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Tertulliano contro Marcione

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APOLOGETI

Tertulliano contro Marcione

Tertulliano, scrittore e apologeta nato a Cartagine e vissuto tra il II e il III secolo, era figlio di un centurione romano al servizio del proconsole d’Africa. Non è certo che fosse un religioso, nonostante la testimonianza di Gerolamo; sicuramente conobbe il mondo ed esercitò l’avvocatura a Roma prima di rientrare in patria. Testimonia egli stesso in un’opera contro gli gnostici, il De resurrectione carnis, che ebbe modo di vuotare il calice del piacere sino all’ultima goccia. Dopo la conversione, databile tra il 190 e il 195, metterà la sua cultura al servizio della nuova fede, diventando uno degli apologeti di riferimento. Di temperamento austero e cupo, non certo conciliativo, dopo aver scritto opere che faranno di lui un autore di spicco della letteratura latina cristiana oltre che un Padre eminente, fu portato da preoccupazioni escatologiche attorno al 207 ad avvicinarsi al montanismo, al quale in un secondo momento aderì. Scegliendo le tesi dell’eresiarca Montano, secondo cui era imminente la fine del mondo con la discesa della nuova Gerusalemme dal cielo nella pianura di Pepuza, in realtà Tertulliano seguiva coerentemente la sua fede nei destini ultimi dell’umanità che avevano permeato il cristianesimo delle origini. Ma così operando si trovò, come dire?, fuori dalla Chiesa.

Il suo contributo, comunque, resta importante non soltanto per i noti aspetti apologetici. Una raccolta di opere, con latino e traduzione italiana, sta uscendo nella collana «Scrittori cristiani dell’Africa romana», diretta da Claudio Moreschini per Città Nuova. Otto i tomi previsti per Tertulliano, due dei quali sono dedicati anche al periodo montanista. E ora ecco una novità nell’ambito delle sue Opere dottrinali: l’ultima parte di Contro Marcione, ovvero i libri IV e V. I primi tre furono pubblicati nel 2014 (in questi si trova anche l’utile introduzione).

L’Adversus Marcionem di Tertulliano è una delle più ampie confutazioni, tra le molte scritte a noi pervenute, di questo eretico, il quale aveva un grande senso pratico e buone capacità organizzative. Si fece notare per il suo antigiudaismo e per il rifiuto dell’Antico Testamento. La rottura con la comunità romana è stata supposta nel luglio del 144: in quel tempo Marcione si presentò ai presbiteri, espose a essi la sua convinzione per la quale sarebbe stato impossibile conciliare la fede rivelata da Gesù e Paolo col patrimonio religioso d’Israele accettato dalla Chiesa. Secondo l’opinione di Adolf von Harnack, autore di una fondamentale monografia su Marcione (tradotta in italiano da Marietti 1820, ma andrebbe rivista per una necessaria nuova edizione), in tal frangente egli dovette consegnare ai cristiani di Roma una dichiarazione scritta contenente i motivi del suo dissenso. Ma di lui non ci restano opere.

Il Contro Marcione di Tertulliano, in V libri, dimostra nei primi due che il Creatore del mondo non è diverso dal Dio buono; il terzo è dedicato al fatto che Cristo era proprio il Messia annunciato nell’Antico Testamento e non un eone eccelso in un corpo apparente. Già, eone: gnostici e neoplatonici intendevano con questo termine un essere spirituale procedente per emanazione dal Principio supremo, e concepito come intermediario, gerarchicamente disposto, tra il mondo della luce e quello della tenebra o materia. Nel libri IV e V Tertulliano attacca il testo biblico proposto da Marcione e sostiene che non esiste una contraddizione tra i due Testamenti.

Le capacità retoriche del celebre apologeta non mancano in questi due ultimi libri. A volte ricorre al chiasmo, giocando sulla forza delle ripetizioni; altre volte isola la tesi di Marcione mostrandola in contrasto con i testi neotestamentari; altre volte ancora egli cerca di chiarire le diverse posizioni elencando gli argomenti, con un metodo che potrebbe ricordare talune orazioni di Cicerone. Come nel IV libro, parlando delle distinzioni che Marcione propose per Cristo, intendendone uno rivelato nell’età di Tiberio e un altro destinato dal Dio Creatore per la ricostituzione del giudaismo : «da questo punto verrà anche la nostra prescrizione, con la quale noi stabiliamo che il Cristo di un altro dio non deve avere niente in comune con il Creatore: altrimenti, si dovrà dire che quel Cristo appartiene al Creatore se ha seguito le sue disposizioni, se ha compiuto le sue profezie, se ha favorito le sue leggi, se ha realizzato le sue promesse, se ha ripetuto i suoi miracoli, se ha ridato vita alle sue affermazioni, se ne ha manifestato i comportamenti e le caratteristiche. Di questo patto e di questo principio ti prego di ricordarti sempre, o lettore; comincia allora a riconoscere il Cristo, se è di Marcione o del Creatore».

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