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Dal nuovo Herzog ad Albert Serra, tutto il meglio del Milano Film Festival

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Dal nuovo Herzog ad Albert Serra, tutto il meglio del Milano Film Festival

Jean-Pierre Léaud  in «La mort de Louis XIV», di Albert Serra
Jean-Pierre Léaud in «La mort de Louis XIV», di Albert Serra

Nato nel 1996, il Milano Film Festival è diventato nel corso degli anni uno degli eventi principali dedicati al cinema nel capoluogo lombardo. In questa edizione, la ventunesima, sono stati diversi i nomi importanti proposti all'interno di un ricco cartellone, diviso tra grandi autori e giovani registi. Il lungometraggio più atteso in assoluto era «Lo and Behold-Internet: il futuro è oggi», ultima fatica di Werner Herzog che è stata presentata nei primi giorni della kermesse. Diviso in dieci capitoli, è un documentario sul mondo di internet che parte dai primi esperimenti legati all'informatica per arrivare alla robotica più avanzata.

Cinque anni dopo il notevole «Into the Abyss», Herzog firma un altro documentario importante, capace di ragionare con forza sul mondo che ci circonda. Il regista tedesco tocca anche il tema dei videogiochi e i tanti problemi di natura sociale che la rete ha causato: la carne al fuoco è molta, forse troppa, ma gli spunti sono talmente suggestivi che quasi non ce ne si accorge.
Alcuni capitoli sono più riusciti di altri, ma il mosaico complessivo è più che valido e il primo capitolo (inerente alla prima comunicazione online della storia) è semplicemente straordinario.

Un altro documentario significativo è «Gimme Danger», incentrato su Iggy Pop e gli Stooges, diretto da Jim Jarmusch. In questo interessante progetto Iggy Pop ricorda la sua carriera e quella dello storico gruppo di cui ha fatto parte: la struttura è abbastanza convenzionale, tra interviste e materiali di repertorio, ma il ritmo è sempre alto e il regista opta per alcuni inserti ironici che rendono la visione ancor più godibile. Imperdibile per i fan di Iggy Pop, ma anche per i numerosi fan di Jarmusch, regista che ha entusiasmato l'ultimo Festival di Cannes con «Paterson». Da ricordare che non si tratta del primo documentario musicale firmato Jarmusch: il regista americano aveva già raccontato Neil Young e i Crazy Horse in «Year of the Horse».

Infine, tra le cose più rilevanti del festival non si può non segnalare l'ottimo focus dedicato al regista catalano Albert Serra. Oltre ai film che l'hanno fatto conoscere in tutto il mondo (tra cui «Història de la meva mort», vincitore del Pardo d'oro a Locarno nel 2013), il Milano Film Festival ha inserito in cartellone anche il suo ultimissimo lavoro, «La mort de Louis XIV».

Siamo nel 1715 quando, al termine di una passeggiata, il sovrano francese Luigi XIV avverte un forte dolore alla gamba. Nei giorni successivi le sue condizioni di salute si aggravano inesorabilmente: un'agonia che lo porterà fino alla morte. Albert Serra immortala la dipartita di uno dei sovrani più gloriosi della storia francese con grande eleganza formale: le sue riprese, spesso statiche, assomigliano a dei magnifici quadri rinascimentali, che riescono a ipnotizzare per la loro forza estetica.

Ostico ma raffinato, è l'ennesima dimostrazione del grande talento del regista catalano. Nei panni del protagonista, un memorabile Jean-Pierre Léaud in una delle performance più intense dell'anno.

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