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Festival di Locarno: da Ken Loach a Wang Bing, i protagonisti della seconda settimana

I, Daniel Blake
I, Daniel Blake

Il Festival di Locarno 2016 è al giro di boa: c'è chi inizia a nominare i propri favoriti per la vittoria finale (molte le preferenze per il polacco «The Last Family» e per il bulgaro «Glory») e chi studia il programma per capire quali siano gli appuntamenti imperdibili della seconda parte della kermesse.
Tra questi non si può non menzionare «I, Daniel Blake», l'ultimo film di Ken Loach, che verrà proiettato giovedì sera nella magica cornice della Piazza Grande.

Protagonista è un uomo di 59 anni, Daniel Blake, in gravi difficoltà economiche e di salute. È vedovo e ha bisogno di assistenza da parte dello stato britannico per poter sopravvivere. Mentre svolge le pratiche necessarie per ottenere l'aiuto richiesto, incontra Katie, una giovane madre single con due bambini che sta attraversando problemi altrettanto seri. I due dovranno unire le forze per riuscire a sostenersi a vicenda.

Tornato a un cinema impegnato socialmente e fin militante nel suo grido di protesta contro la burocrazia statale, Ken Loach firma un lungometraggio duro e appassionato, capace di far riflettere e di dare dignità a coloro che vivono ai margini della società. La regia è semplice e leggermente schematica, ma ciò che conta sono i contenuti e la caratterizzazione di un personaggio – il protagonista Daniel Blake – tra i più riusciti della carriera di Loach. Il film ha già vinto la Palma d'oro al Festival di Cannes e si prepara a ricevere applausi anche del pubblico locarnese.

Un altro nome impossibile da trascurare è quello di Alejandro Jodorowsky, grande autore cileno che verrà omaggiato con un Pardo d'onore e di cui verranno proiettati diversi lavori, tra cui il recente «Poesía sin fin». È la seconda parte di un dittico autobiografico, che segue «La danza della realtà» del 2013: siamo negli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento quando, nel fermento della capitale cilena, il giovane Jodorowsky decide di diventare un poeta nonostante la sua famiglia sia fortemente contraria. Una serie di conoscenze importanti lo spingeranno a proseguire la carriera artistica. Alejandro Jodorowsky si mette nuovamente a nudo, raccontando gli anni della sua giovinezza e firmando un film profondamente libero e fin anarchico. A volte si sfiora l'esercizio di stile e il gioco funziona fino a un certo punto, ma le trovate immaginifiche e la cura estetica sono notevoli, soprattutto con l'approssimarsi della riuscita conclusione.

Infine, una segnalazione anche per «Ta'ang», documentario da non perdere, diretto dal cinese Wang Bing. Il film descrive la vita della popolazione Ta'ang, una minoranza etnica stanziata in Birmania. Dall'inizio del 2015 pesanti scontri hanno costretto migliaia di loro a fuggire in Cina abbandonando le proprie case, con la speranza di tornare il prima possibile alle loro abitazioni. La rigorosa cinepresa di Wang Bing segue l'esistenza quotidiana di questi profughi, forti soltanto delle loro speranze e costretti a lottare ogni giorno per sopravvivere in un paese straniero. È un film che non può e non deve lasciare indifferenti, capace di mostrare una situazione drammatica che in pochi conoscono con uno stile efficacemente neutrale e mai retorico. Da vedere.

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