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Troppo umana questa storia

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Scienza e Filosofia

Troppo umana questa storia

Chissà cosa intende Chiara Valerio annunciando fin dal titolo che la sua è una Storia umana della matematica. Forse che gli innumerevoli volumi che hanno riempito intere biblioteche negli ultimi secoli raccontavano una storia disumana della matematica? Umana o no che sia, questa sua Storia comincia con un paragrafo dove Valerio ci dice con i toni di chi fa una grande rivelazione: «tutto quello di cui Euclide parla, non esiste». Ah no? Per esser sicuri di aver capito bene andiamo avanti a leggere. Valerio ci ribadisce che «non esiste una retta senza spessore, e non esistono circonferenze perfette» e che «per dimostrare il teorema di Pitagora serve più immaginazione che a riportare in vita i morti, perché quelli, almeno una volta, ci sono stati. Le rette, i punti, le figure geometriche, mai».

Forse serve a Valerio più immaginazione, ma l’esperienza di secoli di generazioni di scolari che hanno imparato a dimostrare il teorema, ma non a riportare in vita i morti, sembrerebbe invece provare il contrario. Ma Valerio ribadisce che «perciò, tutto quello di cui Euclide parla, non esiste. In nessun tempo verbale».

Per Chiara Valerio quella dei morti dev’essere un’ossessione se la matematica «è questa immaginazione che educa all’invisibile, dunque all’amore e ai morti, alle utopie e ai fantasmi». Non ci crederete ma, assicura Valerio «ci penso ogni volta che mi trovo davanti a un disegno su un muro, su un ponte o sull’asfalto di una qualsiasi città». Lasciando in pace i morti, e ignorando i fantasmi, tradotto in prosa corrente tutto ciò vuol solo dire che l’esistenza degli oggetti della matematica – nella fattispecie della geometria di Euclide – è diversa da quella della carta del giornale che state leggendo ora.

In verità non sembra proprio essere un’idea originalissima. Dopo questo incipit, la Storia consta di sette capitoli ciascuno dei quali, con l’eccezione dell’ultimo capitolo, ha come riferimento di fondo la figura di qualche matematico. Si comincia con Farkas Bolyai e suo figlio Janos, «il grande riformatore di Euclide», sottolinea Valerio. Ma fa cadere le braccia leggere in un libro che si pretende di storia della matematica, se pur umana, che fino al 2009, su Janos Bolyai non «esistevano neppure cenni» perché «l’unica pagina di Wikipedia che accennava alla questione Janos era in ungherese».

Può darsi, ma Wikipedia è forse la fonte di informazione di Valerio, non certo di chi vuol scrivere seriamente di storia della matematica. Valerio ci tiene a dirci che l’ha scoperto a Cambridge per una ricerca post-dottorato. Già che c’era avrebbe potuto spendere un paio d’ore in biblioteca e utilmente consultare Dictionary of scientific biography ad vocem, oppure Non-Euclidean Geometry, traduzione inglese (1912, ristampata fino ai giorni nostri) de La geometria non euclidea (1906) di Roberto Bonola, che contiene anche la traduzione dei fondamentali lavori di Bolyai e Lobacevskij. O almeno fare una rapida ricerca online (abbondano siti attendibili). Ma lo stesso si potrebbe dire dei successivi capitoli.

In realtà, a dispetto del titolo, questa non è una storia della matematica, umana o no che sia. È uno zibaldone di argomenti della più varia natura, dove imperversano le pagine autobiografiche che occasionalmente si intrecciano con aspetti biografici dei vari matematici chiamati in causa, superficiali, di seconda mano, spesso conditi da giudizi stravaganti e veri e propri errori.

Un esempio fra i tanti? Dopo Bolyai e Lobacevskij tocca a Riemann. Il capitolo a lui dedicato si apre con una paginetta introduttiva che termina così: «Riemann scardina il concetto di spazio assoluto per sempre, per sempre legandolo all’umana percezione dello spazio. Ma parliamo di me». Ma anche no, grazie, verrebbe da dire al lettore, che si vede invece infliggere pagine di vicende personali dell’autrice di nessun interesse se non per lei stessa, i familiari e forse i conoscenti più prossimi. «Da bambina l’umiltà era il mio unico vizio». Beh si tranquillizzi Valerio. Ne è guarita benissimo, tanto che leggendola non si direbbe proprio.. anzi. Perciò si capisce bene che nell’ultimo capitolo In exitu non esiti a parlare solo di se stessa. Ma si capisce altrettanto bene che il lettore lasci il capitolo (e il libro) senza rimpianti.

Chiara Valerio, Storia umana della matematica, Einaudi, Torino, pagg. 172, € 18. Chiara Valerio sarà a Pordenonelegge sabato 17 settembre alle 18.30 al Palaprovincia, per parlare di Numeri e vita, il giorno dopo alle 11.30 allo spazio Politeama presenta Gianni Amelio e alle 16 in piazza San Marco presenta Cristina Comencini e Elena Stancanelli

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