Cultura

Meglio studiare senza traduzione

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greco e latino

Meglio studiare senza traduzione

Il crollo delle iscrizioni al liceo classico e la continua erosione degli studenti del liceo scientifico nello studio del latino hanno riacceso il dibattito sull’insegnamento delle lingue classiche nella scuola italiana. È meglio abbandonarlo? O, al contrario, rilanciarlo? O rinnovarlo drasticamente? L’unica tesi sulla quale sembra esservi accordo è l’inutilità di lasciare sopravvivere l’insegnamento del latino e del greco in un triste stato pre-agonico in attesa di una loro inevitabile fine.

Sulla questione sono autorevolmente intervenuti su queste colonne Luca Serianni e Paola Mastrocola, il primo (il 22 maggio scorso) auspicando la soppressione delle prove scritte di latino (e, quindi, implicitamente, lo stesso esercizio di traduzione) nel liceo scientifico e la seconda proponendo (il 29 maggio), al contrario, lo studio del latino, se non anche l’introduzione del greco, già nella scuola media.

Personalmente sono convinto dell’essenzialità della cultura classica per la comprensione del mondo moderno. Non perché, come pensavano una volta i classicisti, i pensatori latini e greci avessero raggiunto Verità definitive e risultati artistici e letterari di valore assoluto, ma semplicemente perché la cultura occidentale si è nutrita per secoli in modo essenziale di quelle culture, anche alterandone e travisandone i contenuti, ed è pertanto incomprensibile se si prescinde dalle fonti antiche. Non solo la storia della letteratura e della filosofia europee non può essere studiata, se non in modo superficiale e monco, ignorando le fonti latine e soprattutto greche, ma lo stesso è vero per il diritto, l’architettura, la scienza e il pensiero politico. Ad esempio le attuali discussioni sulla crisi della democrazia non possono prescindere dalla storia della democrazia moderna, che è iniziata con il tentativo, da parte degli artefici delle rivoluzioni americana e francese, di riproporre l’antico concetto greco di democrazia, esposto in classici a loro familiari. Spesso l’antica origine di idee presenti nel pensiero moderno è rimasta inavvertita, ma non è stata per questo meno essenziale. Solo da poco, ad esempio, è stata dimostrata la dipendenza del pensiero logico di Frege dall’antica logica stoica (da lui conosciuta soprattutto attraverso la mediazione del filologo classico, esperto di logica stoica, Rudolf Hirzel con il quale Frege divideva l’appartamento). Allo stesso modo, spesso sfugge come i grandi protagonisti della scienza moderna (non solo Galileo e Newton, ma anche Heisenberg ed Einstein) fossero stati iniziati al metodo scientifico dallo studio, diretto o indiretto, degli Elementi di Euclide e come l’abbandono dei modelli di pensiero classico, sostituiti da idee attinte al pensiero mistico orientale, stia minando dall’interno, almeno in molti dei loro esponenti, la struttura razionale della fisica contemporanea.

Sono anche convinto che sia improponibile uno studio della civiltà classica «in traduzione». La lingua è inseparabile dai contenuti che trasmette e le idee trasposte nella lingue moderne ne vengono alterate in modo essenziale.

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