Cultura

«Onore» anche alle donne

  • Abbonati
  • Accedi
una virtù difficile

«Onore» anche alle donne

Storico e saggista. Franco Cardini
Storico e saggista. Franco Cardini

Per inquadrare questa lettura dell’Onore di Franco Cardini, si è costretti a usare categorie novecentesche o precedenti, del tipo di quelle che molti, da destra e ancor più accanitamente da sinistra, vorrebbero eliminare. Servendoci dunque di aborriti «ismi» evidenzieremo, nell’analisi condotta da Cardini della parola-concetto Onore, la robusta impalcatura conservatrice, accompagnata da afflati antifemministi. Tutto ciò non dipende certo dall’argomento affrontato, onore, il quale non ha colpa di possedere un retrogusto appassito e vecchiotto che rimanda a contesti cavallereschi e duellanti che poco hanno da dirci. Non è l’argomento l’oggetto della critica ma la posizione ideologica (altra parola di cui si invoca la rottamazione) con cui lo si affronta. Critica che ci permettiamo di esercitare avendo studiato l’onore e avendone scritto nel tentativo di recuperarlo in prospettiva democratica, sulla scorta degli studi di Avishai Margalit e Anthony Kwame Appiah, autori che si sono mossi in direzione affine all’autrice di questo articolo. Cardini invece segue un’altra stella nel tracciare storia e teoria dell’onore, enucleandone aspetti certo importanti di reputazione e riconoscimento («rendere onore»), di manifestazione di deferenza e omaggio («onori funebri»), di stima e considerazione del merito («honoris causa»).

Sulla scorta del Don Giovanni di Mozart-Da Ponte, Cardini coglie l’ossessione dell’onore maschile basato sull’integrità dell’apparire (non a caso legato alla faccia), meno si accorge dell’umiliazione dell’onore femminile, inesistente in sé ma ben presente se proiettato sul maschile, dal momento che l’onore della donna sessualmente illibata e fedele sta nel non ledere l’onore dei maschi di famiglia.

La ricostruzione storica, condotta sulla base di dati reali e finzione letteraria, soffre anch’essa dell’impostazione di cui sopra: per esempio, quando attribuisce al soldato mercenario al soldo del signore un presunto onore consistente nella fedeltà al suo committente. Il punto però in cui essa si delinea più chiaramente sta laddove la difesa dell’onore dei firmatari della repubblica di Salò viene posta sullo stesso piano della difesa della libertà di antifascisti e partigiani: come dire che «l’importante è crederci».

E invece no. Lo affermo anche come figlia di un padre che, giovanissimo ufficiale, non firmò e venne per questo deportato in Germania. Un ulteriore dettaglio autobiografico: quando iniziai a occuparmi di onore in prospettiva democratica, negli anni Novanta del Novecento, il direttore dell’Istituto di Scienze politiche dell’Università di Göttingen dove lavoravo e insegnavo per conseguire la libera docenza, il prof. Walter Euchner, grande maestro e grande «giusto», non potè trattenersi dall’esprimere avversione per un termine e un concetto ai suoi occhi inseparabilmente legato alla visione del mondo nazista, nonostante i miei tentativi di salvataggio.

Chissà che cosa direbbe ora di fronte alla riproposizione di Cardini, che in più lo circonfonde di un’aura clerico-papalina (ho detto che avrei usato categorie obsolete) nel finale in cui esalta l’operato verbale di Papa Bergoglio da una parte e dall’altra rimprovera all’Europa di abbandonare con troppa leggerezza i valori cristiani e di rinunziare a proporsi come cristianità. Il tutto riservando alle donne il principio di complementarità nel quale impostare la distribuzione dei compiti all’interno della coppia. Quali compiti? Attività, iniziativa e protezione all’uomo (custode dell’onestà femminile), e alla donna servizio, devozione e cura (anche dell’onore maschile)?

© Riproduzione riservata