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Ma tutto questo Alice non lo sa

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Ma tutto questo Alice non lo sa

  • –di Luigi Paini

Al di lā dello specchio chissā cosa c’č... Tanto vale andare a vedere, attraversare quella risucchiante parete riflettente, tuffarsi nel “Sottomondo” giā esplorato da Alice nell’avventura precedente. Di solito, in questi casi, gli aggettivi che immediatamente vengono alla penna sono “rutilante”, “sfavillante, “pirotecnico” e via scrivendo.

Passaggi obbligati del genere, condito da ogni sorta di effetto speciale. James Bobin (ma la produzione č sempre del nume tutelare Tim Burton) non si sottrae agli obblighi, anzi spinge ancora di pių sull’effetto ottovolante. Non c’č che dire, in quanto a fantasia sfrenata ci siamo. Ma il viaggio di Alice alla ricerca del passato resta come sospeso nel vuoto: il suo arrovellarsi per trovare la causa della depressione in cui č caduto l’amico Cappellaio Matto, i suoi incontri con tutti i personaggi strambi della passata avventura restano zoppicanti. C’č la perfezione della “macchina”, ma manca la magia dell’ispirazione.

Pių che uno sviluppo della storia, assistiamo a un accumularsi di situazioni, a un ammiccamento continuo, a una stanchezza incombente. Il meglio ce lo dā il personaggio del Tempo (Sacha Baron Cohen), mezzo umano e mezzo orologio, geloso protettore della “cronosfera” da cui dipende l’euritmia dell’intero universo. Un personaggio simpaticamente bislacco, che come il tempo reale dā e prende, regala e ruba, ci tormenta e ci delizia. Come ognuno di noi ha sognato almeno una volta, anche la protagonista vorrebbe intrufolarsi nel passato e cambiare il corso della storia. Missione impossibile anche per lei, intrepida ragazza. Ma questo Alice (ancora) non lo sa...

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