Cultura

L’esempio di Pescatore e la forza silenziosa della memoria

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L’esempio di Pescatore e la forza silenziosa della memoria

Questa rubrica ha più di cinque anni di vita. Posso dire con soddisfazione che si nutre, di settimana in settimana, di un dialogo con i lettori di ogni età, donne e uomini, fatto di cose vere, fatiche e sentimenti, aspettative deluse e soddisfazioni, paura, speranza, molta speranza, rabbia e piccole, grandi conquiste. Si nutre di esperienze umane, di luoghi e di fatti, più o meno conosciuti, di storia e di futuro, a mio modo di vedere, di vita. Mai, però, era successo, come nel memorandum dedicato a Pescatore («Ciao Gabriele, grande italiano e mio maestro di vita», domenica 10 luglio) di essere sommerso da un flusso ininterrotto di lettere, mail, sms, telefonate e ricordi di lettori nei confronti di un uomo di diritto e di talento che aveva fatto della riservatezza una regola di vita personale e della capacità esecutiva, della trasparenza e della geometria lineare del fare il comandamento assoluto della sua vita lavorativa di giurista, servitore dello Stato, magistrato.

Pescatore, in assoluto silenzio, ha contribuito al miracolo economico italiano portando in dote i primi capitali di banche estere, il “raddoppio” degli effetti dei «prestiti Marshall» e, soprattutto, una macchina del fare che apriva e chiudeva cantieri, faceva le opere, portava l’acqua in Sardegna, cuciva di dighe, acquedotti e strade lo Stivale, finanziava la piccola e media impresa meridionale e la parte sana dell’impresa settentrionale che sceglieva il Mezzogiorno. In estrema sintesi, fece in modo che il reddito pro capite del Sud arrivasse a volte a crescere più di quello del Nord senza mai fare assistenza o rubare una lira, alla guida di una pattuglia affiatata di trecento ingegneri. Insomma, in quel miracolo economico che trasformò un Paese agricolo di secondo livello prima in un’economia industrializzata poi in una potenza economica mondiale, Pescatore occupa un posto di prima grandezza a fianco di uomini del calibro di Menichella e Saraceno, dentro un olimpo di grandi che spazia dalla politica, penso a De Gasperi e al suo centrismo ma anche al Fanfani del primo centrosinistra, al rigore morale e all’impronta liberale di Einaudi, ai Costa, ai Di Vittorio, ai Campilli, e altri ancora.

Mi è piaciuta la scintilla di affetto e di ammirazione che è scattata non tanto in chi lo ha conosciuto, per me è scontata, ma soprattutto in chi è venuto dopo, in chi non sapesse chi fosse, ancora di più nelle ultime generazioni e, addirittura, tra i nativi digitali. A testimonianza che le cose che contano, quelle che cambiano la vita delle persone e il corso della storia, senza le quali si vive un presente difficile e si rinuncia al futuro, vengono prima della comunicazione e “bucano” le reti della tecnologia. Per questo, per una volta, abbiamo deciso che il memorandum di questa domenica si espande e occupa anche l’intera seconda pagina con una selezione delle lettere in onore di Gabriele Pescatore pervenute a questa rubrica. Custodiscono una lezione di vita e una speranza (vera) di futuro. Trasferiscono la forza silenziosa della memoria, il valore dell’esempio e il senso profondo delle cose: lo fanno ognuna in modo diverso, ma tutte con naturalezza e spinte dall’emozione. Buona lettura.

