Cultura

Al «Fest» della canzone d’autore

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MACERATA

Al «Fest» della canzone d’autore

  • –di Riccardo Piaggio
Macerata Fest 2016. Gianna Nannini
Macerata Fest 2016. Gianna Nannini

Nell’Italia dei campanili, a suonare con maggior vigore non sono più le grandi Cattedrali metropolitane, ma quelli piccoli e solidi di mare, collina o montagna che, tutt’attorno, trovano il giusto spazio libero per mandare echi lontani. Succede a Macerata, archetipo della provincia italiana, midwest del Paese, meno di cinquantamila anime. Più trentamila circa, ogni estate, a campeggiare in ascolto di quello che veniva definito, qualche decennio fa, un “genere minore”; in qualche misura già estinto, con la fine dei generi tout court, se non altro perché ogni canzone ha un autore. La canzone d’autore, quella italiana e quella internazionale, quella consacrata e quelle da consacrare, sono saldamente ancorate qui, dal 23 al 25 giugno, a Musicultura. Con tre postfazioni, ospitate nella rassegna satellite Lunaria a Recanati, in Piazza Leopardi; il 16 luglio con Joan Baez (5 date italiane tra il 13 e il 19 luglio per presentare l’album generazionale 75° Birthday Celebration), il 28 con Luca Barbarossa e il 4 agosto con lo scrittore Francesco Guccini grande, cinico e colto protagonista della nostra cultura popolare e di un evento di parola (a cui segue un concerto, quello dei suoi antichi Musici) che in qualche modo segna la fine di una Stagione, quella dei cantautori dell’età dell’oro, che a Macerata viene giustamente ricordata ed evocata, guardando al futuro.

Che ha il volto di giovani musicisti attrezzati e sovente colmi di nostalgie per ciò che fu. E nomi ancora misteriosi: Gianfrancesco Cataldo, Simone Cicconi, Sikitikis, Emanuele Colandrea, Francesca Romana Perrotta, Luca Tudisca, Flavio Secchi e Mimosa sono gli otto vincitori della Rassegna che, come ogni anno da ben ventisei, si sfideranno nell’arena dello Sferisterio.

Le loro, sono canzoni che mostrano la vitalità, l’ingenuità, il coraggio e quella giusta retorica di chi sa che, nonostante tutto, molto ancora può e deve essere raccontato. Il palco se lo contenderanno, dividendolo anche con ospiti come Gianna Nannini e Elena Ledda (con il progetto Dub Versus di Giacomo Casti & Arrogalla) il 23, Edoardo Bennato e James Senese (con quel gioiello straniante che è Napoli Centrale) la sera successiva e, a vincitore annunciato (il sabato 25) con Tiromancino e Simone Critichi presenti al sonoro appello insieme a Dacia Maraini, Nino Frassica e Chiara dello Iacovo, vincitrice della scorsa edizione.

Macerata è una città che suona e pulsa di idee e racconti, in questa settimana che precede la rassegna, con i momenti off della Controra, tra cui un prezioso ricordo del cantautore Gianmaria Testa, ad opera dell’attore Giuseppe Battiston (Da questa parte del mare, il 21). Infine, la presenza dell’arcinoto Fabrizio Frizzi, volto nazional-popolare e televisivo, a conduzione della rassegna, segna un valore e non una deriva mainstream, perché ad una rassegna sulla canzone d’autore, il nostro genere “minore”, vengono finalmente attribuiti i tempi e i modi di una kermesse grand public, senza nulla sradicare dalle fiere certezze indie degli esordienti. la cosa, naturalmente, non può che giovare a questa nuova generazione di cantautori, alla rassegna stessa e a Macerata.

E non dimentichiamo che siamo in estate, fa caldo e che la televisione non fa (sempre) male, quando ti racconta ma non ti definisce. Tutto il resto (quello che conta, musicalmente parlando) lo trovate in qualunque momento nella bolla dei social e delle piattaforme online. Quello che colpisce, nell’estate marchigiana del 2016, tra il sole sulle pietre antiche e l’ombra delle frasche di Macerata, città non a caso candidata a Capitale della Cultura 2018, non è solo il passaggio di almeno tre generazioni di musicisti e autori, quanto la permanenza di una nuova memoria (Leopardi si struggeva solo a pochi chilometri da qui), capace di coltivare almeno un’illusione; che a banchetto finito la cultura, almeno quella popolare, possa servire a sparecchiare la tavola, in vista di nuovi raccolti.

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