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Risarcire i libri

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Libri

Risarcire i libri

Un risarcimento. Lo deve la tivù ai libri. Ed è questo il senso de «Il Patto per la lettura». Nel maggio 2014, inaugurando il Salone del Libro a Torino, Dario Franceschini – ministro dei Beni Culturali – ingaggiò una polemica: «Tutte le tivù, da Rai a Mediaset e Sky, le pubbliche e le private, hanno fatto tanti danni alla lettura. Facciano trasmissioni che presentino libri, facendo pubblicità alla lettura».

Una questione giunta a buon fine, questa sollevata a suo tempo da Franceschini, se davvero avrà seguito la firma di martedì scorso tra ministero ed emittenti del piccolo schermo, non fosse altro per restituire agli italiani un nuovo maestro Manzi che insegni a leggere agli alfabeti di ritorno, e dare poi ossigeno a quella bottega dimenticata da tutti, la libreria.

Libri e tivù, a oggi, sono pronti al regolamento di conti. E la tivù è servizio pubblico. Ma è più che segnato, invece, il destino della libreria se perfino ai gate di partenza dell’aeroporto di Fiumicino, a Roma, non esiste più un posto dove comprarsi da leggere, a meno che si consideri tale la smagrita edicola con annessi non-libri.

Certo, ai check-in c’è la Feltrinelli, ma è al piano di sopra che si collezionano le attese e i ritardi, non certo nel mordi e fuggi della biglietteria. Giusto in partenza per Torino, al Salone del Libro, più di un’ora di ritardo dell’Alitalia, i viaggiatori vivono come un contrappasso non avere libri da comprare avendo abbondantemente letto prima. Il più arrabbiato è Francesco De Gregori. Come un leone in gabbia, il poeta musicista si costringe a fare vasche in lungo e in largo in cerca di pagine, parole, alfabeti e carta insomma per leggere, meglio: per respirare. Non solo la tivù, dunque. Tutti sono chiamati a dare un risarcimento al libro. E la libreria è servizio pubblico.

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