UNA LEZIONE DI EDUCAZIONE CIVICA

Gentile direttore Napoletano,
mi permetto di scriverle per esprimere la mia riconoscenza e il mio ringraziamento. Sabato ero tra gli studenti in aula della business school del Sole e la sua “incursione” mi ha sorpreso e entusiasmato. Uscendo dai vostri uffici ero sicuro e l’ho – in un certo senso – anticipato ai miei colleghi di corso che il Memorandum di domenica sarebbe stato dedicato alla figura di Gabriele Pescatore, grande italiano e servitore dello Stato. Quando ho acquistato il Sole all’edicola di Piazza Mazzini, prima di andare a fare una “camminata” a Villa Borghese, ho sorriso e mi sono detto: «Grazie direttore, in pochi secondi è riuscito a trasmettermi l’entusiasmo e il coraggio di continuare a credere in me stesso e nelle mie qualità, nel principio del rispetto, della correttezza, dell’operarsi per il bene comune, negli ideali di patria e di solidarietà». L’aprire la porta dell’aula così all’improvviso, il saluto quasi intimidito «…buongiorno direttore…» della dottoressa Pirrelli – responsabile dell’Executive Master in Management dell’Arte e Beni Culturali - mi ha fatto ricordare una scena simile, di molti anni fa, quando la vice-preside della scuola media entrò con lo stesso impeto nella nostra classe interrompendo la lezione, annunciando a noi, spauriti giovani studenti, la fine tragica di Aldo Moro.

È vero, era una situazione diversa, ma la nostra Italia si trovava in una situazione difficile allora come oggi, ma ci diede una lezione di educazione civica alta ed indimenticabile.

Nel corso della frequentazione in questi mesi del Master mi è capitato più volte di incontrarla o “intravederla” in una sala riunioni del settimo piano. Ma ieri lei è entrato in aula lasciandomi senza parole! Ci ha confessato che stava cercando l’aula del Master in politica, e quando ha appreso che eravamo quelli dell’arte ci ha detto: «…bene, il futuro è nelle vostre mani!». Spero davvero che questa sia una sorta di profezia simile a quella che Gabriele Pescatore le formulò quando era un giornalista freelance. Grazie ancora.

LO SPIRITO DEI GRANDI MAESTRI

Illustrissimo direttore,
ho letto, e molto apprezzato (sul piano sia culturale, sia emotivo), il suo tributo a Gabriele Pescatore.
Conoscevo molto bene Salli Pescatore, e ho goduto della sua amicizia e della sua stima. Aveva l’approccio culturale e selettivo del padre: anagraficamente molto più in là negli anni di me, componente della mia commissione di concorso per professore associato, da me non conosciuto personalmente se non in quella occasione, apprezzò i miei titoli e la mia prova.
Tempo dopo, divenuto io ordinario, quando si trattò di scegliere alcuni accademici e professionisti per un incarico al quale era stato chiamato, non attinse al bacino delle conoscenze locali e personali quotidiane, ma si ricordò, tra altri, di me. La selezione gratuita della classe dirigente, la scelta dei chierici della scienza (come Luigi Einaudi li denominò in «Miti e paradossi della giustizia tributaria», 1938: saggio corposo che dovrebbe essere riletto - dai più, letto per la prima volta-, per comprendere le linee che dovrebbero tratteggiare e configurare l’impegno degli intellettuali a beneficio dello Stato) condotta solo a beneficio della
res publica. Impronte intellettuali ormai sbiadite, spesso coperte da fanghiglia. Non credo ci si debba meravigliare più di tanto dello scadimento culturale e morale che imperversa. Del tradimento degli intellettuali scriveva già Benda nel 1927. Ciò che desta sconcerto, piuttosto, è l’esilio della memoria. Tra l’altro, non si ricorda più- anche se memoria e ricordo sono facoltà e attività distinte - chi ha fondato e nutrito le componenti sane dei singoli Stati. Ricostruendo le vicende economiche, storiche, politiche e giuridiche che caratterizzarono e sospinsero il dibattito sul voto potenziato tra le due guerre (in un saggio che avrò piacere inviarle), ho accertato, con ancora maggiore consapevolezza, come la possanza culturale, ideale (non ideologica), intellettuale, morale di pensatori come Attilio Cabiati, Raffaele Mattioli, Carlo Rosselli, Piero Gobetti, Piero Sraffa, Pasquale Saraceno, Luigi Einaudi e altri siano stati fattori indispensabili a formare le coscienze che poi permisero di gettare fondamenta purtroppo troppo presto infiltrate, ma non avvelenate. Gabriele Pescatore era figlio di quel mondo, di quel modo, di quella accezione dell’essere per lo Stato da qualche tempo smarrito ovvero accecato. Difettano Maestri, sobri ma fermi, pacati ma robusti, nel pensiero e nell’azione. Solidi (dove la solidità, come per gli stoici, come già per Omero, è requisito morale e intellettuale non negoziabile). Colgo il gran merito del suo tributo a Gabriele Pescatore nell’evidenziazione di queste radici ancora non recise, ma sempre più sfilacciate. Un popolo senza radici cessa di essere popolo (ancora prima di diventare una Nazione: scissione denunciata con nettezza da Gobetti), devia verso plurimi agglomerati di individualità, senza memoria e, per questo, senza futuro, contrassegnate dall’assenza di attenzione al bene comune. Gli intellettuali devono tornare a militare perché questo non accada. Con apprezzamento e stima.

