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The Traveling Wilburys, quando Harrison e Dylan erano «fratelli»

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The Traveling Wilburys, quando Harrison e Dylan erano «fratelli»

Se gli artisti di ieri avessero ragionato secondo gli schemi dell'odierno show-biz, ci saremmo persi parecchio. Oggi, per paradosso, la musica muoverà pure molti meno soldi rispetto a ieri, i suoi protagonisti saranno certo meno influenti se confrontati con i loro omologhi di qualche anno fa, ma il «vippismo» diffuso induce tutti a prendersi troppo sul serio. E dire che c'è stato un tempo in cui l'imperativo categorico era condividere, senza troppo perdersi in discussioni accademiche interessate su chi fosse meglio di chi.

L'epoca dei supergruppi, del tutti insieme appassionatamente sullo stesso palco o nella stessa sala d'incisione. Tra gli esperimenti più divertiti e divertenti del periodo, una superband costituita da un membro del più grande gruppo di tutti i tempi, dalla maggiore autorità poetica della musica popolare del Novecento, da un pioniere del rock and roll, da uno che negli anni Settanta aveva fatto ballare il mondo con una miscela originale di pop sinfonico e disco music e da un altro che in quello stesso decennio si era costruito reputazione di rocker pieno di sostanza. Ossia George Harrison, Bob Dylan, Roy Orbison, Jeff Lynne e Tom Petty che, riuniti insieme per suonare solo cose che amavano, si finsero i fratelli Wilbury e incisero con il marchio Traveling Wilburys.

La loro breve parabola – durò dal 1988 al 1990 – rivive ora nel box «The Traveling Wilburys Collection», in uscita in tre versioni (standard: due cd e un dvd; deluxe cd: box numerato con due cd, un dvd e tanti gadget; deluxe lp: box numerato con tre lp, un dvd e altrettanti gadget). Avevano tutti un grande passato, ma al tempo stesso erano in un momento di grazia.

Harrison, l'uomo passato alla storia come quello «tranquillo» tra i Beatles, era tornato al successo con l'album «Cloud Nine» prodotto dall'ex Electric Light Orchestra Lynne. Erano alle prese con il lato b del singolo «This is love» e venne loro l'idea di coinvolgere un po' di amici. Alla session arrivarono un prolifico Dylan (stava lavorando al lodatissimo «Oh Mercy»), un Orbison che non aveva perso ancora il vizio (teneva in canna il colpo di «Mystery Girl» che uscirà postumo) e Petty che con i suoi Heartbreakers aveva già accompagnato Dylan nei tour del 1986 e del 1987. Altro che lato b: ne uscì fuori un singolo travolgente da «maneggiare con cura» («Handle with Care», appunto) e, siccome l'appetito vien mangiando, il progetto di un album, anzi due (al secondo, scherzosamente intitolato «Vol. 3», purtroppo Orbison non avrà il tempo di partecipare). Il nuovo box riunisce i due dischi con tutte le incisioni della band (imperdibili le bonus tracks con le cover di «Nobody's Child» e «Runaway») più il documentario «The True History of the Traveling Wilburys». Ciascuno di loro aveva alle spalle il proprio percorso artistico, ma tutti insieme erano profondamente innamorati della grande tradizione americana, cui il progetto della finta travellin' band familiare può ritenersi un sincero omaggio. Originalissimo il modo con cui miscelavano le loro voci, di livello assoluto la proposta musicale: dalla malinconica ballad «Congratulations» alla tagliente «The Devil's been busy», fino alla romantica «New Blue Moon». Sempre che non si voglia scomodare il tormentone del «Wilbury Twist». Un elogio al divertimento. Una bella tirata d'orecchie a uno star system che spesso e volentieri tende a prendersi troppo sul serio. Sempre di più

The Traveling Wilburys
«The Traveling Wilburys»
Wilbury Records

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