Cultura

Muybridge, ovvero l'arte del movimento

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Fotografia

Muybridge, ovvero l'arte del movimento

Nel 1897 escono a Londra 11 volumi di fotografia dal titolo Animal locomotion, ogni tavola propone l'immagine dello stesso soggetto in diverse fasi del medesimo movimento. La singolare pubblicazione porta la firma di Muybridge: 500 immagini sono dedicate a figure umane, 100 ai cavalli con diverse andature, 120 a svariati animali fra cui elefanti, cerbiatti, cani, maiali, gatti, tori, una sequenza agli ampi voli degli uccelli. Alla Galleria Gruppo Credito Valtellinese- Palazzo delle Stelline di Milano fino al 1 ottobre la mostra Muybridge Recall a cura di Leo Guerra e Cristina Quadrio Curzio (catalogo Fondazione Gruppo Valtellinese).

Eadweard Muybridge (1830-1904) nasce in un quartiere periferico di Londra, Kingston-upon-Thames, inizia a lavorare come libraio, ma inquieto e ribelle, viene accusato di omicidio e poi assolto perché “il delitto d'onore” era, allora, “normale”. Non si sa se fu quell'episodio a farlo emigrare negli Stati Uniti, sicuramente sarà il paesaggio americano a farlo innamorare della fotografia, realizzerà immagini nel parco nazionale di Yosemite e di San Francisco. In quegli anni crea le prime sequenze in movimento che lo proiettano nella storia dell'arte. Il fotografo realizza scatti in progressione utilizzando decine di fotocamere collegate con altrettanti fili.

Tanti i protagonisti delle sue opere: da lui stesso nudo, i capelli raccolti, che avanza a passo lento. Ci sono donne giovani e meno giovani, una di queste cammina rilassata, le forme morbide, un'altra allunga il passo nervosamente. Un bimbo gattona divertito, alcuni atleti si sfidano a ping-pong, altri sollevano pesi. L'artista gioca coi chiaroscuri per rafforzare ogni movimento, i suoi studi sul corpo, sul gesto sembrano ispirarsi al ciclo di Michelangelo della Cappella Sistina. Uomo colto, attento alla pittura Muybridge vuole scoprire se nel galoppo tutte e quattro le zampe del cavallo si alzino contemporaneamente dal suolo, come le aveva dipinte Gèricault in Il derby a Epson (1821).

Per questo da vita alla celeberrima successione di cavalli, per confermare che nel galoppo l'intero corpo dell'animale si solleva e che l'estensione delle zampe non è come quella immaginata dai pittori. Queste immagini fanno il giro del mondo, Degas ne fu sedotto, la fotografia diventa una nuova espressione artistica, non più documentazione. Molti artisti iniziarono a trasporre dalle foto non solo il movimento invisibile all'occhio umano ma anche altri aspetti della realtà arrivando a dipingere direttamente sulla stampa fotografica.

Muybridge Recall
A cura di Leo Guerra e Cristina Quadrio Curzio
Palazzo delle Stelline – Galleria del Gruppo Valtellinese Milano
Fino al 1 ottobre
catalogo Fondazione Gruppo Valtellinese

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