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Goliarda Sapienza, la gioia della scrittura

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a 20 anni dalla morte

Goliarda Sapienza, la gioia della scrittura

Goliarda Sapienza (Olycom)
Goliarda Sapienza (Olycom)

Goliarda Sapienza muore venti anni fa, il 30 agosto 1996 a Gaeta. Non ancora nota al grande pubblico come scrittrice, nel 1996 viene ricordata come attrice di teatro e di cinema, interprete per Citto Maselli, Luchino Visconti, Luigi Comencini, Alessandro Blasetti, Silverio Blasi e altri.

Nata a Catania nel 1924 dall'avvocato socialista Peppino Sapienza e dalla famosa sindacalista lombarda Maria Giudice, si trasferisce a Roma nel 1941, appena diciasettenne, per frequentare l'Accademia di Arte Drammatica diretta da Silvio D'Amico. Sono anni di intenso lavoro e studio, anni in cui pur nella povertà e nelle condizioni della guerra conosce la città e se ne appropria. Dopo la liberazione lascia l'Accademia e con Landi e Blasi fonda nel 1945 la compagnia T45 per poi approdare al piccolo Teatro dell'Arte. Iniziano a cercarla per ruoli particolari: a fine anni '40 è Cecilia in Fabiola di Alessandro Blasetti, a inizio dei '50 protagonista nella pièce Profonde sono le radici di Landi, è una prostituta in Persiane chiuse di Luigi Comencini, Altri tempi di Blasetti e nel ‘54 la si vede in Senso di Visconti. Tra questi ruoli più noti ve ne sono altri, ma vi è anche il lavoro ad alcuni documentari con Citto Maselli, alla stesura di soggetti e sceneggiature.

Il mondo della scrittura la attira così tanto che intraprende un ampio e approfondito studio della letteratura mondiale e un poco alla volta inizia a staccarsi dal mondo del cinema e del teatro sia come professione sia come ambiente. Al contempo inizia a scrivere poesie che negli anni raccoglie e assembla insieme con il titolo di Ancestrale, ma che non trovano un editore. Una grave depressione, a seguito della morte della madre, la obbliga a fermarsi e curarsi. Tra ricoveri, tentativi di suicidio, elettroshock e analisi Goliarda Sapienza intraprende una sua cura personale: la scrittura. Sono gli anni in cui inizia a ritirarsi a una vita privata, con pochissimi contatti con il mondo esterno, ed è provata da fatiche e indigenze. Dopo la pubblicazione dei suoi primi due romanzi autobiografici, Lettera aperta nel 1967 e Il filo di mezzogiorno nel 1969, Sapienza si dedica interamente alla scrittura del suo grande romanzo.

L'arte della gioia, che verrà pubblicato da Einaudi nel 1998, viene scritto tra il 1969 e il 1978: un romanzo con un personaggio femminile forte, dirompente per la letteratura italiana e una vicenda che si snoda nell'Italia pre e post Seconda Guerra Mondiale. Un libro la cui stesura è durata quasi un decennio e che ha dato a Sapienza un periodo pieno di quella gioia dello scrivere che andava tanto cercando nei decenni precedenti. Il suo desiderio di scrittura non si placa nonostante i dinieghi editoriali, anzi la sua vita continua e in parallelo la sua scrittura. Sono gli anni del carcere per furto, nel 1980, e da qui la scrittura e pubblicazione di due romanzi autobiografici: L'università di Rebibbia e Le certezze del dubbio. Tutto ciò che scrive fino all'anno della morte non riuscirà ad arrivare alla pubblicazione: il suo grande romanzo, i taccuini, altri romanzi, pièces teatrali e le sue poesie sono ancora inediti dentro una cassapanca alla sua morte.

La grande scoperta di Goliarda Sapienza scrittrice è dovuta all'interesse che nel 1998 L'arte della gioia attira in Germania e in Francia dove viene pubblicato e diviene un caso letterario. Solo nel 2008 esce una edizione integrale in Italia, per Einaudi. Non servono molti mesi per far sì che di Goliarda Sapienza si parli: il passaparola e le recensioni avviano subito un dibattito che dura fino a oggi. La cassapanca che per decenni ha custodito i manoscritti di Sapienza ha iniziato ad alleggerirsi e sono usciti: Destino coatto nel 2002, Io, Jean Gabin, 2010, Il vizio di parlare a me stessa, 2011, la raccolta poetica Ancestrale nel 2013, La mia parte di gioia sempre nel 2013, Elogio del bar nel 2014, Tre Pièces nel 2014, Appuntamento a Positano nel 2015.

Oggi, a venti anni dalla morte, possiamo ricordare Goliarda Sapienza non solo come attrice del Neorealismo italiano, ma anche, e soprattutto, come una donna che ha attraversato molteplici forme di scrittura: i testi teatrali, documentari, sceneggiature, poesia, diari, romanzo, racconti, taccuini, pièces. Una scrittrice che si è ritirata dal mondo per vivere di scrittura e della gioia che la scrittura le dava, nonostante la risposta del mondo non si sia fatta sentire mentre lei era in vita. Oggi che L'arte della gioia è tradotto in quindici lingue e distribuito in ventotto paesi e che molti dei suoi scritti sono stati pubblicati possiamo ricordare un suo appunto: «Non amo la musica, i romanzi o i quadri per poi fare bella figura in società, ma per viverli solamente, senza impegno. Questa è la vera gioia dell'arte: chi non riesce a goderne è perché ascolta, legge o guarda solo per farsene un'arma di potere».

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