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Il resistente e l’anarchico di destra

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Il resistente e l’anarchico di destra

Faccia a faccia. Almerina (la moglie di Dino Buzzati) posa per Neri Pozza
Faccia a faccia. Almerina (la moglie di Dino Buzzati) posa per Neri Pozza

Se questo articolo lo avesse scritto Aldo Moro, avrebbe parlato di convergenze parallele; e quali, e quanto sorprendenti. Parliamo infatti di Neri Pozza e Leo Longanesi, due editori apparentemente agli antipodi, eppure accomunati da tanti percorsi simili, a partire dall’anno in cui fondano le loro case editrici, il 1946. La data è comune, ma gli uomini sono distanti, e come. Vicentino, classe 1912, animo lirico, Neri Pozza è amico di letterati e poeti che ha iniziato a pubblicare già sotto il fascismo per subentrare a un ebreo che non lo poteva più fare; durante la guerra è stato resistente, anche imprigionato, e il suo spirito è informato a un solido antifascismo. Longanesi, appena più vecchio (è del 1905), è da sempre vicino alla destra, anche quella orribile e razzista di Interlandi; ma è temperamento anarchico e ribelle, e i suoi celebri aforismi, con stoccate al veleno, non risparmiano i destrorsi. Anima instabile, fissa la sua sede a Milano, capitale dell’editoria, dove lo finanzia l’imprenditore Giovanni Monti. Destra e sinistra, regime e antifascismo, provincia e metropoli – di che immaginare due strade massimamente divergenti.

Eppure, a partire da quella fondazione, quante cose in comune. Basti guardare agli autori in catalogo di entrambi, fin dall’inizio. Considerata l’impronta fortemente letteraria, non sorprende trovare nomi primari tra gli autori di Pozza; e infatti, accanto a un monumento come Gadda, con uno dei suoi rari titolo che non passano da Garzanti, Il primo libro delle favole, ecco una delle più auliche firme del giornalismo, Dino Buzzati, con In quel preciso momento, raccolta di scritti vari «né racconto né favola, ma confessione»; quanto alle opere prime, anche in un’epoca che vede esordire autori come Calvino o Testori, poche sono rilevanti come Il ragazzo morto e le comete, di un Parise ventenne così testardo che costringe Pozza a una presa di distanza: «Dopo la prima lettura dell’opera, l’editore ha insistito presso l’autore perché tornasse pazientemente sul testo per togliere storture ed errori. L’autore ha rifiutato di farlo con ostinazione spavalda…» Longanesi non è da meno; forte anche dei suoi periodici e di libri personali che fin dal titolo riassumono la sua idiosincrasia per le anime belle e l’ipocrisia, come Ci salveranno le vecchie zie? o Il destino ha cambiato cavallo, raduna attorno a sé penne brillanti: c’è il Flaiano di Tempo di uccidere, che nel ’47 vince il primo Premio Strega, c’è tutto Montanelli, amico di una vita, e non manca un esordiente notevolissimo, Giuseppe Berto, con Il cielo è rosso: s’ode a destra uno squillo di tromba…

Messe così le basi, nell’Italia degli anni Cinquanta i due marchi vivono i tempi migliori: a Vicenza soprattutto con la poesia (nella collana con questo nome, accanto a Sbarbaro o Luzi, compare un titolo fondamentale del nostro Novecento, La bufera di Eugenio Montale), a Milano con la prosa, che si allarga anche a nomi primari del firmamento anglofilo, messi insieme con la consulenza di Henry Furst, un intellettuale americano dandy ora dimenticato, ma all’epoca molto rispettato per la sua sterminata conoscenza della letteratura internazionale. Quando, nel 1957, Longanesi muore prematuramente, sarà anche lui, sotto la guida di Monti, a portare avanti il marchio con successi come La spia che venne dal freddo, esordio di John Le Carré. E qui, altro parallelo: anche per Neri Pozza gli anni Sessanta sono quelli dell’apertura alla narrativa anglosassone. Lì la guida è un anglista dal passo certo, Agostino Lombardo, e i nomi, ancora più letterari, vanno da Melville a Whitman.

In questa curiosa storia parallela è simile anche la decadenza; per chi è nato nel dopoguerra il mondo del post Sessantotto, così diverso da quello precedente, consente pochi spazi. La regola vale certamente per la Longanesi, che, priva del carisma e della forza di Leo, perde rapidamente terreno. Lo stesso capita alla Neri Pozza, anche se il suo fondatore è presente fino all’anno della sua scomparsa, 1988, ma con proposte non più all’altezza dei primi due tumultuosi decenni. Così, alla scomparsa del fondatore, Pozza, si pensa che la casa non possa sopravvivergli, a meno che… a meno che non succeda quello che è successo alla Longanesi, che, una ventina di anni dopo la scomparsa del fondatore, ha trovato chi la vuole rilanciare: Luciano Mauri, gran patron delle Messaggerie italiane, in coppia con uno dei talenti dell’editoria nazionale, Mario Spagnol. Sotto la loro guida, a grande distanza dall’ideologia di Longanesi, il marchio milanese si riprende rapidamente, e in breve torna a essere una certezza della nostra editoria. Ci sono i best seller di Wilbur Smith e i libri di Spadolini, quelli di Julien Green o gli esordi di Marta Morazzoni. Per la ripresa di Neri Pozza, dopo la morte del fondatore, ci vorranno più o meno dieci anni; all’inizio del millennio, dopo un periodo di navigazione a vista, eccola di nuovo in sella con una nuova proprietà solida, quella di Athesis, società di Confindustria di Vicenza e Verona, e la direzione editoriale di Giuseppe Russo; il primo libro della nuova direzione è un successo da un milione di copie, La ragazza con l’orecchino di perla di Tracy Chevalier. Nel frattempo, attorno a Longanesi, passata sotto la guida di Stefano Mauri, si crea il secondo gruppo editoriale italiano, con marchi come Guanda, Garzanti, Salani e numerosi altri.

Così oggi le due case, in buona salute, possono festeggiare parallelamente i loro 70 anni. E se Neri Pozza lo fa riproponendo sette titoli storici, uno per decennio, Longanesi si rifà direttamente a Leo e pubblica Il mio Longanesi, una raccolta di scritti curata da Pietrangelo Buttafuoco. Tra le frasi del fondatore, Stefano Mauri ne sceglie una particolarmente simbolica: «II contrario di quel che penso mi seduce come un mondo favoloso». Mentre in un’intervista recente Giuseppe Russo ha affermato che «È sempre una minoranza che annuncia lo spirito del tempo». È probabile che il parallelismo possa proseguire ancora a lungo.

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