Cultura

Il segreto dell’immortalità

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Il segreto dell’immortalità

Le guglie del duomo di Milano e un particolare della medusa Turritopsis Nutricola nel film «Spira Mirabilis»
Le guglie del duomo di Milano e un particolare della medusa Turritopsis Nutricola nel film «Spira Mirabilis»

Volevamo dare vita a un film che raccontasse della parte migliore degli uomini, mostrando la responsabilità, la debolezza e la forza che ognuno di noi ha nei confronti del mondo in cui nasce, cresce, vive e di cui è semplicemente ospite passeggero.

Oltre i conflitti, oltre l’attualità, volevamo narrare gli uomini alle prese con l’aspirazione verso l’immortalità. Ma come un’intuizione si trasforma in immagini? In infinite maniere diverse. Non crediamo nelle regole, ma possiamo raccontare come è successo per Spira Mirabilis.

Luglio 2013 - Acqua

Siamo a Shirahama, una piccolo paese giapponese affacciato sull’Oceano Pacifico. Siamo giunti qui per incontrare Shin Kubota, biologo e professore che insegna al distaccamento marino dell’Università di Kyoto. Tutto è iniziato qualche mese prima, da un articolo del New York Times che raccontava di Shin Kubota e dei suoi studi sulla Turritopsis Nutricola, una piccola medusa, unico essere vivente in grado di invertire il suo ciclo vitale e di rinascere. Di essere dunque immortale. Lo scienziato è convinto che sia la specie più miracolosa dell’intero regno animale ed è certo che studiandola si potrà risolvere il mistero dell’immortalità e applicare la soluzione agli esseri umani, alla medicina, alla scienza in genere.

«Prima di conquistare l’immortalità dobbiamo ancora evolverci - spiega Shin Kubota - Noi uomini siamo abbastanza intelligenti da arrivare all’immortalità biologica, ma non ce la meritiamo ancora».

Per oltre un mese ci siamo tuffati in un mondo di acqua e di ricerche scientifiche che ci hanno restituito immagini di straordinaria bellezza: il piccolo può diventare grandissimo, l’universale un dettaglio. Così il gioco cinematografico di lenti microscopiche ci ha consentito di osservare l’invisibile e svelare ciò che normalmente è celato. Torniamo in Italia sedotti da questa straordinaria persona e dalla sua piccola medusa. Sappiamo però di non dover chiudere lo spazio, il tempo e il senso del film in questa storia marina. Attraverso un percorso di accumulo, suggestione, assonanze all’acqua, si accompagnano gli altri elementi della natura: aria, terra, fuoco. Situazioni che riflettono il desiderio d’immortalità in maniera simile, magari meno evidente, ma sicuramente altrettanto profonda. Il processo di ricerca delle storie è stato semplice e naturale e ha combinato situazioni su cui riflettevamo da tempo e improvvise scoperte.

Settembre 2013 - Aria

Eccoci per la prima volta a Berna alla PanArt. Ci ricevono Felix Rohner e Sabina Schärer, inventori e costruttori di strumenti musicali di metallo tra cui l’Hang e il Gubal. A maggio, prima di partire per il Giappone avevamo mandato loro una lettera via posta ordinaria, in cui chiedevamo di conoscerli perché prendessero parte al nostro progetto. Il miglior modo per presentarci ci era sembrato quello di allegare i nostri film precedenti, Il Castello e Materia Oscura. Per tutta risposta ci avevano inviato il loro libro fresco di stampa, da leggere prima dell’appuntamento fissato per settembre. Così ci saremmo conosciuti reciprocamente, prima di incontrarci.

Rifuggendo la standardizzazione, questi due artigiani creano “sculture sonore” uniche e irripetibili. Definiscono i loro strumenti degli specchi che consentono alle persone che li suonano di confrontarsi con se stesse, come dei dispositivi di sintonizzazione che si armonizzano con il suonatore, come girandole che riflettono le condizioni dell’aria. «Abbiamo cercato nei fogli di acciaio e abbiamo trovato nella cavità che i fogli creano e circondano - scrivono Felix e Sabina -. Abbiamo riconosciuto le potenzialità dell’Aria intrappolata, alla quale abbiamo dato poca attenzione, finché non abbiamo compreso che aveva silenziosamente costruito la base di tutta la nostra ricerca musicale».

Dal quel nostro primo incontro, per due anni, a cadenza irregolare abbiamo frequentato e filmato Felix e Sabina, abbiamo dormito negli spazi dove lavorano, abbiamo avuto accesso al loro straordinario archivio video trentennale, discutendo e ridiscutendo di spirali meravigliose abbiamo trovato in loro il nostro specchio.

