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Guardare la Terra dalla Luna

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buzz aldrin

Guardare la Terra dalla Luna

Occorre essere giovani per avere voglia di innovare spingendosi al di là dei limiti fino ad ora raggiunti? A giudicare da No dream is too high, il nuovo libro di Buzz Aldrin, l’età conta proprio poco. A 86 anni suonati, l’indomito Buzz scrive un inno all’innovazione basato sulle lezioni imparate da Un Uomo che ha camminato sulla Luna, come recita il sottotitolo. Il messaggio che Buzz vuole trasmettere è l’assoluta necessità di esplorare, mantenendo alto l’interesse del pubblico e dei politici su questo tema dal quale dipendono le sorti dell’umanità.

La posta in gioco è altissima: abbiamo la scelta tra esplorare ed estinguerci, «explore or expire» dice Buzz, con un gioco di parole. Ma l’esplorazione dello spazio è un’avventura di lungo respiro: ha bisogno di finanziamenti, di tecnologie, di entusiasmo e di tanto supporto politico. Per questo Buzz si è recentemente trasferito in Florida, non lontano da Cape Canaveral, per essere più vicino ai circoli politici che prendono le decisioni che contano e sui quali lui spera di poter esercitare una positiva influenza. A 86 anni Buzz non molla la presa, ha imparato che quello che conta è la perseveranza, grazie alla quale si possono superare difficoltà e insuccessi.

Accettare di considerare la possibilità di insuccesso è una lezione di vita che va oltre le parole d’ordine del programma spaziale americano. Cresciuto con il mantra della NASA «failure is not an option» (l’insuccesso non è nemmeno da considerare) il saggio Buzz ha imparato sulla sua pelle che l’insuccesso è sempre in agguato sia dal punto di vista tecnico, sia da quello psicologico. Rotta la levetta per azionare il motore di decollo sul quadri dei comande del LEM, Buzz usò la penna biro che aveva in dotazione per fare partire il motore e staccarsi dal suolo lunare. Insieme a Neil Amstrong tornarono a casa da trionfatori ma l’impietosa esposizione mediatica costò cara ai due primi esploratori lunari. Neil si ritirò dalla NASA e volle tornare alla normalità, rifiutando persino di unirsi alla rimpatriate tra vecchi astronauti. Buzz invece faticò a ritrovare un equilibrio, Cosa può fare un uomo che è stato dove nessun altro ha mai messo piede? Quale può essere il prossimo passo nella carriera del secondo uomo sulla Luna? Buzz lottò per decenni contro l’alcolismo fino a quando capì che doveva diventare una fonte di ispirazione. No dream is too high non è il libro scritto da un eroe ma piuttosto da un uomo che ha vissuto avventure straordinarie e vorrebbe che l’umanità continuasse a portare avanti grandi sogni. Secondo Buzz, il pericolo maggiore è fermarsi a contemplare il passato piuttosto che rivolgere lo sguardo verso traguardi futuri. Certo, è facile compiacersi degli obiettivi raggiunti, ma è avanti che bisogna guardare inseguendo, con perseveranza, un sogno che deve essere grandioso perché No dream is too high. E sul sogno da inseguire Buzz ha idee chiarissime e non esita ad essere irriverente nel dettare le sue priorità. Profondamente convinto che la prossima meta dell’esplorazione umana dello spazio debba essere Marte, ama indossare una maglietta con la scritta «Bring your ass to Mars», ovvero porta le tue chiappe su Marte. Pù chiaro di così.

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