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Bruno Pontecorvo tra scienza e misteri

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LA DUPLICE VITA DEL PROFETA DEI NEUTRINI

Bruno Pontecorvo tra scienza e misteri

Viaggio in Italia. Bruno Pontecorvo all'arrivo Roma scortato dalle guardie del Kgb nel 1978
Viaggio in Italia. Bruno Pontecorvo all'arrivo Roma scortato dalle guardie del Kgb nel 1978

Quando, nel 1931, si sottopone al severo giudizio di Fermi per passare dagli studi di ingegneria a quelli di fisica, Bruno Pontecorvo è appena un diciottenne, proveniente da una famiglia ebrea benestante di Pisa. Tre anni dopo, il «cucciolo», com’è affettuosamente chiamato dagli altri ragazzi di via Panisperna, prenderà parte da protagonista alla scoperta più importante del gruppo romano, l’effetto del rallentamento dei neutroni sulla produzione di sostanze radioattive.

È l’inizio folgorante della sua straordinaria carriera scientifica e il primo ragguardevole episodio di un’esistenza ricca e complessa, tagliata in due – proprio a metà del secolo – dalla fuga in URSS. Strano destino, quello di Pontecorvo, uomo estroverso e brillante, autocondannatosi al segreto e all’isolamento.

Ne racconta la storia il fisico inglese Frank Close in una corposa biografia che ricostruisce in dettaglio le vicende più misteriose del caso Pontecorvo (avvalendosi, oltre che di numerose fonti documentarie, di testimonianze dirette, tra cui quella del primogenito di Bruno, Gil, anche lui fisico), ma, opportunamente, non manca di illustrare anche la scienza del più fermiano degli allievi di Fermi, capace, come il maestro, di coniugare con successo teoria ed esperimento, geniali intuizioni e grande abilità tecnica.

Cruciale per la formazione di Pontecorvo è il periodo (a partire dal 1935) che trascorre a Parigi presso il laboratorio dei coniugi Frédéric Joliot e Irène Curie. Nella capitale francese il giovane studioso matura scientificamente, diventando a meno di trent’anni uno dei massimi esperti mondiali di fisica nucleare, e soprattutto viene a contatto con un ambiente universitario di attivisti di sinistra, ben diverso da quello politicamente asettico dell’Istituto romano. È proprio sulle rive della Senna che contrae – come scriverà poi un funzionario dell’FBI – “il virus del comunismo”: fortemente influenzato dal cugino Emilio Sereni, dirigente comunista in esilio, si iscrive al partito nel 1939, ma terrà sempre nascosta questa affiliazione.

L’invasione nazista della Francia costringe Pontecorvo, che nel frattempo si è sposato con la svedese Marianne Nordblom, a rifugiarsi negli Stati Uniti e poi in Canada, dove nel 1943 viene chiamato a partecipare alle ricerche segrete del team anglo-franco- canadese che, d’intesa con il gruppo di Fermi a Los Alamos, ha l’incarico di costruire a Chalk River un reattore ad acqua pesante per la produzione di plutonio.

Alla fine del 1948 lo scienziato italiano si sposta in Inghilterra, a Harwell, dove continua a lavorare, per conto del governo britannico, alla progettazione di reattori nucleari. Si arriva così ai due grandi misteri dell’affaire Pontecorvo. Il primo è se egli sia stato, durante gli anni canadesi e inglesi, una spia comunista – se abbia cioè fornito ai sovietici (che all’epoca erano comunque formalmente alleati degli occidentali) informazioni riservate. Le testimonianze a suo carico, da parte di ex agenti del KGB, appaiono del tutto inattendibili.

Rimangono solo alcuni indizi, in particolare il fatto che prima del 1950 fossero giunti in URSS i progetti del reattore canadese e un campione di uranio, trafugati da un ricercatore di Chalk River 1 mai identificato. Close ritiene che potesse trattarsi proprio di Pontecorvo, anche se riconosce che non ci sono prove a sostegno di questa tesi.

L’altro mistero riguarda la fuga in URSS. Alla fine di agosto del 1950 la prima parte della vita di Pontecorvo termina bruscamente e ha inizio la seconda, al di là della cortina di ferro (come si scoprirà solo nel 1955, dopo cinque anni di buio totale). Il passaggio all’Est non è preparato – il che fa pensare che non sia stato dettato da ragioni puramente ideologiche, come ha invece sempre sostenuto lo stesso Pontecorvo – e la decisione di compierlo viene presa improvvisamente, mentre Bruno è in vacanza in Italia con la famiglia.

