
Si sa che le rivoluzioni intellettuali, al pari di quelle politiche, incontrano sempre veementi resistenze. E così, mentre le menti illuminate spianano il cammino dell’umanità verso il futuro, le personalità più retrive rimangono abbarbicate a idee e concezioni ormai obsolete.
Recentemente, indagando negli archivi, è stato scoperto un esempio lampante di questa attitudine regressiva. Siamo alla fine del Seicento, quando ormai la gran parte delle persone di cultura ha accettato la nuova visione del mondo, basata sulla nuova scienza, e l’Europa procede a lunghi passi lungo la via della secolarizzazione. In questo periodo un Cavaliere di Sua Maestà, più volte membro del Parlamento, viene nominato Guardiano e poi Direttore della Zecca di Londra: manterrà quella posizione per una trentina d’anni, usandola come copertura di una moltitudine di attività segrete, tutte avverse alla rivoluzione scientifica.
Alla Zecca, il Nostro si dimostra inflessibile nell’inchiodare i falsari alle loro responsabilità: indaga con metodi brutali, talora anche illegali, per provare la loro colpevolezza e farli impiccare. Ma, come detto, questa attività pubblica ne nasconde un’altra. Come due secoli dopo scriverà, infatti, il grande economista John Maynard Keynes, il nostro zelantissimo Direttore della Zecca altri non è che l’«Ultimo dei Maghi»!
Nel segreto del suo laboratorio, egli compie un gran numero di esperimenti di carattere alchemico, ispirandosi all’Introitus apertus ad occlusum regis palatium, opera in cui l’occultista americano George Starkey, che l’aveva scritta sotto lo pseudonimo arcaizzante di Ireneo Filalete, andava alla ricerca della pietra filosofale. L’aspirazione che muove l’Ultimo dei Maghi è in parte diversa, ma non meno attardata culturalmente: studiare i processi organici per ritrovarvi il continuo intervento divino e riportare alla luce, per questa via, la prisca sapientia, ossia la Vera Religione e la Vera Scienza degli antichi Ebrei. Il suo impegno in questa impresa fu enorme: gli appunti di contenuto alchemico dell’Ultimo dei Maghi contano infatti oltre un milione di parole (l’equivalente di 2mila articoli di giornale).
L’alchimia però non gli basta per contrastare il razionalismo della scienza moderna. Il Nostro si impegna infatti anche in studi religiosi di un’incredibile inattualità, scrivendo oltre un milione e quattrocentomila parole (altri 2.800 articoli di giornale). E in questo modo, con bizzarrissimi calcoli basati sulle profezie bibliche, si convince che l’arrivo dell’Anticristo non avverrà prima del 2060, ossia 1.260 anni dopo l’incoronazione di Carlo Magno. La giustificazione, quanto mai antimoderna, di questo suo calcolo è che «se Dio fu così adirato con gli Ebrei perché non avevano esaminato più diligentemente le profezie che egli aveva dato loro per riconoscere Cristo, perché dovremmo pensare che ci scuserà se non esamineremo le profezie che ci ha dato per riconoscere l’Anticristo?».
Queste attività rimangono segrete, perché l’Ultimo dei Maghi teme di scontrarsi con il partito degli innovatori. Ma la sua avversione per i protagonisti della rivoluzione scientifica è profonda. Detesta la filosofia e la scienza di Cartesio. Litiga con i fratelli Bernoulli, eccelsi matematici. Diffama ferocemente Leibniz. Angaria l’Astronomo reale John Flamsteed. E odia il grande scienziato Robert Hook e, quando questi muore, fa in modo che il suo unico ritratto venga distrutto.
Insomma, chi meglio dell’Ultimo dei maghi incarna l’incapacità da parte degli intelletti più retrivi di comprendere una grande rivoluzione intellettuale?
Complimenti
a Roberto Papa (@rpapatweet) ,
che per primo
ha indovinato, alle 6,40 di domenica scorsa,
che la biografia lacunosa della settimana scorsa riguardava Michelangelo Merisi da Caravaggio. Scrivete a @24Domenica #biografielacunose
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