Giugno 2014 - Terra

La terra del nostro film è sempre stata sotto i nostri occhi: è il Duomo di Milano, la città dove abitiamo. Dopo otto mesi di riprese nei luoghi della cattedrale, abbiamo scoperto un spazio quieto, segreto e incantato. I marmorini lo chiamano “il cimitero delle statue”. Si trova alla periferia della città, tra fabbriche abbandonate, capolinea dei tram e tangenziali. Un giardino evocativo dove le vecchie statue, guglie, archi rampanti della chiesa vanno a riposare, un purgatorio di marmo consumato dal tempo, un Duomo smontato in pezzi. Mani nobili e modeste, artisti e scalpellini hanno creato per secoli questo brulicare di figure intrecciando fede e arte, spiritualità e folclore, culto e vita quotidiana. Qui nel Cantiere Marmisti della Veneranda Fabbrica del Duomo, per un anno e mezzo, abbiamo provato a far rivivere le statue in modo che raccontassero l’infinito processo di nascita, ricostruzione e morte di un tempio che segue il pulsare stesso delle vicende della città, in una metamorfosi continua che lo riporta a rigenerarsi sempre nuovo e sempre uguale a se stesso.

Giugno 2015 - Fuoco

Siamo finalmente in viaggio verso le riserve degli Indiani d’America in Sud Dakota.

Fin dall’inizio avevamo intuito che l’immortalità in questo film avrebbe dovuto fare i conti con la costruzione dell’immaginario e con la morte. Non è stato semplice arrivare qui: cerchiamo i sospiri di una cultura che muore, accompagnati però dalla sensazione che non si tratti di un’agonia lamentosa, ma, anzi, di un ringhio che non cede, di un fuoco che non si è spento, di una forza nonostante tutto.

Ci guidano Leola One Feather, una donna sacra, e Moses Brings Plenty, un capo spirituale, che con le loro parole e la loro antica saggezza ci aprono a miti, pensieri e riflessioni da tempo trascurati e a una resistenza profonda e pacifica. Leola One Feather vive accanto al cimitero di Wounded Knee, teatro di una grande massacro di Indiani nel 1890, ma anche dell’ultima grande rivolta dei nativi nel 1973. Leola, che di quella rivolta è stata protagonista attiva, ha scelto di vivere in povertà, aiutando i bambini e i ragazzi più bisognosi, insegnando loro le tradizioni perdute e soprattutto la lingua Lakota, la lingua sacra degli Indiani ormai viva solo per un migliaio di persone al mondo. Moses Brings Plenty è un capo spirituale Lakota che ogni anno, sulle sponde del Cheyenne River, celebra la Sundance con una piccola comunità di scelta e non di elezione che esprime il meglio di sé attraverso la condivisione di esperienze e di storie.

Consapevoli che da un secolo gli Indiani abitano nel nostro immaginario, e che dobbiamo confrontarci con Indiani reali e irreali, facciamo tesoro delle riflessioni di Vine Deloria, storico, teologo e attivista Lakota: «Dal momento che la gente può vedere dentro di noi, diventa praticamente impossibile separare la realtà dalla finzione, la verità dalla mitologia. Gli esperti ci dipingono come loro vorrebbero che noi fossimo. E spesso noi stessi ci dipingiamo come vorremmo o come avremmo potuto essere. Quanto più cerchiamo di essere noi stessi, tanto più siamo costretti a difenderci da ciò che non siamo mai stati».

Marzo 2016 - Etere

Dopo tre anni di lavoro, Spira Mirabilis ha trovato i sui protagonisti e la sua forma narrativa. Noi siamo a Parigi perché Marina Vlady ha accettato di interpretare per il film L’immortale di Borges. Ci racconta di Godard, Welles, Tarkovskji. Ci racconta del suo grande amico Chris Marker. Restiamo affascinati da un viso senza tempo e da una voce capace di parlare e cantare in sei lingue diverse. Marina è il quinto elemento aristotelico: l’etere, la natura di cui sono fatte le stelle, prologo-intermezzo-epilogo del nostro film. A quanto ricordo, le mie prove cominciarono in un giardino di Tebe. Quell’intera notte non dormii, poiché qualcosa combatteva nel mio cuore...

Milano, Berna, Parigi, Shirahama, Wounded Knee su una cartina geografica immaginaria hanno così composto il disegno della nostra spirale meravigliosa.

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