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Perché Banksy è ora l’artista di strada da un milione di dollari

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una sua opera distrutta in uk

Perché Banksy è ora l’artista di strada da un milione di dollari

(LaPresse)
(LaPresse)

Visto che non si sa chi è, è difficile sapere ora cosa pensa su ciò che era prevedibile accadesse. Banksy, l’artista di cui si ignora il nome che dipinge i muri del mondo con le sue opere di strada, inizia a far notizia più per i soldi che muove che per i messaggi che vuole lanciare. Con i suoi murales in cui denuncia la guerra in Siria e il dramma dei migranti che scappano dal Medio Oriente, racconta l’amore ai tempi dello smartphone e la privacy rosicchiata dalla sorveglianza tecnologica, ha raggiunto successo planetario, nel 2010 è stato inserito da Time fra i cento personaggi più influenti del pianeta assieme a Barack Obama e Steve Jobs, è diventato icona grazie al web.

Dalla strada ai social, è ormai percepito - e questo sicuramente non gli dispiace - come una specie di Robin Hood che dipinge in nome dei derelitti e dei grandi ideali e poi fugge geloso di un anonimato che non ha fatto che accrescere la sua fama. Lui però non ruba niente, semmai aggiunge come quando lascia le sue opere nei musei accanto a quelle che ci sono già.

A Calais i graffiti di Banksy per i migranti

Non stupisce ora la notizia che arriva da Cheltenham, la casa con prezioso murales di Banksy abbattuta nonostante l’opera dipinta valesse un milione di euro, ma la domanda è la stessa che ci si è fatti con la mostra a Roma “Guerra, Capitalismo & Libertà” che chiude il prossimo 4 settembre a Palazzo Cipolla: lo street artist non è stato in alcun modo coinvolto, i 150 piccoli disegni fanno parte di collezioni private, ma ci si chiede quanto davvero valgano, ci si domanda insomma se Banksy non sia entrato in una prevedibile bolla. Sono davvero così preziosi questi disegni, sopravviveranno al tempo e all’autore come i pupazzi di Keith Haring? I prezzi dell’arte contemporanea non sono certo impazziti adesso con lui, ma Banksy ne rivela la profonda schizofrenia: oggi “Spy Booth”, il murales distrutto con le spie attorno a una cabina telefonica - opera dedicata all’informatico Edward Snowden che ha rivelato i piani di sorveglianza del governo americano - vale un milione di euro, solo pochi anni fa lo stesso l’artista cedeva i suoi disegni a una bancarella per poche decine di dollari.

Il writer forse nato a Bristol sembra non curarsene, la sua preoccupazione è solo l’autenticità, motivo per cui si appoggia a una organizzazione dal banksyano nome Pest Control che certifica se lui è davvero l’autore di un’opera.

“C’è un nuovo pubblico là fuori, e non è mai stato più facile vendere arte come adesso”

Banksy 

Al di là del valore di quelli che in molti casi sono manifesti politici con sfumature poetiche, Banksy più o meno consapevolmente fa sintesi di temi e strumenti contemporanei. A guardare i suoi come e quando, Banksy segue l’attualità come un pubblicitario e fa un’efficacissima guerrilla marketing; se si guarda il cosa, è uno dei pochi che tiene vive certe proteste no global girando il mondo - Vienna, San Francisco, Barcelona, Parigi, Detroit - in un tempo in cui il movimento non funziona più, non a caso i suoi fan hanno criticato i tentativi di dare un volto e un nome a questo cavaliere mascherato.

Forse però più precisamente è uno dei pochi che sa tradurre lo scontento per ciò che non va con disegni perfetti per un post. In un certo senso, lo ha detto lui stesso: «C’è un nuovo pubblico là fuori, e non è mai stato più facile vendere arte come adesso. Ora non devi andare all’università, trascinarti appresso il portfolio, scrivere ad altezzose gallerie o dormire con qualche potente, tutto quello di cui hai bisogno sono poche idee e una buona connessione internet. È la prima volta che il mondo dell’arte, finora essenzialmente borghese, appartiene al popolo. Abbiamo bisogno che sia questo a valere».

Ora però la sua arte vale e delle sue proteste sui muri si fa borghesemente moneta, e in questa apparente contrapposizione non si sa chi avrà l’ultima parola: lui attento solo dall’autenticità che dipinge dove vuole o il mondo dell’arte che gli riconosce immenso valore, per ora il neoproprietario della casa interessato alla ristrutturazione poco poeticamente, e nonostante Paolo Conte, suggerisce che l’arte è meglio che stia nei musei.


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