Qual è la causa scatenante dell’evento? Sulla base di una lettera scoperta negli archivi dell’MI5, Close ipotizza che il KGB (attraverso il suo agente Kim Philby, funzionario dei servizi britannici a Washington) fosse venuto a conoscenza, nell’estate del 1950, delle indagini che gli americani stavano conducendo sulla militanza comunista di Pontecorvo, e avesse informato lo scienziato italiano tramite Sereni. Sarebbe stato quest’ultimo a convincere il cugino della necessità di fuggire subito in Unione Sovietica, visto il precipitare della situazione (il che risulta più plausibile nell’ipotesi che Pontecorvo avesse davvero operato segretamente a favore dell’URSS).

A posteriori, l’eventuale trasmissione di informazioni prima della fuga appare irrilevante rispetto alle conoscenze che Pontecorvo sicuramente rivelò una volta giunto in terra sovietica (anche se ebbe solo un ruolo di consulente in materia di fisica dei reattori e non fu mai coinvolto direttamente nelle ricerche sulla bomba termonucleare). A differenza di spie acclarate come Klaus Fuchs e Alan Nunn May, che trascorsero brevi periodi nelle prigioni britanniche, Pontecorvo rimase recluso per decenni in una gabbia dorata, vivendo frustrazioni scientifiche (la scarsa circolazione delle sue teorie, pubblicate in russo, lo privò dei riconoscimenti che avrebbe meritato), traumi famigliari (non rivide mai più i genitori) e cocenti delusioni ideologiche. Solo nel 1978 poté uscire dall’Unione Sovietica, per un breve viaggio in Italia (sotto scorta). «Se era stato una spia – commenta Close –, la sua punizione fu più pesante di quella toccata ad altre spie».

Mago dei neutroni per la prima parte della sua vita professionale, Pontecorvo diventò successivamente il “profeta” dei neutrini. Nel 1946 si era già posto il problema di rivelare queste particelle elusive e aveva suggerito di utilizzare un bersaglio liquido a base di cloro, sfruttando il fatto che i nuclei di cloro, colpiti dai neutrini, si trasformano in nuclei di argon radioattivo, facilmente individuabili. Agli anni Cinquanta e Sessanta – quando si firmava ormai Bruno Maksimovic Pontekorvo – risalgono due importantissimi risultati teorici: l’ipotesi che esistano più specie di neutrini, interagenti nello stesso modo con una forza universale (il germe del Modello Standard delle particelle e delle forze), e l’idea che ogni specie di neutrini possa «oscillare»cioè convertirsi periodicamente, in un’altra specie, purché i neutrini siano dotati di massa (cosa che all’epoca sembrava irrealistica, ma che oggi sappiamo essere vera).

Questi lavori hanno precorso ampiamente i tempi e sono di grande attualità, come dimostra la storia recente dei Nobel. Nel 2002 il fisico statunitense Ray Davis ha ricevuto il premio per l’osservazione dei neutrini solari mediante un rivelatore al cloro, come quello immaginato da Pontecorvo. L’oscillazione dei neutrini è stata confermata dagli esperimenti condotti da Takaaki Kajita e Arthur McDonald, insigniti del Nobel l’anno scorso. E c’è 2 l’impronta di Pontecorvo anche dietro un altro Nobel, quello del 1988, assegnato a Lederman, Schwartz e Steinberger per aver scoperto sperimentalmente che il neutrino elettronico e quello muonico sono particelle diverse.

È raro che uno studioso produca così tante idee originali, tutte straordinariamente feconde, e non ci si può che rammaricare del fatto che gli unici premi attribuiti a Pontecorvo siano rimasti, per varie ragioni, quelli sovietici, intitolati a Stalin e a Lenin. Una bella foto, riprodotta a pag. 360 del libro di Close, ritrae Pontecorvo pochi anni prima della morte (avvenuta nel 1993) in uno dei suoi esercizi di destrezza preferiti, mentre tiene in bilico un bastone da passeggio sul piede, sfidando il morbo di Parkinson da cui era affetto. È un’immagine commovente di questo grande scienziato e, al tempo stesso, la metafora della sua vita fuori dal comune, divisa tra due metà in tormentato equilibrio.

Frank Close, Vita divisa. Storia di Bruno Pontecorvo, fisico o spia,
trad. it. di Giorgio P. Panini, Einaudi, Torino, € 35

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