Cultura

Martha, Hillary (e Melania)

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scarpe strette

Martha, Hillary (e Melania)

  • –di Pietrangelo Buttafuoco

Nientemeno. È «il più antico, radicato, diffuso pregiudizio che la vicenda umana è stata in grado di produrre». Così scrive Paolo Ercolani in Contro le donne (Edizioni Marsilio). Una lettura, questa, che trascina tutto quel vedersela tra uomini nella messa a nudo di una verità: il più antico dei pregiudizi è quello contro il genere femminile. Manco il tempo di restarci male e resta da capire cos’è l’incrementismo pragmatico. Ne parla la filosofa Martha Nussbaum, pare sia un’intuizione cosmo-politica di Hillary Clinton e la campagna elettorale della moglie di Bill – procurando un senso di colpa immane nel maschio sessuato – procede spedita verso il compimento dell’egualitarismo femminista a-sessuato.

E però c’è «la variabile Melania» – la moglie di Donald Trump, il candidato chiamato a sfidare Hillary – a far da argine al narcisismo di genere, l’ismo evocato da cotanto pragmatismo.Come se per la prima volta nella storia una donna arrivasse al vertice delle «vicende umane». Il più antico dei pregiudizi è, infatti, quello dei moderni contro il passato. Da Cleopatra a Indira Gandhi, per arrivare all’altrieri con Margaret Thatcher o con Virginia Raggi adesso (secondo Elisabetta Grandi «la prima donna candidata dalla fondazione dell’Urbe, 753 a.C.»), la donna non è certo l’eccezione per la regola del sessismo. La storia degli Imperi di Russia e della Gran Bretagna non può prescindere dalle signore assise in trono. Il radicato diffuso pregiudizio «contro le donne» incontra “la variabile Melania”. Nussbaum dice la sua su Hillary – «vince nonostante il sessismo degli americani» – e tutti, uomini e donne, guardano l’avvenente Melania Trump, nata Knavs. Rapiti dal sex appeal dell’inorganico. A dispetto dell’incrementismo.

@PButtafuoco

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