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Sorprende «The Witch», un horror da non perdere

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Sorprende «The Witch», un horror da non perdere

The Witch
The Witch

L'horror più bello dell'estate arriva finalmente nelle nostre sale: «The Witch», il titolo più atteso del weekend, è il fiore all'occhiello di una stagione che, da giugno in avanti, ha visto una vera e propria invasione di titoli di genere distribuiti nei nostri cinema (tra i quali è da ricordare anche il notevole «It Follows» di David Robert Mitchell).

Diretto dall'esordiente Robert Eggers, americano classe 1982, il film è ambientato nel New England del diciassettesimo secolo e ha come protagonista una famiglia che viene esiliata dalla comunità puritana in cui vive. Proveranno a cominciare una nuova esistenza costruendo una piccola fattoria sul limitare di un bosco, ma nella foresta vive una strega malvagia che inizierà presto a tormentarli.

Bastano pochi minuti per capire come «The Witch» sia un horror decisamente al di sopra dei prodotti medi dello stesso genere: la cura visiva e sonora è degna di un grande autore, la fotografia è raffinata e inquietante e l'uso della luce semplicemente impeccabile per angosciare al punto giusto.
Se l'estetica è strabiliante, a colpire è anche il messaggio: il Male è la metafora della disgregazione familiare, mentre la religione risulta incapace di rapportarsi con l'ignoto e con il mistero.

Potente anche la riflessione sull'adolescenza (vista l'età della vera protagonista della pellicola), un'età di mezzo impossibile da comprendere per genitori e fratelli minori.

Meritatamente premiato con il riconoscimento per la miglior regia al Sundance Film Festival 2015, «The Witch» è un'opera che non si dimentica, imperdibile per qualsiasi fan dell'horror che si rispetti.

Toni del tutto diversi sono quelli del leggero «New York Academy» di Michael Damian.
Protagonisti sono Ruby, una ballerina classica appena arrivata a New York, e Johnny, un violinista che suona in metropolitana.

I due s'incontrano e, partecipando a un concorso, proveranno a entrare nel prestigioso conservatorio della Grande Mela.
Ricorda molto da vicino diversi film recenti (a partire da «Step Up»), questa commediola sentimentale decisamente prevedibile negli sviluppi e scolastica nella messinscena.

Poche sorprese e ancor meno idee originali per una pellicola che sa troppo di già visto e non riesce mai a coinvolgere come dovrebbe.

Anche gli attori risultano spaesati e incapaci di alzare il basso livello complessivo.

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