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Sorrisi assicurati con «Alla ricerca di Dory» della Pixar

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Sorrisi assicurati con «Alla ricerca di Dory» della Pixar

Il cinema d'animazione è il grande protagonista del weekend in sala: il titolo più atteso della settimana è «Alla ricerca di Dory», ultima fatica della Pixar Animation.
Sequel di «Alla ricerca di Nemo», diretto dallo stesso Andrew Stanton, il film ha per protagonista la smemorata Dory che, improvvisamente, ha un ricordo che la riporta ai tempi dell'infanzia: ha due genitori che forse la stanno cercando e che è decisa a ritrovare. I suoi problemi con la memoria a breve termine e una serie di imprevisti renderanno la ricerca a dir poco movimentata.

Come il film precedente, «Alla ricerca di Dory» ha al centro un lungo viaggio che potrà concludersi con un ricongiungimento familiare: la struttura narrativa, molto simile alla pellicola del 2003, limita in parte le sorprese, ma il coinvolgimento resta comunque altissimo e i nuovi personaggi sono perfettamente integrati nella storia.

Dal beluga Bailey ai tre leoni marini, tutte le new entry sono ben caratterizzate e contribuiscono a rendere ancor più spassoso un prodotto che fa del divertimento il suo massimo punto di forza.
Seppur in alcuni punti la sceneggiatura metta un po' il pilota automatico, il film riesce a toccare corde profondissime e a emozionare, soprattutto nei toccanti flashback che raccontano l'infanzia di Dory.
Un film da vedere con tutta la famiglia.

Molto deludente è invece «Demolition» di Jean-Marc Vallée con Jake Gyllenhaal.
L'attore interpreta Davis, un ricco investitore newyorkese che vede il mondo crollargli addosso quando la moglie muore in un incidente stradale. Per dare sfogo al suo dolore, si ritrova a scrivere una lettera di reclamo a una ditta di distributori automatici, che diventa in realtà un lungo racconto autobiografico: le sue parole colpiscono Karen, addetta al servizio clienti, e tra i due scocca la scintilla.
Dopo «Dallas Buyers Club» e «Wild», Jean-Marc Vallée conferma ancora una volta i suoi limiti: la sua messinscena punta alla lacrima facile, il tasso di retorica aumenta col passare dei minuti e il film non riesce mai a coinvolgere come vorrebbe.
Troppi, inoltre, i cliché narrativi e i passaggi poco credibili in questa pellicola che, una volta terminata, si fa dimenticare molto facilmente.
Buona la prova di Gyllenhaal, ma non basta.

Infine, una menzione speciale per un titolo importante che arriva finalmente nelle nostre sale: «Figli dell'uragano» di Lav Diaz, autore filippino che ha vinto il Leone d'oro alla Mostra di Venezia 2016 con il film «The Woman Who Left».
«Figli dell'uragano» è un potente documentario, in cui Diaz ci mostra le strade del suo paese, devastato dal tifone Yolanda nel 2013, con i bambini che continuano a giocare tra le macerie.
La loro è un'infanzia segnata dai continui cataclismi naturali, una giovinezza forse perduta che la cinepresa del regista segue con notevole sensibilità.
Immagini di grande forza contribuiscono a dare spessore a un lungometraggio importante, assolutamente da vedere.

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