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Delude «The Neon Demon» di Nicolas Winding Refn

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Delude «The Neon Demon» di Nicolas Winding Refn

  • –di Andrea Chimento
The Neon Demon
The Neon Demon

Il film più discusso e controverso del Festival di Cannes 2016 arriva nelle nostre sale: «The Neon Demon» di Nicolas Winding Refn è il titolo più atteso del weekend al cinema.

Fischiato sulla Croisette, il film ha per protagonista Elle Fanning nei panni di una giovane modella che arriva a Los Angeles decisa a fare carriera. Il suo futuro sembra radioso, ma la ragazza non ha tenuto conto delle conseguenze che possono nascere dall'invidia delle colleghe.

Considerato uno dei lungometraggi scandalo dell'anno per l'eccessiva dose di violenza e per la sua curiosa struttura (anti)narrativa, «The Neon Demon» ha diviso la critica francese ma è stato ben poco apprezzato da quella italiana e internazionale.

Dopo aver dimostrato il suo grande talento con film importanti come il potente «Valhalla Rising», il solido «Drive» e l'affascinante «Solo Dio perdona», Nicolas Winding Refn firma una pellicola che vorrebbe mostrare quali ombre si nascondano dietro l'universo delle sfilate e quale potere abbia la bellezza nel mondo contemporaneo.
Dotato di un'estetica suggestiva ma troppo fine a se stessa, il film si perde presto a causa di un copione grossolano che non riesce a tirare le fila dei tanti spunti accennati nelle prime battute.
Coinvolgente solo a tratti, è un prodotto fin troppo ambizioso, incapace di far riflettere e di dare vita a un disegno d'insieme effettivamente compiuto.
Qualche sequenza isolata colpisce, ma è davvero troppo poco per convincere fino in fondo e da un regista del calibro di Nicolas Winding Refn era lecito aspettarsi molto di più.

Toni del tutto diversi sono quelli del convenzionale «L'uomo che vide l'infinito» di Matt Brown.
Si tratta di un biopic su Srinivasa Ramanujan, genio indiano della matematica, completamente autodidatta. Il giovane compirà un lungo viaggio verso Cambridge dove creerà un fortissimo legame con il suo mentore, l'eccentrico professor Hardy.
Ispirata a un libro di Robert Kanigel, la pellicola di Brown è un classico biopic poco rischioso e del tutto tradizionale, tanto nella (scontata) sceneggiatura quanto nella (timida) regia.
Chi è alla ricerca di un nuovo «A Beautiful Mind» rimarrà deluso, anche a causa degli eccessi retorici, mentre potrà essere apprezzato da chi è interessato a conoscere questa storia incredibile, senza badare troppo alla forma con cui viene raccontata.
Infine, una menzione per «Now You See Me 2», sequel del fortunato lungometraggio del 2013.
I Quattro Cavalieri, ladri e prestigiatori professionisti, sono chiamati a un colpo più ardito dei soliti, ma il canovaccio narrativo ricorda troppo da vicino quello del capostipite, le sorprese sono poche e anche il ritmo soffre più del dovuto.
Il regista John Chu non ha mai avuto mano delicata e lo conferma anche in questo insipido lungometraggio che punta solo sulle prove dei suoi attori: da Jesse Eisenberg a Mark Ruffalo, passando per Woody Harrelson, Lizzy Caplan e per un inedito Daniel Radcliffe nei panni del cattivo di turno.

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