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Imbrigliare la Rete? Impossibile

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Scienza e Filosofia

Imbrigliare la Rete? Impossibile

La rete è un potente mezzo di diffusione di messaggi e opera in uno spazio globale; la sua importanza è indiscutibile ed essa è diventata strumento indispensabile di una società complessa; la sua natura democratica è assolutamente difendibile ed è dimostrata dall’attacco di cui è fatta segno da parte di regimi autoritari di varia natura in varie parti del mondo.
Anche nella democratica Europa ci sono state occasioni in cui si è parlato di una regolamentazione della rete per limitarne usi distorti finalizzati a fatti criminosi.
Proprio come il vento che accanto ai semi dei fiori e dei frutti può diffondere i germi patogeni di pericolose malattie, così la rete oltre ai semi della conoscenza, delle nuove scoperte e idee può diffondere il germe della paura, dell’intolleranza, dell’imitazione del male per il male, dell’uccidere, della corruzione. Spesso l’imitazione può arrivare al paradosso di considerare lo strumento usato per uccidere, come recentemente si è visto in diversi casi di attentati terroristici, in cui il coltello è diventato l’arma preferita in parti diverse del mondo anche distanti tra loro per cultura e geografia.

A mio avviso la rete è un fattore rilevante alla base del fenomeno che frettolosamente liquidiamo come terrorismo. La terapia sarebbe quella, praticamente impossibile e indesiderabile, di bloccare la rete, il vento venefico dei messaggi che possono generare l’imitazione del male. La rete è la frontiera dell’informazione e della disinformazione, è la frontiera che può distruggere inconsciamente la nostra vecchia cultura, debole e malata che non ha anticorpi per resistere agli agenti patogeni della rete. La rete diffonde anche altre malattie gravi, benché non mortali, come il consumismo, opportunamente guidato da indottrinatori che ne ricavano guadagni. Nel caso del fenomeno terroristico la patologia dell’imitazione contagia i giovani anche giovanissimi, più sensibili per età ai messaggi e inoltre accaniti fruitori della rete della quale sono particolarmente esperti. Si ammala di imitazione del male il debole che non ha le protezioni immunitarie della critica e della cultura e che diventa facile preda dei messaggi venefici degli indottrinatori.
Nei nostri Paesi si osserva anche che alcuni di questi giovani, benché spesso di terza generazione, sono sofferenti e indeboliti da una mancata integrazione e da una vita difficile nelle periferie delle nostre metropoli. Sono incline a pensare che si tratti solo di giovani malati, tecnicamente ipnotizzati e indotti all’azione criminale da suggestioni esterne. Essi sono vittime, tanto quanto quelli che uccidono.
Sappiamo che la religione, se opportunamente manovrata dal potere, può causare odio e sangue, come la storia ci insegna, ma io penso che in certi casi di terrorismo essa è solo un fattore chiamato in causa a copertura dell’evento delittuoso. L’infezione del male è sempre multifattoriale e si riesce a vederne la sintomatologia mentre ne sfugge l’eziologia specifica. Penso anche che i vari rimedi messi in atto come muri, fili spinati, rimpatri, fucili e anche certe parvenze di aiuto siano palliativi che possono attutire temporaneamente i sintomi ma che non curano la malattia. Come neurofisiologo penso che i meccanismi nervosi alla base dell’imitazione si basino sul fenomeno della plasticità del sistema nervoso cioè sulla capacità di cambiare funzione e anche struttura sotto l’influenza di stimoli ambientali, compresi naturalmente quelli sociali.
Questa proprietà del sistema nervoso è particolarmente attiva nella prima infanzia e nell’età giovanile e, sebbene in minor grado, durante tutta la vita. Non è un caso che gli educatori, ma purtroppo anche gli indottrinatori con scopi di potere o di interesse, rivolgano la loro attenzione ai bambini. Gli stimoli emozionali sono particolarmente efficaci sui circuiti cerebrali e la bandiera di un’idea, anche perversa, nel vuoto di altre, diventa stimolo adeguato. Si tratta di una specie di mind uploading che invece di verificarsi a opera di un computer avviene per opera di un altro cervello che uploads cioè genera nell’interlocutore, in questo caso con le tecniche comunicative usuali, parole, immagini, suoni, opportune attività neurali dalle quali conseguon
o pianificati comportamenti.

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