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La minaccia dei geoplanari

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Rudyard Kipling

La minaccia dei geoplanari

Come un paesino inglese del tutto sconosciuto può diventare il centro del mondo. E come quello stesso paesino, per via d’una multa per eccesso di velocità, può rimbalzare sulla stampa e nella politica con una travolgente forza distruttiva. È questo il caso di Huckley, un posticino campagnolo con la sua brava chiesa, col farmacista, il sindaco, il medico condotto e, ovviamente, col suo signorotto, un tale Sir Thomas, proprietario terriero nonché esponente Radicale alla Camera dei Comuni. A capitarci, del tutto per caso, è una combriccola di buontemponi provenienti da Londra composta da Woodhouse, di professione acquirente di giornali in cattive acque, dal gazzettiere Ollyett, da Pallant, un altro deputato ma del partito opposto a quello del signorotto, cioè Conservatore, e da un quarto ospite che funge da narratore.

Ecco apparecchiato lo scenario de Il villaggio che votò la teoria della terra piatta, uno dei più gustosi (e graffianti) racconti lunghi di Rudyard Kipling, il grande romanziere autore del Libro della giungla, scomparso nel 1936. Che sia possibile prendere una multa per aver pigiato troppo sull’acceleratore in un rettilineo assassino di 600 metri è oggi cosa assodata, quasi un luogo comune che vuole i municipi nell’esercizio della loro avidità; che lo fosse nel 1913 — tale è la data di ambientazione del racconto — con le auto a benzina rare come le mosche bianche, lo è certo molto meno. Ma ad aggravare l’incidente dobbiamo aggiungere il suono accidentale del clacson dell’auto ad opera dell’agente sanzionatore che si è appoggiato inavvertitamente al pulsante nel tentativo di sporgersi dentro il finestrino. Clacson che a quei tempi era costituito da una vera e propria tromba dell’Apocalisse, capace di far imbizzarrire nientemeno che il nostro Sir Thomas il quale, ironia della sorte, sta proprio passando accanto alla torpedo piena di “cittadini”.

Da questo banale contrattempo scaturisce un’incredibile serie di eventi, in grado di coinvolgere persino il Parlamento inglese, specie dopo che il signorotto si appellerà al Tribunale, che comminerà multe salatissime a tutti, accusati ingiustamente di resistenza a pubblico ufficiale e di “nocumento” a Sir Thomas. Eventi che sanciranno una vendetta mediatica irresistibile da parte della comitiva, basata sulla credulità della gente e sulle manipolazioni dei giornali e dello show business a danno del piccolo borgo di Huckley. Il quale dapprima viene inserito nei circuiti turistici (ne parla la famosa guida Gitomanie) con foto che mostrano il suo paesaggio agreste pieno di bestiame di Sir Thomas, in cui spiccano vacche stranamente adagiate al suolo che “potrebbero” essere affette da afta epizootica (e questo proprio quando il Parlamento sta discutendo sul diffondersi dell’infezione). In seguito, ad opera del rimbalzare di notizie “false e tendenziose” sui due fogli scandalistici londinesi (il «Bun» e il «Cake»), vediamo emergere la diabolica trama: Woodhouse, Ollyett e Pallant si inventano, usufruendo dell’organizzazione dell’amico Bat Masquerier che fa l’impresario teatrale al Trifoil, un «Congresso e banchetto annuale dei Geoplanari», da tenersi proprio a Huckley. Ma chi sono i Geoplanari? Ovvio, una potente società scientifica che sostiene che la terra è piatta.

La messa in scena è magistrale. Arrivano al villaggio, che vanta 438 anime contadine, interi pullman di congressisti (tutti arruolati fra il pubblico osannante delle vaudeville al Trifoil). Vengono approntati striscioni e manifesti, si preparano interventi di esperti, e il tutto viene “astutamente” rafforzato da due autocarri di catering contenenti un «pranzo per cinquecento coperti e da bere per diecimila persone». Tant’è che tutti sono sbronzi proprio quando viene loro chiesto di «votare che la terra è piatta». Risultato? Unanimità bulgara (a parte gli unici due astemi: il parroco e il medico locale).

A questo punto, attraverso la cassa risonante dei giornali, un simile paradosso arriva sui palcoscenici di Londra. Diventa una canzone famosa che, lanciata dalla soubrette Dal Benzaguen, viene acclamata dalle folle; e addirittura ne discende una danza druidica, scelta casualmente da un testo antico trovato in una scalcinata biblioteca, che viene ribattezzata «Gubby Dance» e che sia il «Bun» che il «Cake» rilanciano come una tipica manifestazione folcloristica del villaggio di Huckley. E alla fine tutta la nazione riderà del villaggio e del povero Sir Thomas.

Ma c’è dell’altro ancora: questa storia coinvolge ben due deputati della Camera dei Comuni: Sir Thomas (Radicale) e Pallant (Conservatore), e dunque non può che approdare al Parlamento, con effetti che è meglio non anticipare. Qui la satira di Kipling si fa più accorta. Partendo da un caso reale di multa automobilistica (inflitta al parlamentare Bonar Law, suo caro amico), lo scrittore infatti stigmatizza l’isteria popolare, se la prende coi Radicali (colpevoli di essere riformisti) e denuncia le mistificazioni della stampa dell’Evo moderno, il cui subdolo potere appare del tutto fuori controllo.

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