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Una conoscenza «saporita»

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Religione

Una conoscenza «saporita»

«Il retto pensiero è la massima virtù e la sapienza è dire e far cose vere ascoltando e seguendo l’intima natura delle cose» (Eraclito). In altri termini, si può dire che la sapienza è la dote che unisce una vasta e assimilata conoscenza delle cose con la capacità e l’equilibrio nel giudicarle. “Sapienza” rimanda etimologicamente al latino sapientia e alla forma verbale sāpere, che vuol dire assaporare, gustare, sentire dentro di sé, afferrare il senso. Ed ha la stessa radice di “saporito”. Per cui la sapienza è una conoscenza contaminata dal giudizio equilibrato; una conoscenza che ha sapore e che dà sapore. La “conoscenza saporita”, come il sale, è capace di sciogliere, di conservare e di rendere piacevole. Come il sale – nella giusta ed equilibrata quantità – trasforma una pietanza esaltandone il gusto, la sapienza rende sciolti e flessibili, ancorati alla tradizione ma aperti ad esplorare nuovi orizzonti che portano gusto e gioia, scoprendo ed esaltando – seguendo Eraclito – «l’intima natura delle cose». Per questo la sapienza è, insieme, ricerca di verità e consapevolezza del possesso della verità; è inquietudine e sicurezza; è senso di abbandono e coraggio. Attinge dal passato ma guarda al futuro. «Pur rimanendo in se stessa, tutto rinnova», si legge nella Sacra Scrittura (Sapienza 7,27). Vuole tempo per maturare ma è pronta ad agire. La Sapienza è libertà ma «tutto controlla» (Sapienza 7,23). Si può dire che la sapienza identifica la cifra della nostra esistenza, secondo quanto declinato dal Cardinale Martini per cui «sapiente è chi […] pur utilizzando l’intelligenza e amandone l'esercizio, sa che la verità si irradia anzitutto per mezzo dell'amore» (Tre racconti dello Spirito. Lettera pastorale per verificarci sui doni del Consolatore, 1997-1998). Custodita e alimentata in noi, la sapienza si intravede nei gesti concreti e amorevoli di prossimità, nei gesti che diventano eterni quando conquistano il senso della condivisione. È il sapore della nostra vita; si coltiva con passione, con impegno, con consapevolezza. Si conquista, con l’esperienza e con l’imitazione, attingendo allo stile e all’autorevolezza del riferimento. Si diventa realmente sapienti quando ci si accorge che tutto di noi – gesti, pensieri, atteggiamenti, comportamenti, opinioni – è funzionale e di esempio per la crescita e la sapienza altrui: «L’autentica sapienza risiede principalmente nel sapere insegnare agli altri avendo l’aria di non insegnare affatto, proponendo anche le cose che gli altri non sanno come se le avessero soltanto dimenticate, proponendole dunque nel linguaggio che sanno, trasparente e piano» (A. Pope).

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