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Nuovi Organismi di Carolyn

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Arte

Nuovi Organismi di Carolyn

  • –di Gabi Scardi
Artisti & curatori. Carolyn Christov Bakargiev nella mostra «Organismi» alla Gam di Torino insieme all’artista e botanico Patrick Blanc e l’architetto Mario Cucinella
Artisti & curatori. Carolyn Christov Bakargiev nella mostra «Organismi» alla Gam di Torino insieme all’artista e botanico Patrick Blanc e l’architetto Mario Cucinella

Carolyn Christov-Bakargiev non teme la complessità; anzi. Come i suoi discorsi, che procedono disinvoltamente tra derive e salti di piano, il suo pensiero curatoriale e la sua attività hanno a che fare con le circonvoluzioni della mente e con le contraddizioni della vita, e della storia.

Alla domanda sul suo ruolo attuale di direttrice della GAM e del Castello di Rivoli, per esempio, risponde che la relazione con il Piemontese passa attraverso i ricordi familiari, dato che la madre era di Tortona, e lì è ancora presente la cappella avita. Se al Castello di Rivoli, tra il 2002 e il 2009, aveva già ricoperto il ruolo di curatrice capo e di direttrice, ora, tra i motivi di un rinnovato interesse, c’è la scommessa rappresentata dalla congiunzione delle due istituzioni, che risultano di fatto legate nella sua direzione; le fusioni le interessano sin da quando, tra il 1999 e il 2001, come Senior Curator al P.S.1 Contemporary Art Center di New York, fu coinvolta nell’unione tra il P.S.1 stesso e il MoMA. E poi c’è il fatto che Rivoli è, a suo parere, il museo che meglio al mondo sa coniugare antico e moderno, grazie al magnifico restauro dell’architetto Andrea Bruno. Mentre la GAM ha una collezione che comprende opere dell’Ottocento e Novecento. Lavorare con queste opere le consentirà di stimolare una riscrittura della storia dell’arte, che sino ad oggi è stata incentrata sulla Francia per quanto riguarda l’Ottocento e su New York per quanto riguarda il Novecento; una visione che va invece ridefinita sulla base di una maggiore attenzione all’arte italiana. A tutto ciò si aggiunge il fatto che l’edificio originale della GAM, inauguratosi nel 1959 su progetto di Carlo Bassi e Goffredo Boschetti, fu uno straordinario esempio di architettura tesa a valorizzare la luce e l’energia naturali, provenienti dall’esterno. Meno apprezzato di quanto avrebbe dovuto, l’edificio fu pesantemente rimaneggiato negli anni Novanta; ma oggi è possibile comprenderne a pieno il significato e il valore avanguardistico.

Anche la curatela, per Carolyn Christov-Bakargiev, è fatta di corsi e ricorsi; si sviluppa organicamente di mostra in mostra e prende forma in un continuo confronto con il pensiero, non solo contemporaneo, relativo a un ambito esteso, che va dall’arte alla filosofia, alla scienza, alla riflessione di carattere psicanalitico, all’indagine storica e sociale. Il tutto si concretizza in esposizioni dense basate su temi di ampia portata e impostate sulla base di passaggi teorici, associazioni e rispondenze formali, relazioni tematiche liberamente interpretate.

È il caso di Organismi. Dall’Art Nouveau di Émile Gallé alla Bioarchitettura (fino al 6 novembre 2016), la mostra che inaugura la nuova stagione espositiva. Curata insieme a Virginia Bertone, conservatrice del museo, Organismi propone una nuova visione delle relazioni tra le prospettive organicistiche del tardo Ottocento e degli inizi del Novecento e le visioni biocentriche di oggi, con le loro diverse declinazioni legate a sostenibilità, ecologia, bioarchitettura, cosmopolitica; e coniuga l’attenzione all’arte con quella per l’architettura, il design, la fotografia e il cibo, mettendo in relazione due momenti cronologicamente distanti, ma accomunati da un’analoga consapevolezza verso la natura e l’ambiente: il periodo a cavallo tra Otto e Novecento, e la contemporaneità.

Il primo momento dedicato all’Art Nouveau ha per protagonista il visionario Émile Gallé di cui sono in mostra, con un bellissimo allestimento, vasi, mobili, progetti e documenti, e materiali fotografici provenienti dall’atelier. Ci sono inoltre disegni dell’architetto liberty Raimondo d’Aronco e altri, di carattere scientifico, di Santiago Ramon y Cajal, scopritore del neurone. Il nostro tempo è rappresentato dalle opere di artisti come Pierre Huyghe, che da alcuni anni crea veri e propri ecosistemi come opere d’arte contemporanea; come Marcos Lutyens, ipnotista; come Elena Mazzi, la cui riflessione, avente come epicentro Venezia, verte intorno alle innovazioni tecnologiche e al loro impatto, nonché all’inquinamento erivato dalla crescita industriale e dal turismo di massa. L’artista propone la realizzazione di un dispositivo che, utilizzando tecniche artigianali in via di estinzione, consentirebbe di produrre energia solare.

Chi conosca Carolyn Christov-Bakargiev non è nuovo a questo tipo di mostre. Dalla 16ma Biennale di Sidney alla Documenta 13 alla XIV Biennale di Istanbul le sue mostre si sono sempre basate su uno sguardo che si muove a trecentosessanta gradi e sulla possibilità di mettere in campo connessioni tra epoche e discipline. Come a dire che tra arte, scienze, studi sull’inconscio, tra l’immaginario, il simbolico e il reale non esistono confini; e all’uomo non resta che porsi questioni, ognuna delle quali genererà rimandi, slittamenti, nuove associazioni ed ulteriori domande.

A fronte del denso moltiplicarsi di stimoli e di riferimenti messo in campo dalla mostra Organismi, al Castello di Rivoli Carolyn Christov-Bakargiev, insieme a Marcella Beccaria, ha aperto questa nuova stagione con una mostra personale di Giovanni Anselmo (Mentre la mano indica, la luce focalizza, nella gravitazione universale si interferisce, la terra si orienta, le stelle si avvicinano di una spanna in più; fino al 25 settembre 2016), che, nel 1984, fu tra i primi artisti ad esporre nel Castello di Rivoli convertito a museo; un’unica installazione, rarefatta quanto più non potrebbe essere; come a dire che, al di là delle innumerevoli traiettorie possibili, nell’arte, come nella vita, arriva il momento di sfrondare, di perseguire l’essenziale. Grazie a questa essenzialità l’uomo sembra talvolta potersi rispecchiare nell’universo intero. Altre mostre personali sono già state annunciate per i prossimi mesi a Rivoli; tra gli artisti previsti ci sono figure interessanti come Ed Atkins e Wael Shawky.

Con la sua impostazione Carolyn Christov-Bakargiev si sottrae alla logica dell’inventario, che domina tanta parte del panorama curatoriale; parla della sete di conoscenza e del desiderio di assoluto che, entrambi, tra corrispondenze, evoluzioni e rivoluzioni, spingono l’uomo in avanti; parla di cultura nel senso più ampio del termine, del sentirsi parte di un’epoca e della sua storia, e dei legami che ci uniscono al tutto, micro e macro, passato e futuro.

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