Cultura

3/6 Gomorra/Pro 3 - L'anti-moralismo

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    crime fiction

    «Gomorra» sì, «Gomorra» no. Tre punti a favore e tre contro la seconda stagione

    Ascolti alla mano è indiscutibilmente il caso televisivo dell'annata 2015/2016. Si è chiusa ieri sera la seconda stagione di «Gomorra. La serie», coproduzione di Sky e Cattleya ispirata al bestseller di Roberto Saviano, per la firma di Stefano Sollima, ideale erede della grande tradizione italiana del cinema di genere. La sensazione è che si tratti di un buon prodotto - come già la prima stagione – che avrebbe potuto essere addirittura migliore. Mettiamo allora in fila tre cose che ci hanno convinto e tre cose che ci hanno lasciati perplessi. Nella consapevolezza che far bene si può, far meglio si deve.

    3/6 Gomorra/Pro 3 - L'anti-moralismo

    Il rischio, quando due anni fa ci si imbarcò per la prima volta nell'operazione «Gomorra. La serie», era che il Saviano televisivo prendesse il sopravvento sulla materia trattata. Il moralismo rende insopportabile una crime fiction. Per fortuna chi ha scritto la sceneggiatura delle due stagioni si è guardato bene da questo pericolo. Ciò che molti hanno rimproverato a «Gomorra» - il fatto che non esistano personaggi positivi – è in realtà il suo punto di forza.

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