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Tipografia e poesia

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Tipografia e poesia

Alberto Casiraghy. Con le sue edizioni Pulcinoelefante ha un catalogo di oltre 9mila titoli tutti prodotti a Osnago;
Alberto Casiraghy. Con le sue edizioni Pulcinoelefante ha un catalogo di oltre 9mila titoli tutti prodotti a Osnago;

«Ciò che cresce lentamente / mette radici profonde». «Chi dice la verità / prima o poi viene scoperto». Alberto Casiraghy legge questi due aforismi, genere nel quale eccelle anch’egli in prima persona, mentre mostra dei legni di Adriano Porazzi (custodisce e usa centinaia di incisioni del suo amico). Non sono sue queste frasi; ma lo “riassumono”. Sono sue amiche. Lui, con quella sua inconfondibile aria svagata e con quel suo essere fanciullescamente pensoso (quante volte esclama «chissà?», come chi crede davvero che tutto ha un’anima, niente va perduto e i misteri sono tra noi...), con il suo essere naif, ma vero allo stesso tempo («volete dei pinoli nel caffé?» spiazza tutti all’inizio del filmato, sia chi lo ascolta nella circostanza reale sia noi da questa parte dello schermo), è proprio il Pulcinoelefante: una enigmatica, magica creatura, grande e minuscola insieme, che ha scelto nella vita di assecondare due passioni molto prossime: la tipografia e la poesia. Poco dopo, Porazzi torna nelle parole di Josef Weiss, “fratello d’arte” di Casiraghy. Più serio, meticoloso, più compreso nella parte, anche Weiss, però, conserva uno sguardo di bambino, un sorriso timido e una segreta forza tranquilla. I due sanno, in maniera imperscrutabile, che uno a Osnago l’altro a Mendrisio, non fanno altro che celebrare (è la parola esatta) il rito e la funzione di quella cosa sacra che è costruire un libro. Eredi non troppo lontani, e non troppo differenti, alla fin fine, dal santo patrono dei tipografi, Johannes Gutenberg (ed è impagabile la pronuncia brianzola, impastata di dialetto, con la quale lo dice Alberto), e passati per la benedizione di gente come Giorgio Lucini e Vanni Scheiwiller.

La devozione con la quale lavorano, la riconoscenza umile che hanno verso i loro strumenti (Weiss che deve ammettere di dover buttare una lettera di piombo ormai rovinata, Casiraghy che rimescola con amore le lettere dentro il cassetto: altrimenti vengon su sempre le stesse!), la competenza, la fatica e il sorriso che riservano alla sorte che si sono saputi ricavare: fare libri per bibliofili, prendendosi il tempo che ci vuole, limando finché si può verso la perfezione, cercando di carpire sempre, per sé e gli altri, quell’attimo prolungato di meraviglia che dà la gioia unica di ideare, progettare, stampare e realizzare libri. Silvio Soldini partecipa di questa loro luce: perché nel documentario Il fiume ha sempre ragione (altra frase-mito di Casiraghy), in uscita nelle sale italiane e oggi in anteprima a Sarzana al Festival della mente (Cinema Moderno, ore 16,30, € 7, a seguire incontro con il regista e i due tipografi), riesce nel compito di star loro accanto e di lasciarli raccontare. Perché, dice Soldini, sono «portatori di un messaggio di enorme valore, se guardiamo i valori che prevalgono oggi in un mondo sempre più veloce, poco attento e violento».

Ecco: nella grazia di questo riuscito film dall’andamento lento e dall’incedere sicuro, i due amici tipografi emergono con tutta la loro forza concreta e simbolica: continuatori di una tradizione secolare che resiste resiste resiste e porta ostinata testimonianza di sé; mohicani non rassegnati alla volgarità del tempo, alla velocità, al tuttosubito e provano che è possibile venerare la bellezza, le idee, l’arte. Il sogno. «Quando vedo queste cose penso che il mondo non sta finendo!», esce di bocca a Casiraghy mentre vede un suo libro che Weiss ha stampato per fargli una, riuscitissima, sorpresa. Sì, sono anche loro poeti, meccanici e fragili, ma circondati da relazioni speciali, da amici speciali. Dalla natura e dalle persone. I libri fanno di questi miracoli. Li hanno fatti da sempre. E ogni tanto anche per noi è bello sapere che c’è gente come Alberto, come Josef, che ci sta dicendo la verità. Vi abbiamo scoperto.

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