Cultura

Rovereto tra Dickens e Zandonai

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Rovereto tra Dickens e Zandonai

È antica la nostra ammirazione per Rovereto, per la qualità del lavoro che i suoi cittadini svolgono con puntualità, cortesia, intelligenza coltivata e attiva, civiltà laica e spirito civile. Ci infastidisce il quasi obbligato luogo comune: «un livello di vita mitteleuropeo». No: la città di cui parliamo vanta un’invidiabile qualità di vita poiché lo spirito che l’anima è sorprendentemente italiano: quello migliore, italiano al quadrato, quello dei grandi studiosi indipendenti, degli scienziati pionieri, degli artisti cui la natura dona una sottigliezza imprevista, una métis sconosciuta ad altri.

Lo testimoniano il museo Mart, con inestimabili esempi di arte moderna (unica al mondo la presenza dei futuristi, poeti pittori musicisti); la Biblioteca Civica Girolamo Tartarotti, mirabilmente diretta e organizzata, alla quale si accede quasi addentrandosi in una Città del Sole; le scuole di musica che nulla hanno da invidiare alla Accademie musicali più ricche di risultati di qua e di là dell’Atlantico; l’antica Accademia degli Agiati, editrice di Atti in cui convergono contributi scientifici la cui acutezza è sempre pari all’esattezza e alla capacità di scoprire il nuovo.

Nella civiltà musicale italiana, il nome di un artista autenticamente artifex è stato, chi sa perché, quasi rimosso. Riccardo Zandonai, nato a Sacco di Rovereto, nell’attuale provincia di Trento, mercoledì 30 maggio 1883, morì a Pesaro, dove era direttore del Conservatorio, in un tristissimo lunedì 5 giugno 1944, tra i nazisti occupanti e il cancro che lo divorava. Nei teatri d’opera appaiono ancora almeno due opere che ebbero vasta risonanza, Francesca da Rimini (1914) e I cavalieri di Ekebu (1925). I primi lavori teatrali ebbero fiabe come fonti ispiratrici. Arrigo Boito presentò il giovane compositore a Giulio Ricordi nel 1907, e Zandonai iniziò la collaborazione con l’intellettualissimo editore scrivendo per lui la musica di un nuovo lavoro teatrale, Il grillo del focolare, su libretto di César Hanau (1873-1940), tratto dalla quasi-fiaba The Cricket on the Hearth (1845 ) di Charles Dickens. La prima assoluta di quest’opera ebbe luogo al Politeama “Chiarella” in Torino sabato 28 novembre 1908.

A Rovereto fiorisce un’illustre scuola musicologica, che lega insieme i lavori di ricerca compiuti in vari conservatori e università del nord-est, ma anche e soprattutto nel luminoso ambito della Biblioteca Civicae dei molti archivi per lo più di famiglie di salda aristocrazia (quelle che accolsero e ospitarono l’adolescente Mozart quando egli trovò in Rovereto il suo “molo di sbarco” all’inizio del suo primo viaggio in Italia).

Fra quelli studiosi, nominiamo un uomo cui siamo debitori di molte conoscenze, Diego Cescotti. Questo musicologo sta costruendo da anni una serie di esemplari monografie dedicate ciascuna a un’opera teatrale di Zandonai, e ricordiamo il recente e splendido libro sull’opera-fiaba Melenis (1912). Ora, Cescotti e i suoi collaboratori ci offrono il grande volume di saggi storici e musicologici sul Grillo del focolare. Una felice sorpresa finale: in appendice, il libretto di Hanau per Zandonai, e quelli di altre opere tratte dallo stesso racconto di Dickens: di Alfred Maria Willner per Das Heimchen am Herd di Karl Goldmark, di Julian Sturgis per The Cricket on the Hearth di Alexander C. Mackenzie, di Giuseppe Gallignani autore anche della musica dell’opera omonima a quella di Zandonai.

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