Cultura

Giallo da far svenire

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VIVARIO

Giallo da far svenire

  • –di Maurizio Maggiani

Ho appena portato la mia donna su alle ginestre. Ce l'ho portata calcolando bene i tempi, ho fatto i conti del nostromo, posizione del sole, tempo di percorrenza, angolo di incidenza, traguardo. Conti perfetti, ci siamo arrivati nell’attimo fuggente. Su al crinale della Zerbina, al viale delle ginestre. Si suda per arrivare alla Zerbina, si sale per la vigna un bel po’, e mi piace quando io e la mia donna sudiamo per arrivare da qualche parte sulla collina, c’è un’intimità nel sudore che non se ne trova da nessun’altra parte.

C’è intimità nella salita, non c’è come l’arrancare che ci tiene vicini. E lassù c’è questo viale selvatico, che è lì senza intenzione di mano umana, unicamente voluto dal caso, dalla cieca natura, eppure segue il crinale così diritto, e regale, e interiore che sembra che voglia portare a un tempio. E ci sono le ginestre alte sopra la testa, c’è il declinare del sole solstiziale tre gradi sopra l’orizzonte di Castel Raniero, c’è che in quel preciso fuggevole momento da me calcolato le ginestre si accendono di un giallo così furente da far svenire; prendi un bel respiro, è il profumo del giallo oro di papa che prende fuoco a dare alla testa.

E si va, io e lei illuminati e dorati come sacerdoti sposi, si va a sposarci ancora, alla fine del viale, dove s’inarca da un pezzo nell’ombra il precipizio del calanco della Pietra Mora. E io ti dico, mi vuoi ancora? e te che hai studiato con indubbio profitto mi baci e mi fai presente che ci credi sul serio alla social catena. Ci credo anch’io mia dorata amata.

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