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L’incantevole «Canzone del mare»

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Cinema

L’incantevole «Canzone del mare»

La canzone del mare
La canzone del mare

Il cinema d'animazione è il grande protagonista del weekend in sala: «La canzone del mare», candidato all'Oscar di categoria nel 2015, è il film da non perdere della settimana, perfetto per una visione con tutta la famiglia.

Diretto da Tomm Moore, è incentrato su una delle creature mitologiche più celebri della tradizione irlandese: le selkie, donne che possono trasformarsi in foche e viceversa. Una di loro, sposa un uomo da cui ha due figli, Ben e Saoirse: quando partorisce quest'ultima, però, il mare la rivuole con sé e i due bambini saranno costretti a crescere senza una madre. Qualche anno dopo, anche Saoirse inizia a mostrare i sintomi di una natura umana soltanto a metà.
Già autore del meraviglioso «The Secret of Kells» (sempre incentrato sulle leggende irlandesi), Tomm Moore si conferma uno dei più importanti registi d'animazione contemporanei con questo lungometraggio poetico e struggente, che mette in scena un toccante rapporto fratello-sorella e regala momenti fin sublimi grazie alla sua potenza estetica.

L'apparato visivo ricorda le miniature dei libri medievali, i mosaici e un tipo di disegno del tutto diverso da quello che ci viene abitualmente proposto sul grande schermo.
Si ride e si piange con «La canzone del mare», film che una volta visto difficilmente si potrà dimenticare: perfetto per i bambini (che facilmente si potranno immedesimare con Ben e Saoirse), ma ne godranno allo stesso modo gli adulti dal palato più raffinato.

I fan dell'horror, invece, attendono «The Conjuring – Il caso Enfield», sequel del film di successo del 2013.
Alla regia lo stesso James Wan, che torna a occuparsi delle indagini dei coniugi Warren, detective del paranormale che questa volta dovranno andare fino in Inghilterra per investigare su una presenza demoniaca.
Ispirato a fatti reali (Lorraine Warren, classe 1927, è ancora viva) è un horror di stampo classico, girato con la consueta bravura da uno dei registi più talentuosi del cinema di genere contemporaneo.
Gli spaventi non mancano, ma il copione è troppo tirato per le lunghe (eccessivi i circa 135 minuti di durata) mentre la resa dei conti si risolve troppo frettolosamente.
Oltremodo altalenante per convincere fino in fondo, si divide in momenti efficaci (incipit compreso) e in altri ridondanti e piuttosto grossolani. Così così.

Infine, da segnalare anche «Segreti di famiglia» di Joachim Trier.
Al centro, un padre rimasto vedovo che cerca tra mille difficoltà di mantenere un rapporto con i due figli: il primogenito ha da poco avuto un bambino con la sua compagna; il secondo è un adolescente tormentato e introverso che fatica a comunicare le proprie emozioni e passa la maggior parte del tempo in compagnia dei videogiochi.
Dopo due film diretti in patria, il norvegese Joachim Trier firma la sua prima co-produzione internazionale e realizza un dramma familiare che funziona a metà, forte di guizzi degni di nota ma anche di evidenti cadute di stile. Inizialmente profonda e capace di scavare efficacemente nella psiche dei personaggi, la pellicola si perde un po' col passare dei minuti risultando stereotipata e fin inconcludente.
Il regista dimostra un discreto talento visivo, ma la scolastica struttura narrativa ha troppi limiti per non tenerne conto.
Nel cast Gabriel Byrne (il padre), Isabelle Huppert (la madre) e Jesse Eisenberg (il primogenito).

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