Cultura

La protesta dei timidi

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CARLO BORDINI E ALDO GIANOLIO

La protesta dei timidi

I testi narrativi di Carlo Bordini e di Aldo Gianolio nascono da un profondo interesse per la politica e la società. Scaturiti da esperienze personali e storiche differenti, essi sono accomunati da una partecipazione intensa alla vita civile, da uno spiccato tono satirico e confidenziale, dall’aggettivo «timido» che accentua il contrasto tra il proprio carattere e la necessità di un’indignazione pubblica.

Carlo Bordini è nato a Roma nel 1938. Ha insegnato storia all’università La Sapienza ed è noto soprattutto come poeta. Nel 2010 l’editore Sossella ha raccolto la sua significativa produzione poetica (1975-2010) nel volume I costruttori di vulcani. Tra i suoi altri testi, contrassegnati da un lucido e penetrante sarcasmo, segnalo il Manuale di autodistruzione (1998 e 2004: «Esercitatevi a provare rancore. Non c’è cosa più importante per la formazione della personalità») e il romanzo – ritratto Gustavo. Una malattia mentale (2006). Ora Bordini pubblica il volume autobiografico Memorie di un rivoluzionario timido, in cui racconta gli anni 1960-1975, dalle manifestazioni operaie del luglio 1960 contro il governo Tambroni alla fine del regime franchista in Spagna: estremi cronologici distinti dalla reazione repressiva e omicida dello stato nei confronti degli oppositori. Bordini racconta questi nodali decenni della storia italiana ed europea da un osservatorio speciale, quello della militanza nel partito rivoluzionario trotskista. Egli descrive il sogno della rivoluzione mondiale comunista tra programmi universali e concrete esistenze personali, mettendo in luce percorsi umani e politici di cui scrive con penetrante intelligenza. Temi canonici quali la «rivoluzione di professione» e l’«entrismo» sono narrati e discussi in prima persona, con fedeltà storica, coerenza critica e il filtro senza dubbio inventivo della ricostruzione autobiografica.

Bordini mette pure in scena il processo di liberazione personale da quella che era diventata una sorta di drammatica parodia della rivoluzione. Egli identifica questo passaggio con l’immagine – luogo della «stanza dei giochi», in cui i militanti vivevano «un millenarismo» basato sull’idea che «tutti gli aspetti della vita personale non avevano importanza di fronte all’enormità del compito storico» della costruzione del comunismo. In questo contesto e con questi obiettivi «il concetto bolscevico del rivoluzionario di professione era portato all’estremo limite umano». Il libro di Bordini intreccia fruttuosamente storia e psicologia, eventi pubblici e privati, persone e attività politiche che sembrano oggi lontane nel tempo e sono fondamentali per comprendere meglio il Novecento e alcune eredità odierne. Notevoli le pagine sull’impatto eversivo del Sessantotto non solo sulla società borghese ma anche nei confronti degli storici gruppi rivoluzionari marxisti, leninisti, trotskisti.

Nell’ambito dell’appartenenza politica alla sinistra si muove anche Ottavio il timido di Aldo Gianolio. Nato a Reggio Emilia nel 1952, Gianolio è uno dei più autorevoli critici jazz e ha scritto varie opere narrative tra cui i racconti riuniti in A Duke Ellington non piaceva Hitchcock (2002) e il romanzo “aziendale” Teste quadre (2006), vincitore nel 2007 del premio Biella «Letteratura e industria». Gianolio ha una scrittura incalzante e corrosiva, percussiva e graffiante. Il romanzo Ottavio il timido è ambientato nella città emiliana delle «teste quadre», esempio e miraggio di comunismo / socialdemocrazia realizzata, in cui Ottavio cresce con aspettative utopiche che vengono amaramente smentite nel corso dei decenni. Ottavio il timido svolge in modo narrativo ed epigrammatico molti argomenti, all’insegna della «sprezzatura» («Il vero virtuosismo, ricordatevi, e scusatemi se insisto su questo punto cruciale, è la dissimulazione del virtuosismo») e di giudizi taglienti e lapidari («La famiglia in ogni tempo e paese è una fabbrica di mostri»). Gianolio attraversa con disinvoltura musica e letteratura, sesso, politica e società, scandali sportivi e speculazione edilizia, rinnovando con sdegno ed estro il celebre motivo e titolo di Italo Calvino. Ottavio è vittima di un sistema che si dimostra più forte di ogni ideale di libertà, di convinzioni politiche, di fedi religiose. Affari e arroganza primeggiano su tutto, senza che al cittadino sia lasciato il minimo spazio anche fisico di difendere i propri diritti, maltrattato e irriso da kafkiane e colpevoli amministrazioni. Ottavio il timido è un agguerrito romanzo sociale che denuncia le malversazioni subite quotidianamente ed è pure un’esortazione a riprendere in mano la politica contro le finzioni propagandistiche dei nomi e dei partiti. Se lo fa «Ottavio il timido» lo possiamo fare tutti. Perché anche ognuno di noi, come Ottavio, può essere «timido ma guardingo», «timido ma caparbio», «timido ma non coglione» e avere il coraggio di togliersi dagli occhi le troppe «fette di mortadella» che impediscono di vedere la realtà.

Carlo Bordini, Memorie di un rivoluzionario timido, Sossella, Roma, pagg. 192, € 10

Aldo Gianolio, Ottavio il timido, Robin, Torino, pagg. 286, € 15

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