IL RAPPORTO CON MIO NONNO, PIETRO CAMPILLI

Gentile direttore,
ho letto con molta attenzione e anche con un po’ di commozione il suo memorandum sul Prof. Gabriele Pescatore , un uomo eccezionale che ho avuto il piacere di conoscere a fondo, oltre ad averlo avuto come mio Professore all’Università , e che soprattutto è sempre stato tanto vicino con affetto a me e alla mia famiglia. Mio nonno Pietro Campilli (la ringrazio molto di averlo citato più volte nel suo articolo) me lo presentò quando io iniziavo a frequentare l’Università di Economia a Roma, anche se Gabriele Pescatore era da sempre “dentro” la nostra famiglia; tante volte il nonno,anni prima, mi aveva fatto vedere delle fotografie sui loro viaggi, in particolare quella del viaggio negli Usa da Ministro del Tesoro (che ho rivisto pubblicata sul Sole 24 Ore) per raccogliere fondi dalla Banca mondiale per una Italia che cercava di risollevarsi nel dopoguerra. Quante volte, anche se io ero adolescente, ho sentito mio nonno Pietro parlare con il Prof. Pescatore della Cassa del Mezzogiorno, di come svilupparla , renderla operativa, inserirvi personale qualificato e motivato, selezionare e varare nuovi progetti di investimento, difenderla dalle continue critiche e attacchi; erano progetti per l’Italia , per la ripresa del Sud e quindi per creare occupazione, per quello che fu poi chiamato “miracolo economico”, ma che fu in verità il frutto della determinazione e impegno di persone estremamente qualificate e impegnate, come Gabriele Pescatore.

Quando è morto mio nonno Pietro (io ero rientrato da Londra e lavoravo alla Direzione Investimenti dell’allora Banco di Roma), ho visto il Prof. Pescatore profondamente addolorato per la perdita di un grande amico con il quale aveva condiviso tanti problemi, difficoltà, incontri, decisioni e anche tanti momenti “privati” delle nostre famiglie. Negli anni successivi ci è sempre stato molto vicino, ma anche io l’ho sentito spesso e mi sono consigliato con lui per alcune mie decisioni di vita professionale; lui mi voleva molto bene e mi ricordava sempre che nonno Pietro «aveva una predilezione per me, e non solo perché ero il suo primo nipote maschio, ma perché mi vedeva determinato come lui». Qualche volta lo andavo a trovare nella sua abitazione a Via Stoppani, mi offriva sempre un caffè e aspettava che parlassi io , per comprendere le mie problematiche o perplessità sulla mia vita professionale e darmi qualche prezioso consiglio. Ho vissuto il suo profondo dolore per la malattia e la scomparsa di Margherita (la mamma di Laura), gli sono stato vicino quando ha perso anche il figlio Sally, un giurista eccezionale, un uomo tanto buono al quale mi legava la nostra grande passione calcistica per la Roma...

AL SERVIZIO DEL BENE COMUNE

Caro Roberto,
ho visto il tuo memorandum di domenica su Gabriele Pescatore. Molto bello nell’affetto, stima e riconoscenza verso un tuo maestro che ha dato tanto all’Italia nello spirito di servizio per il bene comune. Percepisco il tuo dolore per il distacco ma anche la tua serenità nel sentirlo sempre presente come esempio. Con molti cari saluti.

