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L’empatia è sempre «incarnata»

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Scienza e Filosofia

L’empatia è sempre «incarnata»

Uno dei contributi più fecondi apportato dalle neuroscienze negli ultimi decenni riguarda il tema dell’intersoggettività, la relazione tra gli individui. Quando incontriamo gli altri è di vitale importanza comprendere cosa fanno, con quali scopi e intenzioni, e cosa sentono e provano mentre si relazionano con noi. Cercherò di affrontare questo tema complesso sostenendo alcune tesi molto semplici, ma altrettanto nette.

1) Il livello di descrizione proposto dalle neuroscienze è necessario ma non sufficiente per comprendere chi siamo e come ci relazioniamo con gli altri. Per comprendere l’intersoggettività non dobbiamo separare il cervello dal corpo. Molti dati empirici mostrano come l’intersoggettività sia alla base soprattutto intercorporeità: non siamo menti disincarnate. I nostri processi mentali si sviluppano e sono modulati dalla nostra corporeità. È il corpo che, già a partire dall’età prenatale, ci consente l’incontro col mondo;

2) L’approccio neuroscientifico per essere applicato con successo deve essere critico, consapevole delle proprie grandi potenzialità, ma anche dei propri limiti euristici. Deve dotarsi di una prospettiva filogenetica ed evolutiva, confrontando sistematicamente le proprietà del cervello umano con quelle dei nostri progenitori, come i primati non umani. Deve fare tesoro della prospettiva ontogenetica che con i contributi provenienti dall’infant research e dalla psicologia dell’età evolutiva ci aiuta a comprendere come ognuno di noi maturi le proprie competenze relazionali e sociali nel corso del proprio sviluppo fisico, cognitivo ed affettivo soprattutto grazie all’incontro con l’altro. Le neuroscienze devono sapere coniugare in maniera produttiva la dimensione esperienziale e in prima persona della nostra vita di relazione con la ricerca dei sottostanti processi e meccanismi espressi dal cervello e dai neuroni che lo compongono;

3) Questo approccio dal basso (bottom-up) ha rivelato che guardare il mondo è qualcosa di molto più complesso della semplice attivazione del cervello visivo. La nostra esperienza percettiva del mondo è il risultato di processi di integrazione multimodale, di cui il sistema motorio è un attore principale;

4) L’integrazione multimodale di ciò che percepiamo avviene sulla base delle potenzialità d’azione espresse dal nostro corpo, un corpo situato in un mondo popolato da altri esseri umani simili a noi. Costruiamo rappresentazioni non verbali dello spazio attorno a noi, ci rapportiamo in modo altrettanto non verbale agli oggetti, alle cose e alle altre persone utilizzando un meccanismo funzionale di base, che ho definito simulazione incarnata;

5) La simulazione incarnata descrive i meccanismi nervosi che ci mettono in risonanza col mondo, instaurando una relazione dialettica tra corpo e mente, soggetto e oggetto, io e tu;

6) A partire dalla scoperta dei neuroni specchio si è compreso come l’intersoggettività non possa essere interamente ridotta all’esercizio di esplicite interpretazioni linguistiche del comportamento altrui, ma si fondi anche su un accesso più diretto alle azioni ed esperienze espresse dagli individui con cui entriamo in relazione: un accesso che si basa sull’esercizio di una modalità fondamentale di relazione col mondo, la relazione empatica. Nel IX Canto del Paradiso, rivolgendosi all’anima beata di Folco da Marsiglia, Dante scrive: «Già non attendere’ io tua dimanda, s’io m’intuassi, come tu t’inmii». Dante qui ci svela in cosa consista l’empatia: empatizzare significa comprendere l’altro dall’interno, come anche suggerito dal termine Tedesco per empatia – Einfühlung, cioè sentire dentro. Questo “intuarsi” implica per l’Io la possibilità di connettersi al Tu senza perdersi in esso, attribuendo all’altro azioni, emozioni e sensazioni che, tuttavia, l’Io conosce in quanto parte della propria esperienza vitale.

L’empatia sta conoscendo un rinnovato interesse in filosofia, psicologia ed in estetica anche grazie alla nostra scoperta dei neuroni specchio. L’incontro con l’altro, sia quando avviene in forma diretta che quando è mediato da ciò che l’altro ha creato, come nel caso delle opere di finzione come la pittura, la letteratura o il cinema, non si declina esclusivamente in termini concettuali ed astratti, ma ha sempre anche un correlato corporeo e incarnato.

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