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Denzel Washington a cavallo

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Toronto Film festival

Denzel Washington a cavallo

TORONTO - La diversità a Hollywood? Non è (più) un problema. A renderlo noto - “ma bando agli slogan” - è il regista Antoine Fuqua in apertura del Toronto Film Festival, dov'è stato presentato I magnifici 7, fuori concorso a Venezia (chiuderà la Mostra) e dal 22 settembre in sala. Quando si è trattato di assemblare i proverbiali Sette “i produttori esecutivi non hanno battuto ciglio”, ha detto Fuqua sul rapporto con gli executives di Metro-Goldwyn-Mayer e Sony. Il reboot del western di John Sturges è così composto da un cast all star multirazziale: un black, un bianco, un asiatico, un nativo americano, un ispanico e una donna.

Dopo l'accusa a Hollywood che omologa le diversità ed esclude le minoranze, ora c'è posto per tutti. “Volevo solo fare un buon film - ha proseguito il regista - non era nella mia agenda un remake per tutte le razze e i colori. L'unica cosa che hanno domandato gli Studios è: possiamo davvero permetterceli questi attori?”. In realtà erano loro a fare la fila per un western con Fuqua: Denzel Washington, Chris Pratt, Ethan Hawke, Vincent D'Onofrio, Lee Byung-hun e Peter Sarsgaard si sono giocosamente battuti per avere la parte; la donna-cowboy, invece, ha conquistato il volto di Haley Bennett. Secondo Fuqua, I magnifici 7 poteva essere infarcito “anche di sole donne” perché “quello che in fondo il pubblico cerca è divertimento; dipende tutto da quello che tu gli offri”.

Gli undici giorni di TIFF, quest'anno, formano uno showcase di film che attraversa generi e culture, senza pudore, nell'attesa che i titoli in cartellone trovino un distributore internazionale, come l'anticipato The Birth of a Nation di Nate Parker, ambientato durante la ribellione degli schiavi, A United Kingdom e Loving, entrambi con coppie interrazziali al centro. Senza dimenticare Moonlight di Barry Jenkins che segue il percorso di un giovane afroamericano, dall'infanzia all'età adulta, mentre si perde nella droga, nella violenza e ricerca la propria identità sessuale, in una Florida schiacciata dalla depressione.

La piattaforma del Toronto Film Festival non è mai stata un modello politico ma ha saputo e sa ancora creare un'ideale “fest”, una sagra o mercatone dei futuri Oscar. I più pronosticati? Natalie Portman nel ruolo dell'ex first lady americana Jacqueline Kennedy in Jackie e l'Edward Snowden di Oliver Stone, incagliato nelle spie della National Security Agency; se la dovrà vedere con 400 film provenienti da 83 paesi: il senso civile e sociale sfugge ma l'entertainment resiste. Come sostiene Fuqua, “non siamo qui per lanciare messaggi”, a volte si fa cinema solo “per vedere Denzel Washington su un cavallo”.

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