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Tangerines, una delle sorprese dell'anno

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Tangerines, una delle sorprese dell'anno

Un intenso film d'autore è il grande protagonista del weekend in sala: «Tangerines – Mandarini» di Zaza Urushadze arriva nei nostri cinema dopo essere stato nominato come miglior film straniero all'edizione 2015 dei premi Oscar.

Coproduzione estone-georgiana, il film è ambientato nel 1991 al culmine del conflitto tra la Georgia e la Repubblica separatista di Abcasia. Ivo, un esule estone, ha scelto di non andarsene dalla sua abitazione nonostante si trovi nel mezzo degli scontri: un giorno, due miliziani degli opposti schieramenti rimangono feriti vicino a casa sua. Ivo decide di accoglierli e prendersi cura di loro.

Regista georgiano classe 1965, il poco conosciuto Urushadze ha stupito gli appassionati di tutto il mondo con questo lungometraggio intenso e dotato di un copione di notevole spessore.

Se infatti il soggetto di partenza può apparire semplice e privo di grande respiro, è col passare dei minuti che si nota la complessità della sceneggiatura, capace di far empatizzare il pubblico con il protagonista Ivo e di lanciare una serie di forti messaggi contro l'inutilità e la stupidità della guerra.

Ben strutturati sia i dialoghi sia i personaggi, costruiti con grande attenzione da Urushadze che si è occupato da solo anche della fase di scrittura. Seppur la conclusione non sia pienamente all'altezza, al termine della visione rimane molto sui cui (ri)pensare, anche per merito degli ottimi tempi di montaggio e della suggestiva colonna sonora composta da Niaz Dasamidze.

Menzione speciale, inoltre, per l'attore estone Lembit Uflsak che, nei panni di Ivo, regala una delle performance più convincenti e importanti tra quelle viste sul grande schermo negli ultimi mesi.

Toni (e risultati) decisamente diversi sono quelli di «Alice attraverso lo specchio» di James Bobin.

Sequel di «Alice in Wonderland» di Tim Burton del 2010, il film vede nuovamente protagonista Mia Wasikowska nei panni della giovane sognatrice creata dalla penna di Lewis Carroll.

Tornata nel Paese delle Meraviglie, dovrà aiutare il suo amico Cappellaio Matto a uscire dai guai.

Già regista de «I Muppet» del 2011 e del relativo seguito, James Bobin delude le aspettative e firma un lungometraggio che è una mera copia carbone del film precedente.

Discreto sul versante estetico, «Alice attraverso lo specchio» si perde a causa di una serie infinita di ingenuità narrative, messaggi banali e di un ritmo che fatica a trovare i giri giusti.

Debole dal primo all'ultimo minuto e mai divertente come dovrebbe, il film è inoltre vittima delle pessime interpretazioni di un gruppo di attori svogliati, a partire da un Johnny Depp (il Cappellaio Matto) che lavora unicamente di maniera, puntando su una serie di smorfiette del tutto irritanti.

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