LA CULTURA PER COMPRENDERE

Caro direttore, nel “nuovo che avanza” sembra non esserci molto spazio per la competenza e per l’umiltà. Perdona il mio giudizio pungente, spero tanto che la mia delusione possa essere smentita dai fatti.Leggendo il tuo bellissimo memorandum in ricordo di Gabriele Pescatore mi hai fatto venire in mente mio zio Renato Buonincontro, napoletano, grande uomo di legge e amico di Enrico De Nicola (e come lui esponente di quello straordinario gruppo di giuristi napoletani). Da mio zio Renato ho imparato l’onestà, la competenza, la semplicità, la modestia, l’educazione e l’attenzione verso il prossimo. Questi valori mi sono stati trasmessi anche da mio padre Giuseppe, magistrato di Cassazione, anche lui nato a Napoli e recentemente scomparso. Ci sono tante persone così nel nostro Paese, ne sono sicuro; ma bisogna avere la cultura per comprendere la grandezza di uomini come Pescatore. Un caro saluto e buona estate.

IL MODO IN CUI FU DESTITUITO...

Grazie per il suo splendido articolo su questo grande italiano che francamente non conoscevo, di cui ignoravo il grande impegno per l’Italia tutta, in particolare per il Sud con la Cassa per il Mezzogiorno. Leggere poi il modo in cui è stato destituito dal suo incarico e appurare poi perché oggi la Cassa per il Mezzogiorno non c’è più fa veramente male.
Cordiali saluti.

UN UOMO DI UN ALTRO MONDO

Complimenti e grazie per il suo ricordo del Prof. Pescatore e di un’Italia che non c’è più. Cordiali saluti.

Bellissimo articolo! Uomini che non
ci sono più.

LA SPINTA A FARE DI PIÙ

Gentile dottor Napoletano,ho letto il suo memorandum e mi ha fatto piangere. Sono cresciuto in un ambiente assai diverso da quello in cui viviamo oggi. Non ho frequentato l’università, ma ho fatto il piccolo imprenditore, lottando sempre contro prepotenze, arroganze e ricatti, giungendo persino ad ottenere il riconoscimento nazionale delle mie ragioni. Non sono mai ricorso ad avvocati, ma ho lottato sempre, forte del diritto che non mi si poteva negare. Ho “abdicato” a favore di fratelli, rinunciando a importanti e considerevoli riconoscimenti economici, pur di non litigare in famiglia. Ho avuto un prestigioso incarico politico, prevenendo da un partito di minoranza nel quale mi riconoscevo, ma di cui non condividevo i metodi di gestione, ricevendo alla fine del mandato proposte di “scalate” proprio nel partito di maggioranza al quale non avevo fatto ostacolo quando agiva a favore della collettività. Mi meraviglio ancora delle persone che fanno il proprio dovere con onestà e semplicità, riconoscendo - con un semplice “presenti”! - la loro disponibilità che diventa oggi eccezione. Quando ho letto il suo memorandum mi è piombato addosso un senso di colpa per non essere uscito dai miei problemi e non essermi sufficientemente accorto del mondo che mi circondava. Quanta soddisfazione, ma anche melanconia, assistendo ad un presente tanto diverso da quello da lei descritto. Ma da dove cominciare? Mio padre soleva dire a noi figli (ben 7!) «fate il vostro dovere e non abbiate velleità di cambiare il mondo». Oggi mi rimprovero forse di non essermi abbastanza opposto con le mie forze giovanili. Mi adopero in situazioni di disagio, in associazioni che potrebbero fare molto di più e con risultati più evidenti se rinunciassero a risultati… personali. Ho una figlia che insegna italiano-latino e storia alle superiori e mi riporta situazioni di degrado morale e indifferenza all’apprendere, con giovani distratti dai mezzi moderni che ci fanno schiavi di una tecnologia sfruttata solo per convenienza. Un figlio, invece, è responsabile di un importante settore per aiuti (micro-credito) ad iniziative positive. Concludo. Mi faccia commuovere ancora, proponendomi sue “fotografie” del passato e dandomi alcuni suggerimenti per il mio “presente”. La ringrazio per la pazienza e le auguro di cuore un sereno periodo.

