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Venezia ai piedi di Lav Diaz per «The Woman Who Left»

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mostra del cinema

Venezia ai piedi di Lav Diaz per «The Woman Who Left»

Lav Diaz (Ansa)
Lav Diaz (Ansa)

C'è un nuovo favorito nella corsa al Leone d'oro: nel penultimo giorno della Mostra di Venezia 2016, in concorso è stato presentato il notevolissimo «The Woman Who Left», ultimo film del grande autore filippino Lav Diaz.

Siamo nel 1997: mentre il mondo piange la morte di Lady Diana e di Madre Teresa di Calcutta, le Filippine sono diventate la capitale asiatica dei rapimenti e i suoi abitanti vivono nella paura. La protagonista Horacia Somorostro, però, potrebbe iniziare una nuova esistenza quando viene rilasciata dopo trent'anni di prigione per un crimine che non aveva commesso.

Dopo aver presentato lo scorso febbraio al Festival di Berlino «A Lullaby to the Sorrowful Mystery», Lav Diaz porta a Venezia un'opera di struggente umanità, emozionante e in crescita costante dal primo all'ultimo minuto.

Torrenziale come tutti i suoi lavori («The Woman Who Left» dura 226 minuti), questo suo nuovo lungometraggio riflette su un fondamentale momento storico (è anche l'anno in cui Hong Kong ha smesso di essere una colonia britannica) con una forza narrativa impressionante: i tempi delle inquadrature sono indubbiamente dilatati, ma ogni immagine è un piccolo esempio di perfezione stilistica, valorizzato da uno splendido bianco e nero e da un uso della luce che appartiene soltanto al cinema di Lav Diaz.

Magnifico è anche il modo in cui i corpi dei personaggi (interpretati da un gruppo di attori in formissima) diventano parte integrante del paesaggio – urbano o naturalistico – che li circonda. La memorabile inquadratura finale è la degna conclusione di un lungometraggio che non si dimenticherà facilmente e che meriterebbe di essere premiato con un riconoscimento importante nella cerimonia di chiusura che si terrà domani sera.

Film decisamente meno profondo è «On the Milky Road» di Emir Kusturica. Il regista interpreta un lattaio che, ogni giorno, porta la sua preziosa merce ai soldati bloccati al fronte. Baciato dalla buona sorte nella sua missione, amato da una bella ragazza del paese, sembra destinato a un futuro felice fino a quando l'arrivo di una misteriosa donna italiana gli sconvolge la vita.

Sono passati nove anni dal precedente film di finzione firmato Kusturica («Promettilo!») e la distanza dalla cinepresa non ha certo fatto bene al regista che in passato aveva firmato gioielli come «Il tempo dei gitani» e «Underground».

Non mancano inserti tipici del suo cinema, ma il registro grottesco è troppo sopra le righe e la sceneggiatura è scritta senza alcuna attenzione, dialoghi compresi. A tratti si può anche sorridere, ma «On the Milky Road» è talmente grossolano e inconsistente che non riesce mai a interessare davvero e verso la conclusione diventa anche pedante e noiosissimo. Accanto a Emir Kusturica, nel cast c'è una Monica Bellucci ben poco in parte.

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