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Una Monaca di Monza all’americana

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Economia e Società

Una Monaca di Monza all’americana

Hollywood. «Uno dei primi amori della mia generazione è l’America come ce l’ha mostrata Hollywood: l’epopea del west, le lotte eroiche, il musical, il jazz, le imprese dei gangster, così celebrate, rappresentate nei loro aspetti audaci e tragici. Tutto questo è diventato un fatto della nostra stessa esistenza» (Sergio Leone).
Film. Sergio Leone aveva pensato a una versione newyorchese di Filumena Marturano con Bob De Niro nella parte di Domenico Soriano, ragionava anche d’un film sulla Monaca di Monza con Meryl Streep e persino d’un remake senza sdolcinatezze di Via col vento.
Van Cleef. Racconta Sergio Leone che doveva essere Lee Marvin ad interpretare il colonnello nel film Per qualche dollaro in più, ma l’attore aveva dato forfait all’ultimo minuto preferendo recitare a fianco di Jane Fonda nel musical Cat Ballou. Così Sergio Leone volò a Los Angeles per ingaggiare Lee Van Cleef, di cui ricordava il viso per averlo visto in Mezzogiorno di fuoco. Ma nessuno lo conosceva e anche il suo agente seppe dirgli soltanto che era sparito dalla circolazione tre o quattro anni prima, dopo un brutto incidente stradale, ed era finito alcolizzato e depresso. Dopo una cura disintossicante, s’era messo a dipingere e viveva da qualche parte sulla costa. Quando finalmente Leone lo incontrò, Lee Van Cleef portava stivali con gli speroni d’argento e un lungo cappotto nero.
Spaghetti. Gli americani proposero a Sergio Leone di girare Il Padrino. «La storia era passabile e Coppola, infatti, ne trasse un paio di film di ottima fattura. Ma se avessi accettato di girarlo, e stavo quasi per cascarci, non avrei potuto evitare di mettere in scena, per esempio, qualche piatto di spaghetti».
Rivoluzione. Il film Giù la testa inizialmente doveva intitolarsi C’era una volta la rivoluzione.
Padre. Il padre di Sergio Leone, Vincenzo, regista contemporaneo che, con il nome di Roberto Roberti, aveva diretto quasi tutti i film di Francesca Bertini. Fu messo alla porta dai fascisti anche perché rifiutò di dirigere Claudia Particella, un film scritto dallo stesso Mussolini, e poi richiamato a girare un film alla fine degli anni Trenta.
Western. La madre, in arte Bice Valerian, attrice del muto, interpretò nel 1909 una specie di western italiano.
Cast. Leone impiegò sette mesi per reclutare il cast di C’era una volta in America tra New York e la California. Brian Freilino: «Studiava attentamente i loro volti per degli interi minuti».
Unità. Nel 1947 Leone è sul set di Ladri di biciclette con Vittorio De Sica e Cesare Zavattini. «C’era anche Amidei, che a quel tempo non s’era ancora ritirato dal progetto del film, e De Sica dava la schiena a tutti guardando dalla finestra con le braccia incrociate e la testa piegata di lato. Il povero muratore, disse Zavattini, doveva uscire di casa con uno sfilatino imbottito di mortadello e lo sfilatino andava avvolto in un foglio di giornale sul quale si doveva leggere la parola «Unità». Ci fu un gran silenzio, dopo queste parole. Poi Amidei scoppiò in una bestemmia e, protestando che «l’Unità» non c’entrava niente, disse che semmai si doveva leggere soltanto «tà». Di nuovo silenzio. De Sica, in piedi, continuava a contemplare la città attraverso la finestra spalancata. Quindi, senza voltarsi, in tono tranquillo, il regista sussurrò che a suo giudizio, invece, il muratore doveva uscire di casa mordendo una bella mela».

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