SCATTARE SULL’ATTENTI

Caro Napoletano, che l’Italia ce la possa fare è quesito sulle ginocchia di Giove. E del popolo italiano storicamente non sempre faber fortune suae. Ma articoli come quello su Gabriele Pescatore rinfrancano e fanno scattare sull’attenti. Grazie e buon lavoro. - Lorenzo Morandotti

UN LAVORO APPASSIONATO

Gentile direttore,
le scrivo dopo aver letto il suo appassionato articolo in morte di Gabriele Pescatore. Ci siamo occupati di lui tra 2014 e 2015 nell’ambito di un lungo lavoro sull’archivio della Cassa per il Mezzogiorno depositato presso l’Archivio centrale dello Stato, archivio nel quale sono presenti alcune importanti “carte Pescatore” (di cui si sono occupate in particolare Susanna Oreffice e Ornella Stellavato). Io ho coordinato i lavori del gruppo di archivisti (noi e i colleghi di a-b) occupandomi sia dell’attività di ordinamento e inventariazione che di quella dedicata alla creazione del database delle delibere del Consiglio di amministrazione e della loro digitalizzazione. Una schedatura ad hoc delle pratiche di miglioria fondiaria e di quelle per l’assistenza tecnica, oltre al recupero di altri database originali sull’intervento CasMez e poi AgenSud (meritoriamente conservati da bravissimi funzionari del Dipartimento per lo Sviluppo e la coesione economica) ha permesso di mettere online una massa notevole di dati sull’intervento straordinario nel Sud dopo il 1950. Come forse sa, i risultati di questo lavoro sono visibili in un sito dedicato (http:// aset.acs.beniculturali.it/) che offre anche ulteriori contenuti. Sono stato molto incuriosito dal suo accenno all’archivio Pescatore, sul quale ha potuto studiare. È una fonte di primaria importanza per la ricostruzione di vicende cardine della nostra storia repubblicana e potrebbe essere una delle tessere di una giornata di riflessione o di qualche più robusta iniziativa in ricordo di Pescatore. Ma immagino che queste idee stiano muovendo da persone ben più autorevoli di me. La nostra è una piccola società di professionisti, appassionati quanto lei nel lavoro che fa e sempre in caccia di occasioni per mettersi alla prova con soddisfazione. Facciamo un’attività di servizio che permette ai ricercatori di fondare sempre di più i loro lavori sulle fonti. Cosa abbiamo fatto e facciamo lo può vedere sul nostro sito: www.memoriarchivi.it.
Un cordiale saluto.

LA FORZA DELL’ESEMPIO

Egregio direttore,la ringrazio per l’articolo su Gabriele Pescatore, di cui onestamente non conoscevo l’esistenza: a me le storie di queste persone e la passione ed enfasi con cui vengono raccontate da chi ne condivide fortemente il percorso di vita, danno delle bellissime emozioni e speranze che si possano ripetere storie di onestà, capacità professionali, lavoro per il bene comune da parte di altri. In fondo credo e voglio credere che il bene lo si debba solo conoscere molto bene per essere spinti a metterlo in pratica. Cordiali saluti.

IL GRANDE ELEMOSINIERE

Caro Napoletano, ho letto con piacere il suo editoriale su Pescatore nel Sole di domenica scorsa e sto inutilmente cercando di reperire il libro cui accenna nel testo. Mi sa indicare se disponibile da qualche parte o magari se ne ha ancora qualche copia? Grazie e cordiali saluti

Buonasera. Incuriosito dal suo recente editoriale sulla morte di Gabriele Pescatore ho cercato il suo libro in oggetto, ma sembra non essercene più una copia in circolazione. Sa dirmi cosa potrei fare? Grazie. – Claudio D’Orazio

Il libro si intitola Gabriele Pescatoreil Grande Elemosiniere, edizione Sintesi.È stato pubblicato nel 1988e non è più in circolazione

EROI SILENZIOSI

Caro direttore, leggo in ritardo il bell’editoriale su Pescatore e condivido soprattutto la sua valutazione sugli eroi che hanno fatto l’Italia, meritoriamente silenziosi e purtroppo anche silenziati. In generale, è una valutazione che vale per tanti protagonisti della ricerca scientifica. Nello specifico, in questi giorni sto cercando di organizzare una mostra su Vito Volterra per il festival di cultura ebraica di roma, a settembre. Se riesco, le farò sapere. Cordiali saluti e buon lavoro.

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