Cultura

Il Risorgimento al cinema

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MEMORIA IN PELLICOLA

Il Risorgimento al cinema

Il Risorgimento è stato visto con occhio amorevole da parte dei registi del Bel Paese, che hanno narrato le fortune e sfortune dell’Italia, come quelle di una madre. Tullia Giardina, studiosa del cinema, ha pubblicato un importante saggio per Marsilio, esito felice di un’accurata ricerca di storia culturale, condotta su fonti d’archivio, e occasione per riscoprire capolavori del cinema italiano, come 1860 di Alessandro Blasetti, film del 1934, che ha ispirato la copertina del volume.
Partendo dalle recenti riflessioni di Alberto Mario Banti, la studiosa analizza l’importante ruolo svolto dal cinema e dalla televisione nel costruire e diffondere la storia del Risorgimento, attraverso film e sceneggiati, nel più ampio processo di Nation-building e State-formation otto-novecentesco, e ripercorre le varie interpretazioni dei concetti di Madre-Patria e d’identità nazionale, il carattere o i caratteri presunti del popolo italiano offerti dal mondo di celluloide.
Il tema risorgimentale corre tutta la storia novecentesca del cinema italiano, fino a lambire il primo quindicennio del XXI secolo. Nel suo esordio, infatti, avvenuto nel 1905 con il film La presa di Roma di Filoteo Albertini, esso costruisce un’immagine mitologica dello Stato. Dopo più di un secolo, nel 2010, un altro film, Noi credevamo di Mario Martone, incrina quel mito risorgimentale, frutto di una visione oleografica e pacificante del Risorgimento.

Costruzione di una Memoria condivisa, nel primo caso. Restituzione di una Memoria divisa e lacerata, nel secondo. Fra questi due estremi cronologici, 1905-2010, più di cinquanta film che, nel presentare una narrativa per immagini della complessa storia ottocentesca, hanno finito per oscillare dalla semplificazione e dalla retorica celebrativa, all’assunzione di paradigmi storiografici forti e polarizzanti. In questo discorso è entrato prepotentemente il regista Luchino Visconti, che in due occasioni, con Senso e Il Gattopardo, ha riscritto la storia del Risorgimento. Chi scrive aggiunge anche Morte a Venezia, in cui Visconti esprime il suo disgusto per il corrotto Regno d’Italia, e dove all’inizio del film il regista cita Thomas Mann alla lettera, mostrando «i giovani polesani, patriotticamente attratti dai segnali militari delle trombe che risuonavano sull’acqua provenienti dai Giardini, erano saliti sul ponte e, rinvigoriti dall’Asti, gridavano evviva ai bersaglieri che si esercitavano laggiù». I favori di Visconti erano per il decaduto Impero asburgico e Venezia era più bella con i seduttori biancovestiti di Senso.

Giardina distingue un angolo visuale per leggere la storia di quella complessa epoca: i film del suo canone sono ambientati nella Sicilia del 1860. Ciò che più colpisce è anche la storia di questa narrazione: al cinema, Garibaldi è il personaggio che più aleggia sullo schermo, anche quando è assente; alla televisione, soprattutto dalla seconda metà degli anni Ottanta, in un clima di rinnovata attenzione alla figura e al pensiero del Generale dalla camicia rossa da parte di alcune forze politiche, Garibaldi fu arruolato di peso per essere protagonista di un telefilm di Luigi Magni, in quattro puntate: alla fine l’Eroe è ripreso di spalle e si congeda da Re Vittorio Emanuele II e da Cavour senza stringere loro la mano, uscendo dalla scena nella consapevolezza di essere stato usato. Giardina, però, prima di arrivare a questo recupero di Garibaldi, nota la modernità di un racconto, mai retorico, offerto in alcuni fortunati momenti dal cinema italiano durante il fascismo. È il caso del ricordato 1860, dove il regista Blasetti pone attenzione alla frammentazione linguistica della Penisola, lasciando in secondo piano l’Eroe. Si deve aspettare Roberto Rossellini per vedere Garibaldi, che, però, grazie a una formidabile documentazione, è presentato addirittura in pantofole e camicia da notte, tormentato dalla gotta e dall’artrite reumatoide. Il film è Viva l’Italia! (1961).

Tullia Giardina, Schermi multipli e plurime visioni. La grande Madre. L’Italia, Marsilio, Venezia, pagg. 278, € 28

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