Cultura

Le origini paleolitiche della lingua

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i 90 anni di mario alinei

Le origini paleolitiche della lingua

Il 10 agosto, festa liturgica del diacono Lorenzo, è un gran bel giorno per festeggiare un compleanno. Soprattutto poi quando gli anni sono 90, nove volte dieci, tre volte trenta. Una cifra simbolica di buon augurio. D’altronde, si sa, gli studiosi hanno ad esempio fama di esser longevi.

E novanta ne compie difatti – nella sua residenza dell’Impruneta, alle porte di Firenze - uno dei più grandi linguisti viventi, Mario Alinei, professore emerito all’Università di Utrecht.

Evitiamo la lunga lista dei titoli accademici, delle benemerenze e delle pubblicazioni: che per molti sarebbe forse noiosa e che senza dubbio un personaggio appartato come lui troverebbe sgradevole.

Diciamolo molto semplicemente: come lo diremmo di un Wilamowitz, di un De Saussure, di un Dumézil. Siamo in presenza di un grandissimo. Autore di volumi rivoluzionari, Alinei ha soprattutto dimostrato, nel corso delle sue vaste e profonde ricerche, l’esistenza di una continuità plurimillenaria risalente quantomeno al Paleolitico Superiore (40mila anni fa), tanto delle lingue quanto dei dialetti parlati oggi. Dopo alcuni volumi che costituiscono altrettanti capisaldi della linguistica storica e antropologica (da ricordare Dal totemismo al cristianesimo popolare, del 1984, e Lingua e dialetti: struttura, storia e geografia, dello stesso anno), tra 1996 e 2000 Alinei ha pubblicato per il Mulino di Bologna i due monumentali studi su Origini delle lingue d’Europa: in totale oltre più di 2.000 dense e problematiche pagine, in cui la linguistica dialoga – finalmente – con l’archeologia, con la genetica delle popolazioni, con l’etnologia e la paletnologia, a sostegno di una generale «teoria della continuità paleolitica», attraverso la quale diventa possibile indagare il lessico (e non solo quello) delle lingue viventi nella sua continuità ininterrotta (che non va certo confusa con un immobilismo) con il nostro passato millenario. Un modello impeccabile di generosa e dottissima interdisciplinarietà che pochissimi al mondo possono permettersi.

Va inoltre ricordato che, parallelamente al suo sforzo in àmbito più generale, Alinei ha anche indagato su temi specifici quali le origini dell’idioma etrusco (con il suo Etrusco: una forma arcaica di ungherese, 2003, e il recente Gli Etruschi erano Turchi. Dalla scoperta delle affinità genetiche alle conferme linguistiche e culturali, del 2013). La teoria etimologica di Alinei è illustrata nelle circa 1.000 pagine de L’origine delle parole (2009), che rappresenta la prima sistemazione teorica dell’etimologia e certamente la prima proposta mai avanzata per affermare i principi di una rigorosa «semantica storica».

Una rilettura in chiave preistorico-continuista dell’intera lingua italiana è poi quella offerta nell’affascinante volume Come nascono le parole.Dizionario etimologico-semantico della lingua italiana, pubblicato da Alinei a quattro mani con il filologo romanzo Francesco Benozzo, che ha anche il pregio di porsi come un’opera aperta al grande pubblico; vi apprendiamo tra l’altro, e non è poco, che certi verbi e sostantivi che ancora oggi usiamo correntemente si sono originati all’epoca in cui Homo sapiens sapiens colonizzò l’attuale Eurasia.

La portata della ricerca di Mario Alinei ha conseguenze e implicazioni fondamentali per il senso generale della stessa nostra storia, al di là dei fatti linguistici. Dalle sue intuizioni alcuni storici aperti ai nuovi paradigmi, come Paolo Galloni, hanno ridefinito i confini dei cosiddetti “influssi” folklorici e cognitivi del nostro medioevo, riconducendone la genesi alla preistoria.

Dagli studi di Alinei prende poi le mosse l’etnofilologia, fondata dallo stesso Francesco Benozzo (che oltre che filologo è poeta-musicista, recentemente candidato al premio Nobel), il quale propugna una rifondazione degli studi filologici lontana dal formalismo di certa filologia contemporanea e aperta invece alla prospettiva di una continuità preistorica di molti fatti testuali ed etnotestuali delle nostre letterature. Una “scienza nuova”, potremmo vichianamente definirla, basata su principi libertari e antiautoritari (di Benozzo, autore di una quindicina di volumi di fondazione della nuova disciplina, sono usciti quest’anno Il giro del mondo in ottanta saggi e Le origini sciamaniche della cultura europea, mentre proprio in questi giorni una prestigiosa rivista americana pubblica un suo articolo che propone la nascita del linguaggio umano già con l’Australopiteco, cioè 2 milioni e mezzo di anni fa, e non 50mila anni fa come sostiene la teoria corrente).

I risultati francamente ingegnosi e sorprendenti degli allievi provano a fortiori la genialità del Maestro (e magari dei Maestri: visto che Benozzo e Galloni tanto debbono alla limpida scuola filologico-romanza del bolognese Andrea Fassò).

In molteplici occasioni Alinei ha ribadito che «la vera ricerca è ribellione», che «dalla scienza si impara a dubitare degli esperti e dei maestri». Certo, posizioni come la sua non sono comode: di solito, a prescindere dalla loro fondatezza e dal loro valore, si pagano. Tutta la sua esperienza di studioso reca impresso questo marchio inconfondibile, che gli è anche presumibilmente costato il peraltro scientificamente parlando felice “esilio” in Olanda. Ed è forse in omaggio a questo sguardo curioso e senza preclusioni che egli non si è limitato a lavorare entro i confini della linguistica: il suo libro Il sorriso della Gioconda (Bologna, il Mulino, 2006) rilegge con intelligenza e densità di stimoli la genesi della più famosa opera d’arte mondiale; e il recente Dante rivoluzionario borghese, provocatorio fino dal titolo, s’impegna a riconsiderare l’intera poesia dantesca e la sua biografia in una prospettiva storica generale attenta alle implicazioni socioeconomiche.

Uno studioso scomodo, ma anche un ingegno vigoroso e un impegno ricco di coraggio. Che può anche provocare critiche e controversie, ma che non dispiace e non delude mai. Ad maiora, Maestro: che Nostra Signora dell’Impruneta, possente patrona di Firenze la basilica della quale sorge su un santuario etrusco delle acque, La protegga sempre.

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