Cultura

Grande festa per il Bloomsday

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Grande festa per il Bloomsday

  • –di Renzo S. Crivelli

James Joyce, il grande scrittore irlandese, ha trascorso undici anni della sua vita, quelli formativi, a Trieste, una città in cui «si è accasato benissimo». Arrivato nel 1904, vi rimase, con alcune parentesi a Pola, a Roma e a Zurigo durante la prima guerra mondiale, fino al 1920, quando, su consiglio del poeta americano Ezra Pound, si recò a Parigi. A Trieste Joyce ha scritto Gente di Dublino, il Ritratto dell’artista da giovane, il dramma Esuli, e ha cominciato il suo capolavoro, Ulisse (primi tre episodi e il XIII e XIV), nonché il poema in prosa Giacomo Joyce, l’unica sua opera ambientata nella capitale giuliana.

E Trieste non l’ha di certo dimenticato. Nel centenario del suo arrivo, per esempio, ha messo in scena un evento spettacolare, facendo scendere da un treno d’epoca lo scrittore con la compagna Nora e quaranta comparse in costume che si sono spostate per le vie cittadine recitando episodi di quel giorno (fu arrestato per errore). Da alcuni anni Trieste festeggia il Bloomsday — il giorno, intitolato a Leopold Bloom, protagonista dell’Ulisse, che si svolge il 16 giugno 1904 — con una serie di manifestazioni degne di gareggiare con quelle di Dublino o di altre parti del mondo.

Quest’anno i festeggiamenti dureranno quattro giorni, a partire dal 16 giugno e fino al 19. Organizzato da Comune (Museo Joyce) e Università, il programma prevede una serie di eventi letterari, musicali, pittorici, teatrali. Il tema di questa edizione sono le Sirene: protagoniste dell’XI episodio dell’Ulisse, che verranno “recitate” dalla Compagnia L’Armonia per le strade della città e “ascoltate” attraverso le onomatopee dell’Accademia del Fumetto e attraverso l’installazione sonora Mermaids Song e i complessi The Wooden Legs e il dublinese Fathers of Western Thought in concert. Conferenze di ogni tipo, tra cui «Tre millenni di Ulisse» di Piero Boitani e «James Joyce e l’Epifania» si assommano a testi teatrali, tra cui uno ispirato al diario di un allievo di Joyce, Dario De’ Tuoni, di Diana Höbel, e Egon&Jim, di chi scrive, che verrà messo in scena dal Teatro Stabile di Trieste La Contrada: un testo che fa dialogare Joyce con il pittore austriaco Schiele, che dipinse Trieste nel 1912.

Tutto questo avviene una settimana prima dell’apertura della Trieste Joyce School, giunta alla sua XX edizione. La Scuola dell’Università di Trieste accoglie fra il 26 giugno e il 2 luglio 17 speaker provenienti da varie università. In tanti anni, questa Scuola, che è stata definita da Zac Bowen, già presidente dell’International James Joyce Foundation, «il terzo polo degli studi joyciani nel mondo, dopo Dublino e Zurigo», ha portato a Trieste quasi duemila studenti dalle più disparate provenienze: dalla Cina come dal Vietnam, dal Giappone, dagli Stati Uniti, dai Paesi dell’Est. La cerimonia di apertura, alla presenza dell’ambasciatore d’Irlanda, si terrà al Teatro Verdi, con un concerto di musiche particolarmente apprezzate da Joyce e citate nelle sue opere.

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