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Lasciarsi incantare con poco

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Libri

Lasciarsi incantare con poco

  • –di Roberto Carnero

Lei, Margherita, è una donna professionalmente affermata che, avendo da un po’ superato la cinquantina, si trova da alcuni anni in una situazione di aridità sentimentale. Lui è un circa coetaneo, sposato ma stanco della routine matrimoniale (indica normalmente la moglie con l’epiteto di «belva»), dal punto di vista fisico non particolarmente attraente, intellettualmente piuttosto piatto.

Eppure lei, che lo conosce da quando erano giovani ma che non l’aveva mai preso in considerazione per una possibile relazione, lusingata da un suo complimento da “incantantore di serpenti” («Da giovane ero follemente innamorato di te, Margherita, però tu non mi consideravi, manco mi guardavi. Eri molto bella, ed eri anche una vera stronza quando al bar con le tue amiche non mi degnavi nemmeno di uno sguardo»), adesso si illude che possa essere l’uomo giusto. Inizia così un rapporto fortemente sbilanciato, in cui Margherita vorrebbe costruire qualcosa di continuativo, mentre l’uomo è sempre più laconico e sfuggente. Dopo una “prima volta”, peraltro un po’ faticosa e impacciata, in una squallida camera da letto a specchi annessa a un bar, i due si vedono a singhiozzo lungo l’arco di due anni. Finché lei, aiutata da alcune amiche (tra le quali la voce narrante del romanzo) a vedere chiaramente le cose, comprende che la scala di valori dell’uomo prescelto quale compagno è la seguente: in alto, al primo posto, se stesso, al secondo posto moglie e figli («difesi a spada tratta per nascondere i propri problemi psicologici»), al terzo il lavoro, al quarto i colleghi (di cui è anche un po’ succube), al quinto il bar («ottimo rifugio, soprattutto per l’alcol che fa dimenticare»), al sesto la palestra (senza la quale non potrebbe soddisfare il proprio narcisismo), al settimo gli amici, all’ottavo le varie fondazioni («che lo rendevano importante»), al nono le uscite in campagna nei weekend, «e in fondo, al decimo posto, lei, quella della formula all inclusive ogni-tre-settimane-in-ufficio-o-dove-capita». Margherita si rende conto così che per due anni è corsa dietro a un uomo mediocre ed egoista, che ha mitizzato attribuendogli qualità che egli non possiede, soltanto in risposta a un proprio bisogno affettivo. Realizza inoltre che quell’uomo, di fatto, è per lei un autentico sconosciuto, perché la loro relazione è nata in maniera superficiale e non si è mai evoluta oltre quella superficie.

Il secondo giro di giostra è - come ci informa il risvolto di copertina del volume - «il romanzo di una giovane sessantenne che ha deciso di raccontare l’amore maturo». Maria Elena Ferro è lo pseudonimo di un’autrice che non ha rinunciato a un racconto vivace ed esplicito (talora, a dire il vero, scadendo nella trivialità), ma che non ha avuto il coraggio o l’interesse di scandagliare le ragioni più profonde sottese ai comportamenti dei personaggi (a partire dalla protagonista).

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