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75 anni di libri «allucinati»

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Arte

75 anni di libri «allucinati»

Manufatti cartacei. Le 12 poesie della Szymborska
Manufatti cartacei. Le 12 poesie della Szymborska

E così Giorgio Lucini ha tagliato il traguardo dei 75 anni: con le sue stravaganti cravatte a farfalla (ne ha centinaia, molte sono d’artista!), la sua impeccabile eleganza, i suoi occhi vivaci, la sua straripante voglia di raccontare aneddoti e battute, facendo sfilare il meglio della cultura italiana e internazionale (da Giandante X – e peggio per chi non lo conosce –, a Azuma, Cavaliere, Franci...), che lui ha visti da molto vicino. Di “manufatti cartacei” i Lucini ne hanno stampato milioni e con i libri saremo intorno ai 5000 titoli; ma Giorgio, terzo della dinastia (Achille, il nonno, fondò l’Officina d’arte grafica nel 1924, Ferruccio, il papà lo “sorvegliò” e assunse, pagandolo 300 lire...) è quello però che può raccontare davvero le storie più belle. È che Giorgio Lucini è nei libri da molti più anni che i suoi 75: è erede di un sapere di bottega che non è solo della sua famiglia, ma è antico di secoli . Eppure sa innovare; perché non dimentica che il libro è (anche) un gioco raffinatissimo e – grande lezione di un suo amico di sempre, Bruno Munari –, prima di tutto, un oggetto e il suo design richiede specifiche precise. Ma proprio perché queste specifiche le conosce alla perfezione, Lucini, si può permetterle di romperle, quando vuole. E ancora adesso ha voglia di scherzare, sperimentare e stimolare chi voglia fare un libro con lui (ammesso che Lucini decida che l’interlocutore sia degno di un manufatto cartaceo luciniano). Per esempio, da ultimo, bastino gli esperimenti con Alina Kalczynska, moglie del maestro di editoria, e complice di mille progetti «allucinati», Vanni Scheiwiller. Un libro d’artista, fuori commercio, con 12 poesie di Wislawa Szymborska e tre acquerelli di Alina. Ecco la copertina, ideata da Alina con il “sapere” vigile di Giorgio, che fa emergere un rombo a sbalzo dal piano: e una luce arancione (con cartoncino riflettente fosforescente apposto sotto il rombo) promana, e dà vita, e promette ciò che scintillerà, la poesia, le immagini, all’interno; quasi come i corpi autoilluminanti di alcuni edifici di Gio Ponti. Ecco i bei libri d’artista di Liliana Ebalginelli. De L’arte dell’invisibile, Lucini ne ha editi 3 esemplari, a tempera, scomponendo la legatura: fluttuano così le poesie visive della Ebalginelli, parole che si richiamano in segni decisi; il testo scritto a tempera nera (ma rosso-violacea nell’ultima pagina come in copertina e nei segni della legatura), un flusso musicale di parole e suoni che incanta.

Quante ne ha combinate Lucini in questi anni! È la voglia di superare l’ostacolo che lo ha sempre mosso: sì, è vero, come spesso ripete, che il tipografo è «un sarto che veste le idee dei libri», ma un sarto come Lucini è uno stilista che non passa di moda, anzi, a volte, la detta. Come quando ha sublimato alcune esperienze tipografiche comuni: per dire, le strenne, da lui ripensate per Paolo Franci, in una strepitosa collezione (furono loro i primi a portare in Italia proprio la Szymborska); o gli alfabeti: quello bellissimo disegnato da Munari, stampato a 28 passaggi di colore. E poi, però, realizzato dal vero, a cura di Marco Ferreri, per l’antologica di Munari nel 1987 a Palazzo Reale di Milano. Un’altra “allucinazione” divenuta realtà. Auguri, maiuscolo Tipografo!

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