato a Eliza fin da quand'era piccola. L'aggressione, inoltre, si trasforma in un brusco ingresso nell'età adulta per la ragazza, diversi problemi familiari pregressi vengono alla luce ed Eliza si scopre improvvisamente priva delle certezze che aveva fino a quel momento.

Notevole tanto nella regia quanto nella sceneggiatura, «Bacalaureat», oltre all'efficace disegno complessivo, colpisce per alcune singole sequenze di grande spessore: in primis quella in cui Eliza è chiamata a riconoscere colui che l'ha aggredita. Impeccabili anche gli interpreti, a partire dall'eccellente Adrian Titeni (Rome) che rientra di diritto nella rosa dei favoriti alla Palma come miglior attore. Purtroppo, non si può dire lo stesso dell'ultimo lavoro di Xavier Dolan, «Juste la fin du monde».

Tratto da una pièce di Jean-Luc Lagarce, il film ha per protagonista Louis, uno scrittore malato terminale, che torna a casa dopo una lunga assenza per rivelare alla sua famiglia che sta morendo.
Tra i giovani talenti più importanti e cristallini del cinema contemporaneo, Dolan questa volta non è riuscito a dimostrare la sua bravura: partendo da un copione non suo, il regista canadese si è sentito in dovere di rendere la pellicola il più personale possibile, finendo per strafare col suo stile (in questo caso) eccessivamente barocco.

Qualche guizzo c'è, ma sono maggiori i momenti da dimenticare e la conclusione (sopra le righe, sia per la fotografia sia per la scelta musicale) non riesce a emozionare come dovrebbe. Bravi, però, i cinque attori in scena: Gaspard Ulliel, Nathalie Baye, Vincent Cassel, Léa Seydoux e, soprattutto, Mario Cotillard, a cui è affidato il personaggio più riuscito e importante in assoluto.

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