Cultura

Musicisti dell’Era fascista

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Musicisti dell’Era fascista

Parlando di un libro è facile affidarsi a un giudizio sbilanciato. Dimenticando il lampeggiante frammento aristotelico (fr. 162 Valentin Rose), ho plásas efánisen, «il migliore artefice è incline a nascondersi dietro la propria opera», si può trascurare la qualità dell’arte a vantaggio di uno scrittore che imponga una protagonistica immagine di sé. In ossequio, anche inconsapevole, a un pregiudizio penitenziale, si può lasciare nell’ombra una bella e forte personalità, quasi che il lavoro di scrittura nasca dal nulla. Nel caso di cui trattiamo, hanno importanza non comune, e in pari misura, la figura intellettuale dell’autore, Alessandro Zignani, germanista, filosofo della musica e narratore dall’originale ironia, e il tema del libro, musica e musicisti negli anni del fascismo al potere. È un tema che in Italia si sarebbe dovuto affrontare subito, e invece si tardò molto a prenderlo in esame: non per timore di alcunché, crediamo, bensì a causa dell’ignoranza musicale come connotato diffuso e macroscopico dell’italiano “medio”, e anche degli italiani cui di solito si attribuisce una solida e talora “elevata” cultura. Tale ignoranza già dilagava alla fine della seconda guerra mondiale (lo notavamo in un nostro scritto in lingua tedesca, che fu uno dei primi ad avventurarsi su quel terreno), pur non dibattendosi ancora nell’odierno stato di agonia. Ci divertimmo molto quando ancora negli anni Ottanta un editorialista di uno dei massimi “autorevoli” giornaloni milanesi (quelli della “Milano che conta” !) sproloquiava con sicumera su Giovanni Gentile che con la sua riforma (!) avrebbe eliminato la musica dall’ordinamento scolastico. Sappiamo o dovremmo sapere che autore dello scempio fu, nel 1861, la classe dirigente della neonata Italia unita, e massima fu la responsabilità di Francesco De Sanctis.

Zignani, del quale abbiamo ammirato il lavoro di scrittore e di cui resta esemplare la splendida monografia su Furtwängler (la prima non ideologica!) anch’essa edita da Zecchini, ha nel sangue l’autentica democrazia laica, ed è uno fra gli uomini più veramente avversi al fascismo, all’autoritarismo, al dispotismo corruttore che tutti quelli a noi noti, ma per lui valgono le parole di Angelo Foletto nella presentazione, da citare testualmente. «Da musicista, Alessandro Zignani analizza partiture “negate”». La sua riflessione è «guidata da un rabdomantico “revisionismo progressista” che consente all’autore di censire “capolavori» maneggiando materiale incandescente senza scottarsi». Nell’era fascista, la musica forte italiana, sia strumentale che teatrale, sia europea che italianissima, diede esiti grandi e potenti e vitali, eppure decenni di cautele, di censure idiote e di pregiudizi hanno impedito a grandi compositori attivi nel Ventennio fascista di diventare parte viva del repertorio operistico e concertistico. È necessario e urgente seguire Zignani, il quale raduna allinea, elenca, e soprattutto insegna a conoscere. È urgente una nuova giustizia, nel considerare la vicenda di grandi artisti nati “sotto maligna stella”. Ancora una volta, come ai tempi del suo Furtwängler, sentiamo consonanza e gratitudine per questo autore che ha genio e respira libertà e coraggio.

Alessandro Zignani, La storia negata, presentazione di Angelo Foletto, Zecchini, Varese 2016, pagg. 196, € 25

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