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Il Concilio, che grazia!

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Religione

Il Concilio, che grazia!

Chi pensasse che il Concilio Vaticano II, dopo cinquant’anni dalla sua conclusione, appartenga al lontano passato della Chiesa si sbaglia. La sua azione è lenta, ma ininterrotta. Anche oggi si manifesta con lo stile, le decisioni, le encicliche di Papa Francesco. Un primo segno è stata l’esortazione apostolica Evangelii gaudium sull’identità e la missione della chiesa, che riprende la costituzione pastorale Gaudium et spes e la costituzione dogmatica Lumen gentium. Così Wojtyla e Ratzinger, che si sono succeduti dopo Paolo VI, grande regista della forte intuizione di Giovanni XXIII, sono stati i primi passi di svolta di quella stagione: Papi stranieri dopo secoli, protagonisti al Vaticano II, interpreti di tante e profonde indicazioni di rinnovamento fornite dalle riflessioni e dalle decisioni prese in quegli straordinari quattro anni, dal 1962 al 1965.

Quanto i Concili agiscano nel “tempo lungo” della Chiesa lo ha mostrato Hubert Jedin nel suo particolareggiato studio su Il Concilio di Trento (5 volumi, Morcelliana) e autore dell’autorevole Storia della Chiesa (Jaca Book). Questo messaggio viene ricordato da Alberto Melloni nel suo Il Concilio e la grazia, una raccolta di saggi molto documentati sulle dinamiche dei lavori, i fermenti teologici, le attese, lo scavo dentro aspetti che restituiscono le fatiche, le tensioni e le personalità all’interno dell’episcopato e della curia romana. Esempi sono: il nodo modernismo-modernità con il tema della secolarizzazione della politica e l’autonomia della scienza; l’importanza dei numerosi diari scritti dai protagonisti dai quali si acquisiscono posizioni personali e il clima reale delle discussioni tra cardinali; rilevante è il Mon Journal du Concile del domenicano Yves Congar (San Paolo edizioni) cui Melloni dedica un ampio saggio dal titolo Il sistema e la verità; altrettanto significativo “il caso Galileo” nei lavori conciliari, un dibattito sollevato dalla citazione sull’autonomia della scienza inserita nella Gaudium et spes e corroborata da un riferimento alla Vita di Galileo di monsignor Pio Paschini, scritta negli anni Quaranta ma subito bloccata dal Sant’Uffizio.

La biografia uscirà postuma nel 1964 e lascerà una traccia anche nel mea culpa del 2000 di Giovanni Paolo II che era stato uno dei membri della commissione elaboratrice del paragrafo contenuto nella Gaudium et spes. Gli scritti di Melloni tengono aperte e rilanciano molte domande a sottolineare quanto sia vivo e operante il Vaticano II e quanto l’attenersi al dettato di fare «tutta e solo storia» paghi in termini di comprensione dei fatti, superi le derive politiche, liberi il Concilio dalle tentazioni di ridurlo ai soli documenti approvati anziché accogliere la fecondità di una dinamismo più ampio.

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