Cultura

Impuniti d’America

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Impuniti d’America

Anno di elezioni, negli Stati Uniti. E anche il cinema ci vuole mettere parola. Lo fa con il terzo atto della serie La notte del giudizio, incubo distopico in cui ci si immagina che, una notte all’anno, tutti, ma proprio tutti i cittadini americani siano liberi di commettere impunemente ogni tipo di reato, compreso l’omicidio. Capito? Dal calar delle tenebre fino all’alba, chiunque può uscire di casa armato fino ai denti e far fuori chi gli pare. La bella pensata è venuta ai Nuovi Padri Fondatori, da diversi anni al comando del Paese. Serve, sostengono, a dare libero sfogo alle pulsioni peggiori, incanalandole tutte insieme in un lasso di termo definito. Una vera e propria orgia di violenza, capace di rendere migliori gli altri 364 giorni dell’anno. Ma non tutti sono convinti che funzioni davvero. Anzi, l’opposizione è sempre più forte e una giovane senatrice sembra sul punto di poter vincere le elezioni: nel suo programma l’abolizione immediata dello «Sfogo». Ed eccoci a poco prima del voto, con quella maledetta notte che arriva puntuale come ogni anno. DeMonaco spinge ancora di più sul pedale dell’azione iperviolenta, sconfinando volutamente nell’horror. È un campionario di nefandezze quello che ci viene presentato: un’immersione senza remore nel peggio della psiche umana, scatenata nelle strade di Washington, a pochi passi dalla sede del Congresso. Buoni contro cattivi, nel più classico degli schemi degli action movie metropolitani. Momenti di pausa che non devono ingannare, perché preludono ogni volta al rilancio. La senatrice da difendere, la sua guardia del corpo che si prende pallottole come confetti ma poi puntualmente si rialza, una squadra di comprimari chiamati a rappresentare le varie fasce sociali. Disagio e follia, aspettando una nuova alba. E, che Dio ce la mandi buona!, aspettando il prossimo presidente.

La notte del giudizio – Election year, di James DeMonaco, Francia-Usa 2016, 105’, thriller

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